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Francesca Romana Morelli
Leggi i suoi articoliDal 23 febbraio al 30 maggio, alla Galleria del Laocoonte, Monica Cardarelli, con la presentazione di Marco Fabio Apolloni, cura «Maschere e Carnevale nell’Arte del Novecento Italiano», un topos iconografico centrale nell’arte italiana della prima metà del Novecento, ma non solo. Sono esposte una trentina di opere, tra dipinti, disegni e sculture, compresi una sezione di materiali rari dedicata al celebre Ettore Petrolini, nei cui nonsense e assurdità Marinetti ravvisò un esempio di umorismo futurista.
In realtà l’attore fu carissimo e intimo amico di Wladimiro Apolloni (1888-1948), fondatore dell’omonima galleria W. Apolloni nel 1926, nonché regista cinematografico. «Negli antichi trattati di iconografia, la personificazione della pittura porta spesso una maschera appesa al collo, perché imita la natura, così come l’attore mascherato imita il personaggio cui dà corpo, spiega Monica Cardarelli. La maschera è così il vero soggetto delle opere che ho scelto di esporre, che sia tra le nature morte futuriste o metafisiche, oppure la maschera indossata dall’attore che dà vita e voce ai personaggi alla commedia dell’arte italiana».
Tra gli autori Marisa Mori, Umberto Brunelleschi, Oscar Ghiglia, Roberto Melli, Enrico Sacchetti. Spicca un grande olio raffigurante il colorato Carnevale veneziano in piazza San Marco, dipinto da Ugo Rossi per uno dei lussuosi transatlantici italiani che negli anni Sessanta nacquero come formidabile connubio tra industria e arte. Non si può infine non citare la marionetta di Arlecchino disegnata da Pino Pascali per la campagna pubblicitaria della Cirio intorno alla metà degli anni Sessanta.

Umberto Brunelleschi, «Venise», 1925
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