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Stefano Luppi
Leggi i suoi articoliIl nobile messicano Hubertus Rudolph von Fuerstenberg-von Hohenlohe-Langenburg (Città del Messico, 1959) è davvero una figura particolare, probabilmente unica, assommando la produzione creativa alle sue attività sportive, economiche e recitative per le quali «modula» via via anche il cognome con cui si presenta.
Per gli sportivi, infatti, è semplicemente von Hohenlohe, lo sciatore alpino più longevo di sempre a livello internazionale, avendo partecipato a sei Olimpiadi invernali e a quindici Mondiali. Nel mondo economico è invece Hubertus von Fuerstenberg legato per controllo famigliare a Banca Ifis mentre nel campo dello spettacolo (è pure un attore e un cantante con cinque album all’attivo) utilizza anche gli pseudonimi Andy Himalaya, Hubertus Hohenlohe e You Know Who.
In campo artistico, dopo una recente rassegna a Roma al Chiostro del Bramante, tocca ora alla Galleria d’Arte Maggiore ordinarne l’opera con la rassegna personale «Pop the City» (dal 18 novembre al 26 gennaio ’24), un progetto che raccoglie una selezione delle sue iconiche fotografie dedicate al ritratto e ai paesaggi urbani.
Lo stesso artista, alla rivista «Fortune» il 14 settembre scorso, ha fornito informazioni sui contenuti prodotti in ambito artistico: «Iniziai a fotografare accidentalmente. Mi regalarono una macchina fotografica digitale nel 2000, poi, grazie al mio stile molto riconoscibile, mi offrirono di fare una mostra a Vienna, così è nato un percorso artistico nuovo: nelle mie foto proietto la mia immagine in ambito urbano, compariva il mio riflesso in una sovrapposizione di strati. In pratica ho creato i selfie nel 2002 quando la parola nemmeno esisteva, un’idea dettata dall’istinto, qualcosa di spontaneo e intuitivo dettato dal cuore. Ho anche ritratto, tra gli altri, Zidane, Niki Lauda, Gigi Buffon, John Elkann, Lenny Kravitz, Susanna Agnelli».
In particolare, della dozzina di immagini, tecnicamente fotografie digitali in lightbox illuminati, stampate su pellicola Duratrans, realizzate tra 2014 e 2022 e tra le quali figura anche un «omaggio» a Michelangelo Pistoletto, si vede come il suo autoritratto, impresso sulla superficie riflettente di una vetrina, si fonde attraverso una sovrapposizione di strati all’ambiente circostante.
In questo modo realtà e finzione nei suoi lavori, particolarmente intensi e anche contraddittori caratterizzati come sono da un tempo sospeso, si uniscono in una sorta di condensato tra pubblico e privato richiamando il «cuore» dei social media oggi utilizzati dalla quasi totalità degli abitanti del mondo.

«Tigerattack!» (2022), di Hubertus von Hohenlohe (particolare). Cortesia g.a.m.

«Silence Please» (2017), di Hubertus Rudolph von Hohenlohe. Cortesia g.a.m.
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