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Anny Shaw
Leggi i suoi articoliLa rottura di Simone Leigh con Hauser & Wirth il mese scorso ha messo in luce ancora una volta le relazioni sempre più fluide e spesso fragili tra gli artisti e i loro mercanti. Nella sua lettera di fine rapporto, Leigh ha sottolineato «l’amore e il rispetto» per le persone con cui ha lavorato nella galleria, ma ha concluso ammettendo che Hauser & Wirth non è il luogo più adatto a lei.
Da quel momento poi è entrata in Matthew Marks, con cui ha già esposto ad Art Basel Miami Beach a inizio mese. Come nei matrimoni, ai giorni nostri stare con una persona per tutta la vita è una rarità, anche se si tratta di un dealer. Ma in questo caso è andata peggio: Leigh, infatti, era con Hauser & Wirth solo da gennaio 2020: indicazione di come in un mercato dell’arte frammentato (e sempre più competitivo) le relazioni stiano diventando rapidamente molto meno monogame.
In ogni caso è anche vero che i divorzi su pubblica piazza non sono una novità. Si ripensi alla fine del 2019, quando le crepe della sofferente Blain Southern avevano iniziato a manifestarsi con artisti come Sean Scully e Jake e Dinos Chapman che se sono allontanati con clamore. Scully ha dichiarato che era «in disputa» con la galleria sulla vendita delle opere. I Chapman, nel frattempo, hanno annunciato bruscamente sui social di aver «abbandonato la galleria e di aver cessato di esserne rappresentati con effetto immediato».
Il divorzio può essere costoso, ma lo è anche il matrimonio, come è successo nel 2015 quando Mark Bradford ha lasciato White Cube per concedere l’esclusiva a Hauser & Wirth, che ha aumentato le sue donazioni verso l'organizzazione benefica dell’artista, Art + Practice (A+P). Il contributo di White Cube nel 2015 era stato di 1,4 milioni di dollari. Un anno dopo Hauser & Wirth si è spinta sino a 3,6.
In pochi hanno vissuto più rotture e riappacificazioni di Larry Gagosian. Cecily Brown ha lasciato il potente gallerista nel 2015 dopo 15 anni, optando per una relazione più «intima» con Thomas Dane, che ha dato alla Brown la rima residenza nella sua galleria «su misura» di Napoli. Le dimensioni non sono sicuramente tutto.
Più recentemente, nel marzo di quest'anno, Joe Bradley ha lasciato Gagosian dopo cinque anni preferendo Xavier Hufkens in Belgio e Petzel Gallery a New York, citando il programma «emozionante e vivace» di quest'ultima. Se Bradley rimarrà fedele è un’altra questione: l’artista ha cambiato galleria varie volte. Forse tornerà indietro, come ha fatto Damien Hirst, lasciando di sasso il mondo dell'arte quando nel 2012 ha lasciato Gagosian dopo 17 anni, per poi ritornare solamente tre anni dopo.

Simone Leigh nel suo studio © Cortesia di Simone Leigh. Foto Shaniqwa Jarvis
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