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Nicoletta Biglietti
Leggi i suoi articoliL’autunno 2025 si presenta denso e stratificato nel panorama espositivo internazionale. Un mosaico di linguaggi, medium e contesti storici, unito da una tendenza chiara: rivedere, riesporre, riscrivere. Alcune mostre puntano a riscoprire figure marginalizzate o trascurate, come Ulises Beisso o Dyani White Hawk. Altre interrogano i canoni consolidati, restituendo spessore a nomi come Gabriele Münter o Eleanor Antin, spesso appiattiti dalla narrazione dominante. Non mancano poi le grandi retrospettive — da Jacques-Louis David a Yayoi Kusama — che propongono nuove chiavi di lettura per artisti già canonici. In parallelo, mostre come quelle dedicate a Kerry James Marshall o Tehching Hsieh rimettono al centro pratiche che hanno esplicitamente sfidato l’esclusione storica. E l’apertura del Museum of West African Art a Benin City incarna quel cambiamento: non un semplice ritorno di oggetti, ma un riassetto concreto delle geografie dell’arte globale.
«Ulises Beisso: My Private World»
Museo de Arte Latinoamericano de Buenos Aires
22 agosto – 10 novembre 2025
Dopo una carriera silenziosa e una produzione di oltre 300 opere in gran parte mai esposte, l’artista uruguaiano Ulises Beisso torna alla ribalta con un’antologia alla Bienal do Mercosul. Grafico e illustratore di formazione, ha tradotto la propria identità omosessuale in una pittura essenziale, spesso codificata. Ma non sempre ha scelto l’allusione: in un dipinto del 1992 scrive chiaramente «omosessuale / solo partes humanes», sotto un cuore rosso. Oggi, la sua opera riemerge accanto a quella di giovani artisti, tracciando un filo tra memoria e presente.
«Aki Sasamoto’s Life Laboratory»
Museo di Arte Contemporanea di Tokyo
23 agosto – 24 novembre 2025
Nel 2016, Aki Sasamoto ha spinto con i piedi una gigantesca palla di teli da bucato, evocando il gesto rituale dello scarabeo stercorario. Era allo SculptureCenter di New York, ma il suo sguardo era già rivolto ai meccanismi nascosti della natura. Da allora, le sue installazioni-performance si sono fatte ancora più ingegnose: assemblaggi di oggetti comuni che mettono in discussione logiche e percezioni. Ora, per la prima volta, la sua ricerca approda nel suo Paese d’origine, in una mostra che, pur offrendo nuove chiavi di lettura, lascia intatto il fascino dell’enigma.
«Prisma del reale: fare arte in Giappone 1989-2010»
National Art Center, Tokyo
Nel 1989, la morte dell’imperatore Shōwa, che aveva regnato a lungo, diede inizio a un periodo di espansione economica e di crescita artistica in Giappone. Questa rassegna fa il punto su quel periodo, con un focus su grandi nomi giapponesi come Miwa Yanagi, Takashi Murakami, Tatsuo Miyajima e il collettivo Dumb Type. Ma, cosa interessante, la mostra include anche stranieri attratti dal Giappone per la sua cultura, tra cui Pierre Huyghe e Philippe Parreno, che nel 1999 acquistò i diritti di un personaggio anime di nome Annlee da un’azienda giapponese e poi realizzò una serie di video che la vedevano protagonista.
3 settembre 2025 – 8 dicembre 2025
«Lee Bul: Dopo il 1998»
Leeum Museum of Art, Seul
4 settembre 2025–4 gennaio 2026
Corpi frammentati, sinuosi, racchiusi in armature lucenti: con la serie Cyborg, iniziata nel 1998, Lee Bul ha dato forma a una visione inquieta e affascinante del futuro. Al centro, non più solo la tecnologia, ma il desiderio e le sue proiezioni sul corpo femminile. La mostra, che riunisce 150 opere, prende le sculture di fine anni ’90 come punto di partenza, seguendo il filo di un’indagine che interroga lo sguardo maschile, la costruzione dell’identità e le metamorfosi della figura umana nell’era postumana.
«Almagul Menlibayeva: Capisco tutto»
Museo delle Arti di Almaty, Kazakistan
12 settembre 2025–maggio 2026
Per Almagul Menlibayeva, l’Asia centrale è una terra segnata dalla perdita: prima sotto l’Unione Sovietica, poi nella difficile transizione post-indipendenza. La sua pratica artistica — multimediale e stratificata — affronta il recupero della memoria storica attraverso linguaggi diversi, dalla pittura all’intelligenza artificiale. In un progetto recente, ha rielaborato con l’AI immagini di proteste censurate in Kazakistan, sfidando l’assenza nei media ufficiali. Questa retrospettiva, tra le prime nel nuovo museo privato del Paese, ripercorre una ricerca che non si limita a conservare la storia, ma la rimette in circolo, tra immagini, linguaggi e nuovi sguardi.
«Jean-Baptiste Greuze: Infanzia illuminata»
Petit Palais, Parigi
16 settembre 2025–25 gennaio 2026
Nel 300° anniversario della nascita di Jean-Baptiste Greuze, Parigi sceglie di celebrarlo con una mostra mirata, dedicata alla sua rappresentazione dell’infanzia. Per il pittore francese, i bambini erano emblemi di purezza, ma anche figure cruciali in un sistema educativo in cui gli adulti guidano verso la ragione. Un’idea perfettamente in sintonia con il pensiero illuminista, tanto da guadagnargli l’ammirazione di Denis Diderot. Lontana dalla formula della retrospettiva, l’antologia mette a fuoco uno dei temi chiave della sua opera, restituendone la rilevanza culturale nel contesto del XVIII secolo.
«Kerry James Marshall: The Histories»
Royal Academy of Arts di Londra
20 settembre 2025–18 gennaio 2026
Dopo aver conquistato il pubblico americano con la mostra itinerante del 2016, Kerry James Marshall arriva in Europa con un’antologia di 70 opere che riscrivono la storia dell’arte da una prospettiva nera. Dipinti potenti, che dialogano con i classici per inserirvi soggetti e narrazioni a lungo esclusi. Tra le novità, anche per chi ha già visto la mostra negli Stati Uniti, c’è «Knowledge and Wonder» (1995), murale monumentale mai esposto fuori da Chicago: sette metri di bambini e visioni che guardano al futuro, senza dimenticare il passato.
«Eleanor Antin: una retrospettiva»
MUDAM, Lussemburgo
26 settembre 2025–8 febbraio 2026
«Carving: A Traditional Sculpture» (1972) resta l’opera simbolo di Eleanor Antin: un diario visivo della sua trasformazione corporea durante una dieta, fotografata nuda. Considerata una pietra miliare del femminismo artistico, è spesso esposta come manifesto di un’epoca. Questa retrospettiva, però, vuole andare oltre, mettendo in luce un percorso ricco e articolato. Fotografie, film e performance che esplorano la femminilità con sguardi molteplici dimostrano come Antin abbia costruito un discorso duraturo, che continua a interrogare il corpo e l’identità.
«Leda Catunda: mi piace apprezzare ciò che piace agli altri»
Sharjah Art Foundation, Emirati Arabi Uniti
26 settembre 2025–8 febbraio 2026
Negli anni ’80, Leda Catunda ha rotto con il rigido concettualismo brasiliano, portando nelle sue opere tessuti, grafiche e un tono leggero e giocoso. I suoi dipinti morbidi, spesso decorati con elementi simili ad appendici, conservano ancora oggi quella vivacità apparente. Ma dietro lo splendore cromatico si nasconde una critica acuta al consumismo, tema centrale della sua ricerca. La sua prima grande mostra fuori dal Brasile indaga proprio questo contrasto, svelando come l’artista usi la bellezza visiva per riflettere sul mondo contemporaneo
Lea Miller
Tate Britain, Londra
2 ottobre 2025–15 febbraio 2026
Modella, fotografa per Vogue, musa e compagna di Man Ray: la vita di Lee Miller è stata intensa e variegata, intrecciata con il movimento surrealista. Negli ultimi anni, un rinnovato interesse per le donne surrealiste l’ha riportata sotto i riflettori, culminando anche in un film biografico con Kate Winslet. Questa retrospettiva, con oltre 250 opere, è un’occasione rara per esplorare il suo lavoro a tutto tondo. Tra i pezzi più iconici, gli autoritratti solarizzati, in cui Miller sovverte luce e ombra per creare immagini volutamente destabilizzanti e intense.
«Tehching Hsieh: Lifeworks 1978–1999»
Dia:Beacon, New York
Apre il 4 ottobre 2025
Negli anni Settanta, molti artisti performativi affrontarono sfide estreme, ma pochi con la dedizione di Tehching Hsieh. Le sue «One Year Performances» richiedevano una resistenza totale: trascorrere un anno per strada, restare legato a Linda Montano o timbrare il cartellino ogni ora. Questo rigore lo ha consacrato come un punto di riferimento per le generazioni successive. La retrospettiva al Dia, la prima dedicata all’artista, vuole far crescere il suo seguito, mettendo in luce l’intensità e l’impatto di un lavoro che ha ridefinito i confini della performance art.
«Seydou Keïta: una lente tattile»
Brooklyn Museum, New York
10 ottobre 2025–8 marzo 2026
Tra il 1948 e il 1963, a Bamako, Seydou Keïta ha catturato con la sua macchina fotografica i giovani della città, vestiti con abiti vivaci e alla moda. Le sue immagini sono oggi fondamentali per comprendere un’epoca e una cultura in trasformazione. Considerato uno dei grandi maestri della fotografia africana, Keïta ha avuto poche retrospettive negli Stati Uniti, l’ultima più di vent’anni fa allo Studio Museum di Harlem. Ora il Brooklyn Museum gli dedica una mostra con 275 opere, tra fotografie e gli abiti che le hanno ispirate, restituendo il fascino di quegli scatti senza tempo.
«Manet & Morisot»
Legione d’Onore, San Francisco
11 ottobre 2025–1 marzo 2026
Berthe Morisot, fino a poco tempo considerata una figura secondaria dell’Impressionismo, conquista ora il suo spazio accanto a Édouard Manet. Questa mostra, dopo il successo di «Manet/Degas» al Met, esplora il legame profondo tra i due artisti francesi, mettendo in luce un dialogo a doppio senso. Lo stile libero e le pennellate ruvide di Morisot risentono di Manet, ma la mostra suggerisce che il maestro stesso abbia potuto apprendere da lei, rovesciando le gerarchie artistiche tradizionali.
«Yayoi Kusama»
Fondazione Beyeler, Riehen, Svizzera
12 ottobre 2025–25 gennaio 2026
Al di là delle famose «Infinity Mirror Rooms» che ne hanno fatto un’icona globale, questa retrospettiva offre una rara immersione nelle prime opere di Yayoi Kusama, create tra gli anni ’50 e ’60. Con assemblaggi di adesivi postali e le sue celebri «Infinity Nets», l’artista giapponese ha fissato fin da allora la ripetizione come cifra centrale del suo lavoro. Questi pezzi anticipano i temi che avrebbero segnato la sua carriera, dall’allucinazione personale allo sguardo maschile, svelando l’origine di un universo artistico in continua espansione.
«Jacques-Louis David»
Musée du Louvre, Parigi
15 ottobre 2025–26 gennaio 2026
Tra le retrospettive di questo autunno, spicca quella dedicata a Jacques-Louis David, uno dei grandi maestri del neoclassicismo francese. Solo il Louvre poteva mettere insieme un’esposizione di tale portata, grazie al suo patrimonio unico, che include capolavori come «Il giuramento degli Orazi» e «L’incoronazione di Napoleone». A questi si aggiungono prestiti eccezionali, come «La morte di Marat», normalmente a Bruxelles, che sarà esposta accanto alla replica più nota conservata proprio al Louvre. Un’occasione rara per riscoprire un artista che ha saputo fondere arte antica e messaggi politici con straordinaria forza.
«Anselm Kiefer: diventare il mare»
St. Louis Art Museum
18 ottobre 2025–25 gennaio 2026
La retrospettiva riunisce un ampio arco temporale della produzione di Anselm Kiefer, dagli anni ’70 fino a oggi. Il percorso mette in luce la continuità tematica dell’artista, che da decenni indaga la memoria e la storia della Germania del dopoguerra. Accanto ai paesaggi monumentali e spesso austeri delle prime fasi, si trovano le opere più recenti, caratterizzate da dimensioni maggiori e da un uso intenso della foglia d’oro. La mostra invita a osservare con attenzione anche i lavori meno appariscenti, che negli anni ’70 suscitarono dibattiti per la loro complessità e ambiguità, offrendo così uno sguardo approfondito su un artista che continua a interrogare il passato attraverso la pittura.
«Dyani White Hawk: Love Language»
Walker Art Center di Minneapolis
18 ottobre 2025–15 febbraio 2026
L’idea che l’astrazione sia un’invenzione europea viene sempre più messa in discussione, e artisti contemporanei riscoprono stili antichi di culture indigene come risposta a questo paradigma. Tra loro c’è Dyani White Hawk (Sičáŋǧu Lakota), che riprende motivi tradizionali Lakota in dipinti di grande formato. Il suo lavoro non solo mette in luce i limiti del canone occidentale, ma sottolinea anche l’importanza del lavoro femminile, spesso attraverso processi complessi come la lavorazione di aculei e perline, talvolta con l’aiuto di altri artisti nativi. A tre anni dalla Whitney Biennial, White Hawk riceve ora una mostra di metà carriera nella sua città natale, Minneapolis.
«Henri Rousseau: i segreti di un pittore»
Barnes Foundation, Philadelphia
19 ottobre 2025–22 febbraio 2026
Dopo quasi vent’anni senza una grande retrospettiva negli Stati Uniti, Henri Rousseau torna al centro dell’attenzione con una mostra che riunisce quasi 60 delle sue opere. L’esposizione propone una rilettura delle sue celebri scene di giungla, spesso considerate semplicistiche o enigmatiche, mettendo invece in luce la complessità e la profondità del suo immaginario artistico. Tra i pezzi più significativi si trova «La zingara addormentata» (1897), un’opera che arriva in prestito dal MoMA, accompagnata da altri dipinti notevoli come quello che raffigura un leone e un bulldozer in un paesaggio desertico. La mostra rappresenta un’occasione per esplorare un aspetto meno conosciuto di Rousseau e per valutarne l’eredità in un contesto contemporaneo.
«Gabriele Münter: Contorni di un mondo»
Guggenheim Museum, New York
7 novembre 2025–26 aprile 2026
Spesso ricordata solo come la compagna di Kandinsky, Gabriele Münter trova finalmente il suo spazio in questa rassegna dedicata al gruppo espressionista tedesco Der Blaue Reiter. La mostra mette in luce la sua figura come artista a pieno titolo, evidenziando il suo approccio originale e audace al colore, che la portava a dipingere paesaggi con tonalità innaturali di rosso, blu e altre sfumature vivaci. Un aspetto interessante della sua produzione è il contributo dei suoi primi viaggi negli Stati Uniti, che, accanto all’influsso dei colleghi tedeschi, sembrano aver arricchito la sua visione e influenzato i suoi paesaggi. Così, Münter emerge come un’artista che ha saputo reinterpretare le tendenze del suo tempo in modo personale e innovativo.
«Nigeria Imaginary: Homecoming»
Museo d’arte dell’Africa occidentale, Benin City, Nigeria
11 novembre 2025–11 aprile 2026
Dopo grande attesa, il Museum of West African Art inaugura ufficialmente la sua programmazione nella sede di Benin City progettata da David Adjaye. L’istituzione, nigeriana e moderna, promette di ospitare sia i celebri Bronzi del Benin tornati a casa sia una vasta collezione di capolavori d’arte contemporanea. Per l’occasione, presenta una versione ampliata del Padiglione nigeriano della Biennale di Venezia 2024, che esplora in modo approfondito i molteplici modi in cui la cultura e il popolo nigeriano si sono estesi ben oltre i confini nazionali. Tra le opere spiccano quelle di Toyin Ojih Odutola, oltre a un’installazione site-specific di Modupeola Fadugba, i cui dipinti affrontano temi delicati legati alla perdita della storia, arricchendo ulteriormente la narrazione della mostra.
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