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Silvia Conta
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• Seoul, Gladstone Gallery: «Jaider Esbell» (dal primo aprile al 17 maggio)
La prima mostra personale in Corea del Sud dell’artista, attivista e curatore indigeno Jaider Esbell (nato nel 1979 a Normandia, deceduto nel 2021 a São Sebastião, Brasile). Composta da dipinti su tela e opere su carta, che abbracciano gli ultimi anni dell’artista, la mostra mette in evidenza il suo caratteristico linguaggio visivo di vibranti motivi contrastanti su sfondi neri saturi. Il profondo legame di Esbell con la natura, radicato nell’attivismo ecologico e nella cosmologia Macuxi, permea ogni aspetto del suo lavoro, dall'uso di tinture vegetali alla rappresentazione di miti ed elementi ambientali come uccelli, alberi e cactus. Sottolineato dalla sua convinzione nell'interconnessione di tutte le forme viventi e naturali e dalla presenza di esseri mitologici e spiriti all’interno del nostro complesso ecosistema, l’eredità artistica di Esbell mobilita narrazioni di resistenze e sostiene le epistemologie indigene.
• Los Angeles, Pace Gallery: «Robert Irwin in Los Angeles» (dal 5 aprile al 7 giugno)
La mostra è presentata in occasione del 65mo anniversario di attività della galleria, durante il quale presenta mostre di opere di importanti artisti del XX secolo, con i quali ha mantenuto rapporti decennali, nei suoi spazi in tutto il mondo. «Robert Irwin in Los Angeles» propone opere realizzate dall’artista tra il 1960 e il 1971 e costituisce la prima retrospettiva dedicata allestita dalla morte dell’artista nel 2023 e la sua prima presentazione postuma in California. Il percorso espositivo fa luce sul periodo più prolifico della carriera dell’artista, durante il quale iniziò ad allontanarsi dall'arte basata sugli oggetti, per dedicarsi alla creazione di opere non rappresentative incentrate su questioni di percezione, e celebrerà i suoi numerosi contributi alle arti nella California meridionale.
• New York, Lehmann Maupin: «Kim Yun Shin. Divide Two Divide One» (dal 3 aprile al 31 maggio)
Questa mostra in due parti arriva sulla scia di un anno di svolta per l’artista, che all’inizio del 2024 è entrata a far parte del programma di Lehmann Maupin, segnando la prima rappresentanza commerciale in galleria di Kim nella sua carriera quasi settantennale La mostra in apertura costituisce il secondo appuntamento di una mostra personale in due parti dell'opera del pioniere artista coreano Kim Yun Shin, nelle sedi londinese e newyorkese della galleria. Lo scorso febbraio «Add Two Add One» ha segnato la prima mostra dell'artista nel Regno Unito, con una panoramica dell’opera dell'artista che include sia dipinti che sculture dagli anni ’70 ad oggi. Ora inaugura la seconda parte del progetto espositivo, «Divide Two Divide One», che costituisce la prima grande mostra personale di Kim con Lehmann Maupin a New York. Il titolo, che prende il nome dall’iconica serie scultorea di Kim «Add Two Add One Divide Two Divide One», deriva dal concetto filosofico di yin (divisione e frammentazione) e yang (addizione e integrazione), che caratterizza il processo di Kim: lei «aggiunge» la sua anima al legno massiccio e «divide» lo spazio tra la corteccia e il legno interno per creare un insieme completo. Entrambe le mostre esploreranno la portata della carriera storica di Kim, tracciando il suo sviluppo artistico e tematico e, quindi, il suo legame con i mondi naturali e spirituali che la circondano.
• New York, Lehmann Maupin: «Catherine Opie. A Study of Blue Mountains» (dal 3 aprile al 10 maggio)
Una mostra personale di nuove fotografie e sculture in ceramica di Catherine Opie che segna il debutto a New York della serie «Norwegian Mountain» dell’artista, il suo più recente corpus di opere. L’artista ha osservato che le opere sono una riflessione su «come la storia del blu viene utilizzata nell’arte… sul blu come lutto per i rapidi cambiamenti del pianeta». Osservando il colore e il paesaggio, Opie infonde alle immagini di «A Study of Blue Mountains» un senso di sublime. Questa mostra alla Lehmann Maupin segue la prima grande mostra personale dell’artista in Brasile, «Catherine Opie: Genre/Gender/Portraiture», curata da Adriano Pedrosa, direttore artistico, e Guilherme Giufrida, curatore assistente, che si è conclusa lo scorso autunno al Museu de Arte de São Paulo (Masp). «Catherine Opie: A Study of Blue Mountains» precede una mostra della serie «Norwegian Mountain» al Posten Moderne di Trondheim, Norvegia, nonché un’importante mostra personale alla National Portrait Gallery di Londra, entrambe in programma nel 2026.
• Los Angeles, Lisson Gallery: «Carolee Schneemann» (dall’11 aprile al 24 maggio)
È la prima mostra che la galleria dedica a Carolee Schneemann (1939-2019), una delle artiste più audaci e influenti del XX secolo e dell’inizio del XXI, la cui fondazione è rappresentata dalla galleria dall’ottobre dello scorso anno. Questa mostra inaugurale segna anche la prima antologica dell’artista a Los Angeles. Nota per la sua pratica innovativa e multidisciplinare, che ha abbracciato sei decenni, Schneemann ha sfidato le convenzioni sociali e artistiche utilizzando il proprio corpo e diversi mezzi di comunicazione per affrontare questioni di espressione sessuale, genere, politica e guerra. La mostra si concentra sulla pratica di Schneemann a due decenni dall’inizio della sua carriera, incentrata su un’installazione multimediale unica generata da un sogno che ha fatto durante una visita a Los Angeles nell’estate del 1985. Oltre a questa installazione, la mostra include una serie di disegni che Schneemann ha creato contemporaneamente per documentare le immagini e le possibili configurazioni di «Video Rocks»: schizzi espressivi realizzati con vernice, pastelli e pennarelli che catturano le fonti e i metodi dell’artista.
• Palm Beach, Acquavella Galleries: «Joan Tremblay. All the Wild That Remains» (dal 17 aprile al 15 giugno)
È la prima mostra personale di Joani Tremblay presso la galleria e la sua prima a Palm Beach. Il percorso espositivo presenta diversi nuovi dipinti che abbracciano due corpi di lavoro distintivi, tra cui paesaggi su larga scala e intimi opere con fiori. Lavorando tra i suoi studi a Montreal, in Canada, e nel deserto del Mojave in California, Tremblay continua la sua esplorazione del nostro rapporto personale e collettivo con il mondo naturale.
• New York, Gagosian: «Picasso. Tête-à-tête. In collaboration with Paloma Picasso» (dal 18 aprile al 3 luglio)
«Picasso: Tête-à-tête» è presentata in collaborazione con la figlia dell’artista, Paloma Picasso, e sarà l’ultima mostra che si terrà nella galleria principale di Gagosian, al 980 di Madison Avenue. L’esposizione offre un’occasione unica per ammirare oltre cinquanta dipinti, sculture e disegni raramente esposti, che coprono l'intera carriera dell'artista, dal 1896 al 1972. L’esposizione, infatti, comprende quasi una dozzina di opere provenienti in gran parte dal patrimonio di Picasso, alcune delle quali vengono esposte al pubblico per la prima volta e altre che non vengono esposte da decenni.
• Tokyo, Taka Ishii Gallery: «Leonor Antunes “strips, trunks, trees, dots”» (dal 19 aprile al 31 maggio)
La pratica di Leonor Antunes è profondamente radicata nei movimenti modernisti, dall’architettura di metà Novecento alla storia del design; in particolare, Antunes guarda alle artiste e designer che sono a lungo rimaste all’ombra dei colleghi uomini. Riportando alla luce le loro storie e il loro lavoro, Antunes realizza sculture impiegando tecniche artigianali tradizionali, e ricorrendo a materiali quali legno, metallo e tessuti. Così facendo invita gli spettatori a riconsiderare l’ambiente in cui viviamo e il suo significato culturale, favorendo un dialogo capace di modellare la comprensione degli spazi che abitiamo.
• New York, Acquavella Galleries: «Miquel Barceló» (dal 24 aprile al 30 maggio)
Si tratta della quarta mostra personale dell’artista spagnolo presso la galleria. La mostra presenta oltre due dozzine di nuovi dipinti e una selezione di recenti opere in ceramica, caratterizzate dall’uso tipico dell’artista di materiali stratificati, colori vivaci e superfici riccamente strutturate. Nella sua ultima serie di dipinti, Barceló approfondisce il suo impegno con i soggetti organici, traendo ispirazione dal mare che circonda Maiorca, dove vive e lavora oltre che a Parigi. In superfici densamente stratificate, i nuovi dipinti di «natura morta» di Barceló presentano scene piene di pesci tropicali, granchi, conchiglie, crostacei e vegetazione marina che emergono da strati di grigi cromatici tenui in brillanti tonalità di rosso e blu. Tracce di presenza umana appaiono anche all'interno di queste composizioni acquatiche, poiché Barceló incorpora spesso materiali trovati, tra cui scatole di fiammiferi e francobolli, tra centinaia di strati di vernice. La mostra comprende anche una selezione di nuovi dipinti della serie corrida dell’artista, che raffigurano lo spazio circolare dell'arena, che offre a Barceló uno spazio altrettanto chiuso in cui sperimentare. Oltre alla mostra da Acquavella, Barceló presenterà altre tre mostre personali quest’anno alla Fondation Jan Michalski, Montricher (Svizzera), al Museo d'Arte Contemporanea di Ibiza e al Dox Centre for Contemporary Art, Praga.
• New York, Hauser & Wirth: «Thomas J Price. Resilience of Scale» (dal 24 aprile al 14 giugno)
Per la sua prima grande mostra personale con Hauser & Wirth a New York, l’artista britannico presenta cinque imponenti sculture figurative in bronzo insieme a un’opera fotografica di grandi dimensioni composta da 18 immagini separate e incorniciate. Le figure di Price, che raggiungono altezze fino a 3,6 metri e sono installate direttamente sul pavimento, celebrano la gente comune conferendo loro la grandezza centrale delle tradizioni occidentali di creazione di monumenti, un genere storicamente riservato all’élite sociale, economica e culturale. Attraverso drammatici cambiamenti di scala, Price mette in discussione i ruoli canonici che l’arte e la cultura assegnano a certi corpi, così come le convenzioni estetiche di lunga data che sono alla base delle rappresentazioni del potere. Allo stesso modo, le sue fotografie mettono in discussione il modo in cui le istituzioni storiche, generalmente considerate arbitri della verità, hanno troppo spesso limitato la nostra comprensione dell’identità e della mobilità socioeconomica degli individui emarginati. Insieme, le opere di questa mostra creano un ambiente in cui tale mobilità è davvero percepibile: gli spettatori potranno muoversi nello spazio per interagire direttamente con le opere e da tutti i punti di vista, posizionandosi all'interno della narrazione dell’artista piuttosto che limitarsi a osservare da lontano.
• Seoul, White Cube: «Alex Carver» (dal 25 aprile al 21 giugno)
La personale di Alex Crver di colloca nell’ambito del programma «Inside the White Cube», una serie di mostre che presentano opere di artisti non rappresentati, all’avanguardia nello sviluppo globale dell’arte contemporanea, che non hanno mai esposto con la galleria. Per il pittore americano nato nel 1984 a Boise, in Idaho, si tratta anche della prima personale in Asia. Raffigurando corpi in subbuglio, i dipinti di Carver traggono ispirazione da diagrammi biomedici e rappresentazioni storiche dell'arte della sofferenza di massa e della tortura, facendo riferimento a fonti come i manoscritti medievali e le illustrazioni di Botticelli per la Divina Commedia di Dante Alighieri. In questa mostra, l’artista presenta un nuovo corpus di opere ispirate ai fuochi infernali dell’Inferno di Dante, il cantico iniziale dell’epopea trecentesca di Alighieri.
• Città del Messico, Kurmanzutto: «Felipe Baeza: to feel a then and there» (dal 26 aprile al 19 luglio)
La mostra riunisce ritratti, opere che combinano incisione, collage e ricamo, e sculture in vetro. Il titolo fa riferimento al libro «Cruising Utopia: The Then and There of Queer Futurity» (2009) del teorico cubano José Esteban Muñoz, che propone uno spostamento nel tempo e nello spazio per rivelare l’insufficienza del presente e aprire la possibilità di immaginare futuri alternativi. Baeza incorpora le idee di Muñoz e a sua volta immagina questi futuri raffigurando corpi in continua trasformazione: sospesi, in uno stato di fuga, privi di un’identità fissa o di un senso di appartenenza.
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