Elisabetta Raffo
Leggi i suoi articoliApre il 6 aprile in Palazzo Ducale a Venezia apre la mostra «I Mondi di Marco Polo. Il viaggio di un mercante veneziano del Duecento» (fino al 29 settembre), a cura di Chiara Squarcina e Giovanni Curatola. A 700 anni dalla morte di Marco Polo, la mostra racconta «la sua impareggiabile e ineguagliabile vita e la sua conoscenza […] di quelle terre e popolazioni lontane, facendo capire quali sono, oggi, le relazioni fra questi diversi mondi e come le “vie della Seta” non abbiano smarrito importanza e attualità. I Polo attraversano nei loro percorsi regni e potentati politici e militari organizzati in modi diversi e mondi culturali, artistici e religiosi difformi tra loro, sottolinea il sito ufficiale. Tutto ciò in un momento storico nel quale l’Asia è più o meno tutta sotto il controllo di varie dinastie mongole tra loro imparentate. È l’età irripetibile denominata in seguito come l’epoca della “pax mongolica”, che permetteva di viaggiare in modo sicuro lungo strade e regioni fino ad allora poco note».
Chiuderà il 28 aprile la mostra «Miao. Costumi e gioielli della Cina del Sud» al Museo d’Arte Orientale di Venezia (Ca’ Pesaro). L’esposizione, a cura della direttrice del museo Marta Boscolo Marchi, introduce al pubblico l’arte di una delle minoranze etniche riconosciute dal Governo cinese sin dai primi anni Cinquanta, un popolo caratterizzato da una cultura complessa e multiforme, che nel corso dei secoli ha mantenuto con orgoglio la propria identità. I Miao esprimono al meglio le loro abilità artigiane, impiegando tecniche antichissime sia nella realizzazione di tessuti e ricami, sia nella produzione di gioielli caratterizzati dall’uso estensivo dell’argento, medium prediletto per le sue valenze estetiche e apotropaiche.
Il 18 aprile al Museo Stibbert di Firenze Sabine du Crest ed Enrico Colle, curatori della mostra «Così lontani, così vicini. Il fascino dell’esotismo negli interni europei tra Ottocento e Novecento» (fino al 4 maggio) organizzano la giornata di studi «Spazi di Frontiera. Manufatti extraeuropei negli interni di fine ’800 e inizio ’900» durante la quale si affronterà il tema dell’alterità e della coabitazione armonica tra i mondi lontani e l’Europa negli interni europei tra Otto e Novecento.
È visitabile dal 19 aprile al 15 settembre al Museo Civico Medievale di Bologna la mostra «Conoscenza e libertà. Arte islamica al Museo Civico Medievale». La curatrice Anna Contadini ha raccontato in anteprima: «Lo straordinario portapenne intarsiato in oro e argento fatto a Mosul, in Iraq, nel XIII secolo ci parla. La sua iscrizione araba è portavoce dell’oggetto stesso che dice: “Apri il tuo scrittoio con i segni di buon auspicio e il mondo sarà generoso”. Questo è solo uno dei meravigliosi oggetti della mostra e mette in luce un insieme di importanti opere, affinché la loro conoscenza ci aiuti a riconoscere il contributo che le culture che li hanno prodotti hanno avuto sull’arte e il pensiero europeo, e possa liberarci da pregiudizi e stereotipi. I temi della mostra rivelano la trasmissione di saperi scientifici, di tecniche di manifattura e decorazione, e di appropriazione di ornamenti che diventano parte di un vocabolario artistico globale. Gli oggetti provengono da una vasta fascia del mondo islamico, che si estende dall’Iraq alla Spagna e coprono un ampio arco cronologico, dall’inizio del XIII al XVIII secolo, rappresentando la produzione artistica delle dinastie Abbasidi, Zangidi, Ayyubidi, Mamelucche e Ottomane, con esempi spagnoli di ispirazione islamica del XV e XVI secolo.
La mostra è parte di un ampio progetto che ho chiamato il “Bologna Nexus”, che coinvolge centri connessi come, per esempio, Ferrara, Modena e Mantova, aggiunge la curatrice, dove oggetti provenienti dal mondo islamico venivano collezionati non solo per il pregio dei materiali, ma anche per la meraviglia suscitata dalle tecniche complesse e dall’estetica raffinata. Insieme alla ricerca sugli oggetti il progetto analizza i contesti culturali in cui essi si posizionano. L’antica università di Bologna, ad esempio, attrasse studiosi e artisti che in vari modi elaborarono l’eredità culturale e artistica del mondo islamico». «La mostra, ha aggiunto Massimo Medica, direttore del Museo Civico Medievale, mette in evidenza e valorizza la prestigiosa collezione di oggetti islamici del museo, che annovera alcuni indiscussi capolavori, frutto di un mirato collezionismo che risale fin al XVII secolo, con la raccolta di antichità, di curiosità e meraviglie formata dal marchese Ferdinando Cospi e prosegue poi nel XVIII secolo con Luigi Ferdinando Marsili, fondatore dell’Istituto delle Scienze, da cui provengono molti degli oggetti esposti».
Dal 12 aprile il Mao Museo d’Arte Orientale di Torino presenta il riallestimento dell’esposizione «Tradu/izioni d’Eurasia. Duemila anni di cultura visiva e materiale tra Mediterraneo e Asia Orientale», inaugurata a ottobre in collaborazione con la Fondazione Bruschettini per l’Arte Islamica e Asiatica e The Aron Collection. «Fra le novità più rilevanti, ha anticipato il direttore del museo Davide Quadrio, si segnalano prestiti prestigiosi dagli Uffizi, dalla Biblioteca Laurenziana Medicea di Firenze, dai Musei Civici di Bologna, dal Museo della Ceramica Duca di Martina di Napoli, e le nuove opere specificatamente realizzate per la mostra dall’artista franco-marocchina Yto Barrada. Un articolato public program di conferenze, eventi musicali, proiezioni e performance arricchisce l’esposizione, proponendo al pubblico occasioni di riflessione e nuove letture della complessa e affascinante storia che da secoli si dipana sulle vie della Seta».
Nella Basilica di Sant’Ambrogio di Milano si terrà l’11 aprile la conferenza aperta al pubblico «Ora raccontano. Ricerche e restauri sulla dalmatica e i tessili di S. Ambrogio», presentazione dei risultati del restauro conservativo e studio dei tessili della Basilica milanese, tra cui la dalmatica attribuita al santo patrono e un tiraz islamico con iscrizione datato all’XI secolo, condotto da Sabine Schrenk (Università di Bonn) e Ulrike Reichert.
A Brescia è allestita fino al 14 luglio al Mita-Museo Internazionale del Tappeto Antico la mostra «Persia Felix. Tappeti, metalli e miniature dalle antiche città». Come spiega Giovanni Valagussa, curatore della mostra e della collezione di Fondazione Tassara, «la mostra presenta una selezione di tappeti persiani antichi della collezione, e anche alcuni esemplari di fine Ottocento che illustrano la continuità e l’evoluzione dei modelli decorativi. Inizia con questa mostra anche la collaborazione con altre istituzioni che si curano di arte orientale in Italia. Concerti e conferenze saranno il filo dell’attività del centro culturale, insieme a laboratori, visite guidate e incontri di formazione».
A Palermo prosegue fino al 30 settembre «Thesaurus», la grande mostra sul tesoro della Cappella Palatina nel Palazzo Reale. «Il “tesoro” sembra contenere e voler raccontare quell’aspetto immateriale che metteva insieme maestranze di culture e prospettive religiose diverse. In questo senso il tesoro della Cappella Palatina può essere definito il “Tesoro delle civiltà mediterranee”. Un esempio è il cofanetto in avorio le cui decorazioni testimoniano una totale coesistenza tra iconografie cristiane e islamiche. Queste iconografie sono un perfetto palinsesto evocativo della Sala di Ruggero del Palazzo Reale, del soffitto ligneo a muqarnas della Cappella Palatina».
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