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Riccardo Deni
Leggi i suoi articoliSi chiude in un clima di fiducia la 32ª edizione di Artissima, che quest’anno ha accolto 34,5 mila visitatori e 176 gallerie provenienti da 36 Paesi. Non solo una fiera, ma un osservatorio vivo del sistema dell’arte, capace di misurare la temperatura del mercato e insieme la qualità del dibattito culturale. Il tema economico più atteso era quello della nuova aliquota IVA al 5% sulle opere d’arte, testata per la prima volta in un contesto internazionale. Una misura che, secondo il direttore Luigi Fassi, «si è rivelata non solo un provvedimento fiscale indispensabile, ma un fatto culturale». La riforma, aggiunge, «restituisce al nostro Paese la possibilità di competere ad armi pari e di proporre un modello fondato su qualità, consapevolezza e responsabilità». Un banco di prova che Artissima ha superato con pragmatismo, mostrando come il mercato possa crescere senza rinunciare alla ricerca artistica in senso stretto.
La fiera ha confermato la propria capacità di attrarre collezionisti, curatori e istituzioni, trasformando Torino in un laboratorio diffuso che coinvolge musei e fondazioni cittadine. All’Oval, l’offerta delle gallerie ha oscillato tra ricerca e solidità, con progetti monografici curati e una forte presenza internazionale. Artissima continua a essere un luogo dove la sperimentazione non è fine a sé stessa, ma un esercizio di fiducia: un mercato che dialoga con l’idea di responsabilità culturale.
Particolare attenzione anche al fondo d’acquisizione promosso con la Fondazione Arte CRT, che per il suo 25° anniversario ha stanziato 300 mila euro - il budget più alto degli ultimi tredici anni - per arricchire le collezioni della GAM e del Castello di Rivoli. In particolare, sono state acquistate 26 nuove opere di 11 artisti: John Giorno (Thomas Brambilla, Bergamo), Cian Dayrit (Nome, Berlino), Majd Abdel Hamid (P420, Bologna), John Menick (MATTA, Milano), Felix Shumba (Fonti, Napoli) e Valentina Furian (UNA, Piacenza, Milano) per la collezione permanente del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea; David Schutter (Magazzino, Roma), Simon Callery (1/9unosunove, Roma), Alessandro Pessoli (P420, Bologna), Marco Cingolani (Thomas Brambilla, Bergamo, Eva Presenhuber, Zurigo) e Franciszka and Stefan Themerson (Import Export, Varsavia, Londra) per le sale della GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino. Una conferma forte della volontà di consolidare un patrimonio pubblico in dialogo con la scena globale.
La presenza internazionale si è riflessa anche nei progetti speciali. Dal Vilnius Residency Prize, in collaborazione con la Città di Vilnius e l’Ambasciata di Lituania, all’anonymous art project dal Giappone. Iniziative che raccontano una fiera capace di muoversi tra mercato e diplomazia culturale, e che fanno di Torino un crocevia di pratiche artistiche e relazioni globali. Dietro il successo di pubblico e di partecipazione, c’è poi la strategia di alleanze. Il sostegno di Intesa Sanpaolo, Fondazione CRT, Fondazione Compagnia di San Paolo e Camera di commercio di Torino ha permesso ad Artissima di ampliare il proprio impatto sulla città, generando un sistema virtuoso tra cultura e impresa. Musei, fondazioni e spazi indipendenti hanno animato un palinsesto diffuso che ha trasformato Torino in un unico, grande cantiere del contemporaneo.
«Torino continua a dimostrare la propria vocazione di città al servizio dell’arte contemporanea italiana - osserva Fassi - e Artissima ne è il metronomo, il luogo in cui le energie del sistema si rinnovano e trovano direzione». Un metronomo che quest’anno ha scandito un ritmo di crescita consapevole, tra mercato, cultura e una rinnovata fiducia nel futuro dell’arte in Italia.
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