Lisa Movius
Leggi i suoi articoliIl 2 settembre scorso, dopo un processo tenuto segreto, l’artista birmano Htein Lin e sua moglie, l’ex ambasciatrice britannica Vicky Bowman, sono stati condannati a un anno di carcere. La coppia era stata arrestata il 24 agosto e l’accusa per Bowman era di aver soggiornato in un domicilio diverso da quello registrato a Yangon. Bowman e Lin sono gli ultimi di una lunga lista di detenuti del brutale governo militare del Myanmar, che ha ucciso migliaia di cittadini e dato un giro di vite sulla già bersagliata comunità artistica del Paese.
«Htein Lin è uno dei più importanti artisti birmani e da decenni è attivo nei movimenti di resistenza, ricorda Jørn Middelborg, amministratore delegato della Thavibu Art Advisory di Bangkok, che rappresenta l’artista. Per anni ha subito torture e prigionia [dal 1998 al 2004]. La sua arte è stata presentata con rilievo in biennali e mostre museali. Bowman dal 2013 è direttrice del Centre for Responsible Business birmano, che promuove pratiche commerciali responsabili e sostenibili nel Paese, un compito rivelatosi molto importante per avviare il Myanmar su una strada sostenibile e trasparente».
L’arresto di Bowman e Htein Lin ad agosto è avvenuto lo stesso giorno in cui la Gran Bretagna ha annunciato nuove sanzioni contro il Tatmadaw, guidato da Min Aung Hlaing e salito al potere dopo il colpo di stato del febbraio 2021, ribadendo che avrebbe appoggiato il caso della Corte internazionale di giustizia che accusa il Myanmar di genocidio della minoranza Rohingya.
A settembre, il leader del Tatmadaw Min Aung Hlaing ha incontrato il presidente russo Vladimir Putin al Forum economico orientale per consolidare i legami tra i due Paesi. Nel frattempo, l’ente di controllo globale sul riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo, la Financial Action Task Force, ha approvato l’uscita dell Myanmar dalla lista grigia di 21 giurisdizioni monitorate e il suo ingresso nella lista nera, che attualmente comprende solo Corea del Nord e Iran.
Individui come pedine
Bowman non è l’unica cittadina straniera detenuta dal Tatmadaw: la giunta, infatti, ha arrestato anche il videografo giapponese Toru Kubota e l’economista australiano Sean Turnell, consigliere politico di Aung San Suu Kyi. Sempre il 2 settembre la giunta aveva condannato a tre ulteriori anni di reclusione e lavori forzati per presunti brogli nelle elezioni del 2020 anche il deposto Win Myint, il consigliere di Stato Aung San Suu Kyi e il ministro Min Thu. Il primo settembre, al documentarista Min Htin Ko Ko Gyi era stato inflitto un anno di reclusione per aver criticato la giunta su Facebook.
Ad agosto, lo scrittore Wai Moe Naing era stato condannato a una condanna a dieci anni per «istigazione», reato punibile con la pena di morte. Altri esponenti della cultura al momento detenuti sono i giornalisti Sithu Aung Myint e Htet Htet Khine, i poeti Mya Aye e Maung Yu Py, il regista Ma Aeint, lo scrittore Than Myint Aung e il satirista Maung Thar Cho.
Secondo l’Associazione di assistenza per i Prigionieri Politici, da quando ha preso il potere la giunta ha imprigionato 15.540 oppositori, 12.406 dei quali tuttora in carcere. «Gli individui diventano pedine, chiosa Middelborg. Sta a noi cercare di mantenere una pressione costante sulla giunta birmana per ottenere dei cambiamenti, se possibile, tenendo conto delle individui che soffrono, e sperare di un cambio di regime».
La dura sfida degli artisti
A luglio il regime aveva intensificato le ritorsioni contro il movimento a favore della democrazia impiccando quattro detenuti politici. «(Phyo) Zeya Thaw (il cantante hip hop divenuto politico) e (Ko) Jimmy, due dei quattro che sono stati uccisi [insieme a Hla Myo Aung e Aung Thura Zaw] erano nostri amici, raccontava all’epoca Htein Lin, rimasto a Yangon. Erano anche nostri compagni nell’arte: musicisti, pittori, poeti. Le parole non bastano per esprimere il nostro stato d’animo ora che non ci sono più. Oggi nel Myanmar nessuno si sente al sicuro. La vita è molto fragile, in qualunque posto uno si trovi».
Esporre arte nel Myanmar è una sfida continua, nonostante la riapertura di alcuni spazi, come Myanm/art. I bonifici bancari, ricordava Htein Lin, continuano a essere soggetti a restrizioni, e spedire opere d’arte all’estero è complicato dal momento che i proventi delle vendite potrebbero supportare la resistenza.
«Gli artisti visivi attivi nel Myanmar puntano di più al mercato locale», proseguiva Htein Lin, e ad attirare compratori del posto interessati a beni tangibili, considerata la svalutazione del kyat, la valuta birmana. L’arte è un investimento «sicuro» visto che «a un posto di blocco la polizia difficilmente ti confischerà le tele, casomai ti sequestrerà i contanti. Anche se gli scippi e i furti sono in aumento, i ladri non rubano quadri», osservava l’artista.
E aggiungeva che «nel Paese c’è un mercato secondario dell’arte del Myanmar in costante crescita, in particolare per quanto riguarda gli artisti deceduti. Abbiamo perso molti degli artisti più anziani nell’ultimo anno, soprattutto a causa del Covid-19, e tra questi i pittori Tin Maung Oo, Ko Aw, Ba Htay Gyi, San Min e Nyein Chan Su».
Dopo la democratizzazione del Paese, faticosamente raggiunta nel 2015, la scena dell’arte contemporanea è fiorita, avendo come base le lotte culturali underground dei decenni precedenti, e stava iniziando a connettersi con le reti regionali e globali. Non si è però ancora consolidata oltre quella che l’artista e curatore di Yangon Aung Myat Htay definisce la «vecchia scuola non modificata», con un’infrastruttura artistica che «non è cambiata di molto dalla sua creazione più di 60 anni fa, dopo l’indipendenza [dalla Gran Bretagna nel 1948]».
L’arte come arma
Negli anni Dieci del Novecento il Burma Art Club ha portato per la prima volta arte occidentale nel Myanmar e ha inviato gli artisti a studiare in Occidente. Successivi regimi militari, racconta Myat Htay, hanno usato l’arte come un’arma della propaganda, dando vita a una delle peggiori censure al mondo. La School of Contemporary Art (SoCA) online di Aung Myat Htay fornisce agli artisti formazione e opportunità.
Per sopravvivere bisogna autocensurarsi, poiché le critiche esplicite al Tatmadaw possono portare all’incarcerazione, o peggio. Tra le 12.050 persone ancora detenute, Htein Lin ricordava i poeti Maung Yu Paing e Maung Thar Cho, il regista Min Htin Ko Ko Gyi e lo scrittore Than Myint Aung. Per aver partecipato alle proteste del marzo 2021 l’artista Moe Satt ha trascorso 95 giorni nella famigerata prigione di Insein.
«Non vediamo nessuna delle intenzionali espressioni politiche cui eravamo abituati, osserva Aung Myat Htay. Nella situazione attuale, si ha l’impressione di non poter in assoluto proferir parola, e questo di certo a causa della pericolosità del clima». Gli artisti del Myanmar stanno comunque trovando libertà e supporto all’estero, da mostre in gallerie asiatiche a una grande rassegna al British Museum di Londra prevista per l’autunno 2023. «Negli ultimi decenni l’interesse per l’arte contemporanea nel Myanmar è cresciuto», conferma Louis H. Ho, curatore indipendente di Singapore.
Esposizione internazionale
Ho ha organizzato la mostra di Htein Lin «Another Spring» (Un’altra primavera), tenutasi all’inizio di quest'anno presso Richard Koh Fine Art (RKFA) di Singapore e nella prossima fiera Art SG (12-15 gennaio 2023) ha in programma di esporre i disegni di Maung Day presso lo stand di Yeo Workshop. «Di recente la decima edizione della Triennale dell'Asia e del Pacifico [dal 4 dicembre 2021 al 25 aprile 2022] ha visto protagonista il collettivo di performance del Myanmar 3AM, e nelle passate edizioni vi figuravano Htein Lin e Soe Yu Nwe. Min Thein Sung era presente nella sesta edizione della Biennale di Singapore nel 2019».
Gli intagli nel sapone realizzati da Htein Lin durante la sua prigionia dal 1998 al 2004 erano stati tra gli highlight della Biennale di Singapore del 2016, cocurata da Ho. «Le gallerie private della regione, come RKFA e la galleria Intersections a Singapore, 10 Chancery Lane a Hong Kong e Thavibu Art Advisory a Bangkok si sono rivelate alleati importanti», aggiunge Ho.
La Karin Weber Gallery di Hong Kong ha presentato diversi progetti dal Myanmar, tra cui, di recente, una mostra personale di Aung Myint, cofondatore nel 1989 della Inya Art Gallery, uno dei primi spazi per l’arte contemporanea del Myanmar (la repressione militare di una manifestazione studentesca nel 1988 era stata uno spartiacque).
«Spero che il resto del mondo aiuterà gli artisti del Myanmar a svolgere la loro pratica e a rimanere in contatto con noi», auspicava Htein Lin, chiedendo che i giovani artisti fossero presi in considerazione per mostre e residenze. Nel lungo termine, concludeva, «speriamo sempre che la situazione in Myanmar migliori. Non abbiamo scelta, altrimenti lo sconforto ci annienterà».
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