Una veduta del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia

Foto: Stefania Buggè da Flickr

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Una veduta del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia

Foto: Stefania Buggè da Flickr

Biennale Architettura 2025: il Padiglione Italia tra terra e mare

È stato presentato oggi, 14 marzo, il progetto «Terrae acquae», concepito da un team interdisciplinare di architetti, paesaggisti, antropologi e biologi

«Una grande ricchezza di idee raccolte in una macchina dell’esporre, una Wunderkammer per stimolare l’immaginazione attraverso attrezzatura digitale, ma soprattutto attraverso il disegno accanto ad altre forme di espressione. Una sfida di previsione affrontata chiamando a raccolta una grande quantità di contributi, di progetti nascosti in un mondo di enti e università, per dare spazio a tante voci di generazioni diverse, e a punti di vista diversi». Così Guendalina Salimei ha definito, durante la presentazione che si è tenuta oggi, 14 marzo, nella sala Spadolini del Ministero dei Beni Culturali, alla presenza del commissario Angelo Piero Cappelli, il suo Padiglione Italia che sarà allestito alle Tese delle Vergini nell’Arsenale di Venezia per la 19ma Mostra Internazionale di Architettura (dal 10 maggio al 23 novembre, preapertura 8-9 maggio). Il «perfetto romanzo della dimenticanza che diventa corso di formazione verso una consapevolezza del futuro», l’ha invece definito il presidente della Biennale di Venezia Pietrangelo Buttafuoco, invitando a ricordare di nuovo che «siamo la terra in mezzo al mare». «“Terrae acquae. L’Italia e l’intelligenza del mare”, ha spiegato Salimei, parte da uno spostamento di prospettiva, per portarci a vedere l’Italia dal mare, pensando al rapporto tra terra e acqua come a un sistema integrato». Un team interdisciplinare, dove compaiono non solo architetti e paesaggisti, ma anche antropologi e biologi, è quello che ha portato ad affrontare le varie tematiche in cui centrale appare essere il tema della sostenibilità, del riuso, della tutela di un patrimonio che è naturale, ma anche storico, del recupero del rapporto con gli 8.500 chilometri di costa che caratterizzano il nostro Paese.

«Le tematiche da affrontare sono tante, ha detto ancora Salimei, a partire dalle cesure, cioè tutte quelle strutture che hanno interrotto la continuità tra la terra e il mare. È necessario reinterpretare i dispositivi di soglia, elementi di transizione tra terra e mare, come dighe, moli, frangiflutti e barriere costiere, fari, piattaforme artificiali. Ma soprattutto da riscrivere sono i waterfront delle nostre città: aree poste davanti ai centri storici, Napoli valga da esempio per tutte, che il mondo ci invidia. Oggi si trovano divise da muri, chiuse da cancelli. È necessario un grande lavoro di rigenerazione urbana per trasformarle in grandi spazi pubblici. Ci sono poi le grandi infrastrutture portuali, da riadattare ai cambiamenti climatici, e una grandissima quantità di archeologia industriale abbandonata da riconvertire. Ci sono le barriere naturali, che contengono le alluvioni, come le paludi, le zone umide e le dune, ecosistemi da studiare e tutelare. E poi c’è tutto quello che esiste sotto il mare: archeologia, ma anche una fortissima infrastrutturazione da mappare».

Oltre 600 le candidature arrivate da tutta Italia e da tantissime istituzioni, alcune anche dalle scuole elementari, che hanno composto un interessantissimo ventaglio di progetti da selezionare per allestire il padiglione e che confluiranno nei tre volumi del catalogo Electa, concepito come «un portolano di navigazione». Una progettualità che sarà espressa anche nel denso public program che accompagnerà l’esposizione a partire dal primo giugno con «Il mare dell’intelligenza. Dialoghi», aperto dalla performance dell’artista Thomas De Falco, seguita dalla presentazione di «Draco Piscis», opera scultorea di Agnes Questionmark. «È di importanza fondamentale accendere il dibattito internazionale e promuovere il risveglio di un’intelligenza collettiva su questi temi», ha sottolineato Salimei. «Il progetto del Padiglione Italia, ha concluso il Ministro per i Beni Culturali Alessandro Giuli, è la dimostrazione che non c’è niente di scontato nel destino dell’uomo che si vorrebbe ineluttabile, schiacciato nel suo destino di sconfitta rispetto alle crisi ambientali. È la dimostrazione della nostra capacità di misurarci con la realtà con umiltà. Come diceva Plotino, non vi è alcun dio che combatta a chi non è già in armi. Le nostre armi sono quelle dell’intelletto».

Camilla Bertoni, 14 marzo 2025 | © Riproduzione riservata

Biennale Architettura 2025: il Padiglione Italia tra terra e mare | Camilla Bertoni

Biennale Architettura 2025: il Padiglione Italia tra terra e mare | Camilla Bertoni