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Anny Shaw
Leggi i suoi articoliTutto è iniziato nel 2019 con l’acquisto, per 1.880 dollari, di una torta nuziale in miniatura, al cioccolato, offerta agli ospiti al matrimonio del presidente Donald Trump con Melania Knauss nel 2005. Da allora, l’artista statunitense Andres Serrano ha speso più di 200mila dollari per accumulare un archivio di migliaia di oggetti firmati e marchiati Trump. Ora Serrano propone che il suo ritratto multimediale del presidente venga esposto nel padiglione degli Stati Uniti alla Biennale di Venezia del 2026. «Non riesco a pensare a nessuno migliore del presidente stesso per rappresentare l’America», ha affermato in una dichiarazione.
Trump sembra aver già approvato il progetto, intitolato «The Game: All Things Trump», disponibile anche in versione cartacea. Lo scorso agosto, l’allora candidato alla presidenza era stato fotografato mentre posava con una copia del volume nel suo resort Mar-a-Lago in Florida.
Ma Serrano, nato a New York da genitori afro-cubani e honduregni, insiste nel dire che il suo progetto non è né una celebrazione né una denigrazione del presidente degli Stati Uniti. «Non sono un giudice di nulla, solo un osservatore, dice l’artista a «The Art Newspaper». Donald Trump è stato eletto due volte presidente, quindi se credi nella democrazia, devi dire che il popolo ha parlato. La politica è ovunque, anche sul tavolo della cucina. C’è una linea sottile tra politica e intrattenimento. I media sono felici di darci entrambi nello stesso respiro».
Per la mostra di Venezia, che il prossimo anno coincide con il 250mo anniversario della dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti, Serrano ha in programma di installare il suo progetto come un mausoleo, quasi a presentare un’istantanea di un’epoca passata. La proposta include anche il film di Serrano del 2022, «Insurrection», che cattura il caos e la violenza che sono seguiti quando i sostenitori di Trump hanno preso d’assalto il Congresso il 6 gennaio 2021. Dopo i disordini, Serrano ha trascorso mesi a setacciare Internet alla ricerca di fotografie e video della rivolta, molti dei quali sono stati caricati su piattaforme di social media conservatrici come Parler. Il film approfondisce anche i 250 anni di storia degli Stati Uniti attraverso filmati d’archivio e storici.
La storia personale di Serrano con il presidente risale al 2004, quando Trump posò per la serie «America» dell’artista, che include immagini di cittadini comuni accanto a celebrità di primo piano come Snoop Dog e Chloe Sevigny. «Ho scattato il ritratto di Donald Trump per la mia serie “America” perché era l’incarnazione del sogno americano: un uomo d’affari di successo, imprenditore, magnate immobiliare e celebrità», afferma Serrano. L’artista ha una lunga storia di ritratti fotografici di personaggi di spicco. Nel 2019 ha scattato l’ultimo ritratto pubblico del finanziere statunitense e condannato per abusi sessuali su minori Jeffrey Epstein, poco prima che questi fosse incarcerato e morisse mentre era in attesa di processo con l’accusa di traffico sessuale. Serrano racconta a «The Art Newspaper» che Epstein «non ha parlato molto» durante il loro incontro. «Non so nulla delle relazioni di Jeffrey Epstein con altre persone, aggiunge. L’ho solo incontrato».
Il rapporto di Trump con Epstein è tornato recentemente sotto esame. All’inizio di questo mese, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha annunciato di ritenere che Epstein si fosse suicidato e che non esistesse alcun elenco di clienti da rendere pubblico. L’affermazione ha creato scandalo tra molti, compresi i sostenitori di Trump, convinti che nuove informazioni sul caso Epstein avrebbero rivelato i suoi legami con le élite globali. In un altro colpo di scena, il «Wall Street Journal» ha riportato la scorsa settimana che Trump era tra coloro che hanno inviato lettere a Epstein per il suo 50mo compleanno nel 2003. Secondo quanto riferito, la lettera include diverse righe di testo dattiloscritto incorniciate dalla sagoma di una donna nuda, che sembra essere disegnata a mano con un pennarello a punta grossa. La lettera si conclude con: «Buon compleanno e che ogni giorno sia un altro meraviglioso segreto». Trump ha negato al «Wall Street Journal» di averla scritta o di aver disegnato l’immagine, affermando: «Non sono io. È un falso». Non è chiaro se le lettere di compleanno facessero parte della recente revisione dei documenti da parte dell’amministrazione Trump, ma la notizia ha scatenato un dibattito sulle capacità artistiche del presidente, anche se, in risposta al giornale, ha scritto su Truth Social: «Io non disegno».

Donald Trump con una copia del libro «The Game: All Things Trump». Photo: Isabelle Brourman
Serrano ritiene che il presidente «sia un bravo artista». E aggiunge: «Credo che molti degli oggetti presenti in “The Game: All Things Trump” riflettano il suo senso del design, sia che li abbia progettati lui stesso sia che siano stati progettati per lui. Ha contribuito alla loro realizzazione. Ha un occhio attento. Sa riconoscere un buon effetto visivo quando lo vede. Si potrebbe persino definirlo un artista concettuale».
Serrano ha presentato la sua proposta per la Biennale di Venezia all’inizio di questo mese all’Ufficio Affari Educativi e Culturali (Eca) del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, dopo che il portale per le candidature è stato aperto all’inizio di maggio, diversi mesi più tardi del solito. Il portale chiuderà il 30 luglio e la decisione dovrebbe essere annunciata il primo settembre, lasciando un tempo insolitamente breve all’artista selezionato per prepararsi all’inaugurazione della manifestazione.
Il National Endowment for the Arts (Nea) (una delle agenzie governative che Trump ha minacciato di eliminare nel suo bilancio federale) è responsabile della convocazione di una commissione incaricata di esaminare le candidature per il padiglione degli Stati Uniti. Secondo il sito web del Dipartimento di Stato americano dedicato alle sovvenzioni, i membri della giuria «non sono ancora stati resi noti pubblicamente». Il rapporto di Serrano con il Nea è controverso: l’ente ha contribuito a finanziare la fotografia dell’artista del 1987, «Piss Christ», che ritrae un crocifisso di plastica immerso nell’urina dello stesso artista. I politici conservatori e i gruppi religiosi hanno aspramente denunciato l’opera, catapultando Serrano al centro delle cosiddette guerre culturali alla fine degli anni ’80 e portando a un maggiore controllo sulle sovvenzioni del Nea.
Chiunque sarà selezionato per rappresentare gli Stati Uniti riceverà una sovvenzione fino a 375mila dollari, mentre 125mila dollari dovranno essere messi a disposizione della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia per il personale e la manutenzione del padiglione statunitense durante l’esposizione e il suo smantellamento, per un totale di circa sette mesi. Non è chiaro se esista un accordo legale formale tra il Guggenheim e il Dipartimento di Stato americano.
Secondo le nuove linee guida emanate dall’Eca al momento dell’apertura del portale per la presentazione delle candidature, la mostra vincitrice dovrà enfatizzare «l’eccezionalità americana». Le candidature saranno valutate «in base alla loro capacità di promuovere la politica estera degli Stati Uniti e i valori americani, pur mantenendo un “carattere apolitico”», si legge nel modulo di candidatura. Anche i documenti relativi alle sovvenzioni sono stati modificati per eliminare ogni riferimento alla diversità, all’uguaglianza e all’inclusione.
Serrano non è sicuro che il progetto da lui proposto sia politico. «Lo vedo più come apolitico, dice, ma alla Biennale di Venezia c’è sempre politica, è la politica del politicamente corretto».
Anche il blogger e programmatore di estrema destra Curtis Yarvin, la cui idea radicale di politica ha conquistato un pubblico come JD Vance, Peter Thiel e Marc Andreessen, ha presentato una proposta per il padiglione degli Stati Uniti. Secondo un video condiviso con «Vanity Fair», Yarvin ha in programma di «trumpizzare la Biennale di Venezia di quest’anno». E aggiunge: «Dare a quel mondo il controllo della Biennale di Venezia sarebbe la mossa più folle mai vista. Lui ha il potere esecutivo per mandare tutto in fumo. Entreremo e ricostruiremo le arti americane con un violento ordine esecutivo e prenderemo il controllo di tutta questa cosa».

Andres Serrano, «Piss Christ», 1987
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