Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Redazione GdA
Leggi i suoi articoliGiovanni Rizzoli (Venezia, 1963) frequenta le scuole a Venezia fino al primo anno di liceo classico, a partire dai 14 anni trascorre l’adolescenza tra il Canada e la Svizzera. Tra il 1984 e il 1985 frequenta invece il Works of Art Course di Sotheby’s a Londra, l’Architectural Association e la City and Guilds di Londra tra il 1985 e il 1987. Nel 1988 segue poi un corso di pittura giapponese tradizionale a New York, città che lo ha fatto entrare in contatto con artisti tra i quali Not Vital, Saint Calir Cemin, Salvatore Scarpitta e Louise Bourgeois, a cui Rizzoli è stato legato da un lungo sodalizio.
Questi cenni biografici sono cruciali per comprendere il confronto internazionale dell’opera di Rizzoli, che ha indagato le il canone artistico usando il disegno, la scultura e la pittura e l’installazione. Una delle principali modalità espressive in cui si è espresso è la cosiddetta «pittura con la flebo». Rizzoli realizza questa modalità di pittura, che definisce egli stesso come «oggettiva», su tondi di varie dimensioni imbottiti e rivestiti di diversi tessuti, tra i quali il telino bianco e il damasco veneziano, attaccati, come fossero braccia o parti corporali, ad una flebo di colore per un tempo specifico, segnato dietro all’opera stessa.
Questa tecnica, una sindone in assorbimento, si carica anche di una componente autobiografica: sensibile al tema etico dell’alimentazione forzata, Rizzoli così esorcizza lo spettro della morte. Ogni tela impregnata di questo liquido cromatico, oltre a essere unica, racconta una storia diversa. Se dovessimo immaginarla come metafora d’amore: racconterebbe di un’avventura, di un corteggiamento, di un rapporto. L’evidente richiamo medico, essenziale ed asettico, diventa poi chiara metafora della compresenza di eros e thanatos: l’amore convive con la morte.
Durante la sua carriera artistica il suo lavoro è stato esposto in numerose mostre personali e collettive, tra le quali: Kunsthalle di Göppingen (1996), Triennale di Stoccarda curata da Werner Meyer (1998), Biennale di Venezia dAPERTuttO a cura di Harald Szeemann (1999), Museo Pecci di Prato (2000), XXII Biennale Internazionale di Scultura di Carrara a cura di Bruno Corà (2006), XV Quadriennale di Roma a cura di Chiara Bertola, Lorenzo Canova, Bruno Corà, Daniela Lancioni e Claudio Spadoni (2008), Coup de ville a Sint-Niklaas in Belgio a cura di Jan Hoet e Stef Van Bellingen (2010), Au rendez-vous des amis Fondazione Palazzo Albizzini – Collezione Burri a Città di Castello a cura di Bruno Corà (2015), Ipotesi e Speranza Cappella dell’Incoronazione Museo Riso a Palermo a cura di Bruno Corà (2017), ET IN TERRA Beatrice Burati Anderson Art Space & Gallery a Venezia (2017), Monochrome Galerie Andrea Caratsch a St. Moritz (2018), Oro d’Italia Galleria Sergio Casoli e Mattia De Luca in collaborazione con Elena Geuna a Roma (2019) e la personale VENEZIA in occasione della Biennale Arte 2019, Beatrice Burati Anderson Art Space & Gallery. Nel novembre 2019 Skira ha pubblicato l’importante monografia di Bruno Corà Giovanni Rizzoli – Canto Liquido.
Giovanni Rizzoli
• Beatrice Burati Anderson Art Space & Gallery
• Wizard Gallery
• Opere € 7.000 – € 50.000
CONTINENTE ITALIA
Una mappa dell'arte italiana nel 2021
Giovanni Rizzoli
Altri articoli dell'autore
La celebre Power 100 di ArtReview mette sul podio l’artista ghanese seguito a ruota da Sheikha Al-Mayassa bint Hamadbin Khalifa Al-Thani, sorella dell’attuale emiro del Qatar e presidente dei Musei del Qatar e Sheikha Hoor Al Qasimi, presidente e direttore della Sharjah Art Foundation negli Emirati Arabi Uniti, che l'anno scorso ricopriva la prima posizione
Dalla moda alla curatela, dall’arte contemporanea alla scena globale delle fiere, quattro personalità italiane ridefiniscono il concetto di influenza culturale nel mondo. Miuccia Prada, Vincenzo de Bellis, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo ed Eugenio Viola incarnano visione e capacità di innovare, ciascuno nel proprio campo. Le loro carriere raccontano storie di talento, determinazione e impatto internazionale, tracciando una mappa dell’Italia che guarda al futuro dell’arte e del design
Marco Meneguzzo ha curato per i tipi di Nomos il nuovo capitolo dell’opera scultorea dell’artista uruguaiano, dedicato alla produzione dal 2019 al 2024
Il record di Keller Fair II non è solo una vittoria personale dell’artista: è l’esempio perfetto della trasformazione del mercato del dopoguerra. Un mercato che rilegge le figure marginalizzate, valorizza storie ancora non canonizzate, investe in qualità e provenienza e privilegia ciò che è raro rispetto al già consacrato.



