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Luana De Micco
Leggi i suoi articoliParigi. Gli Champs-Elysées sono ancora «la più bella avenue del mondo»? Che si tratti di una delle strade più famose e di uno dei simboli della capitale francese è tuttora vero (sebbene oggi deserti, in piena emergenza Coronavirus) e la Francia, il Paese con più turisti al mondo, si guarda bene dal metterlo in dubbio. Per i parigini invece è un’altra storia. Un sondaggio Ifop dello scorso anno ha mostrato che gli abitanti della capitale non amano gli Champs-Elysées. Il 71% di loro ritiene che siano un luogo solo «turistico» e ben il 40% considera «illegittimo» il titolo di «più bel viale del mondo». La famosa strada è «rumorosa» per il 26%, «artificiale» per il 19%, «stressante» per il 13%, «pericolosa» per il 10%. Il 9% pensa che sia «démodé». A salvarne un minimo la reputazione è un 16% che la considera «fonte di orgoglio».
I parigini non solo non amano gli Champs-Elysées, ma li snobbano. Tra 200mila e 300mila persone si affollano ogni giorno lungo il viale di quasi 2 chilometri (1.910 metri per l’esattezza) che dalla place de la Concorde sale fino all’Arco di Trionfo. Ovvero tra 70 e 100 milioni di persone all’anno. Ma di questi, il 68% sono turisti (più dell’85% stranieri), stando ai dati del Comité Champs-Elysées, l’associazione che dal 1916 promuove l’immagine del viale (a cui si deve tra l’altro l’illuminazione natalizia, che si svolge tutti gli anni come se fosse un grande spettacolo in presenza di star internazionali).
Gli Champs-Elysées sono un luogo carico di storia e di simboli. Fu l’architetto paesaggista di Versailles André Le Nôtre a disegnarli su richiesta del Re Sole nel 1664 dove c’era ancora solo campagna. Dal 1834 il loro allestimento fu affidato a Jakob Hittorff, che creò i giardini e trasformò la place de la Concorde. È sugli Champs-Elysées che il generale De Gaulle marciò nel 1944 alla Liberazione e che ogni anno si celebra il 14 luglio. Vi si trovano l’Eliseo, teatri prestigiosi, il Grand e il Petit Palais. È sempre qui che i francesi festeggiano le vittorie calcistiche e non per niente i Gilet gialli vi hanno manifestato per mesi.
Ma è da tempo che non sono più come nelle pagine di Marcel Proust e nei film di Godard. Troppi negozi di lusso, troppe catene di abbigliamento e di street food, sempre meno artigiani e cultura, meno cinema e librerie. E poi troppo rumore e inquinamento. Il 27 gennaio 2020, «Le Monde» ha pubblicato una lettera aperta dal titolo esplicito «Gli Champs-Elysées devono tornare a essere il più bel viale del mondo», firmata da numerose personalità, tra cui l’urbanista e architetto Philippe Chiambretta, fondatore dell’agenzia Pca-Stream. Con l’appoggio del Comité Champs-Elysées nell’ultimo anno e mezzo Chiambretta ha portato avanti uno studio insieme a un team di scienziati, economisti, operatori culturali per «reinventare» il viale e «restituirlo» ai parigini.
Da tutto questo è nato un progetto da 150 milioni di euro. Dallo studio, intanto, sono emerse alcune importanti constatazioni. I parigini che vanno a passeggiare con amici o in famiglia ai piedi dell’Arco di Trionfo sono solo il 5% delle persone che vi transitano ogni giorno. Il viale è una grande «autostrada urbana»: vi circolano 64mila automobili al giorno. Il livello di diossido di azoto può raggiungere gli 80 microgrammi per metro cubo, il doppio dei limiti fissati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. E l’inquinamento acustico è altissimo, con livelli sonori di 68-75 decibel. I suoi giardini (24 ettari) sono 40 volte meno frequentati del vicino Parc Monceau (8 ettari).
Il progetto di Chiambretta prevede di dimezzare la circolazione automobilistica portando le corsie da otto a quattro e di ridurre l’inquinamento sonoro installando un rivestimento silenzioso al posto dei pavé. L’architetto intende rendere pedonale il ponte Alexandre III e l’avenue Winston Churchill. Prevede di piantare oltre mille alberi e triplicare gli spazi verdi anche ai piedi dell’Arco di Trionfo e in place de la Concorde. Il centro della piazza diventerebbe a sua volta pedonale per formare un’unica passeggiata fino al parco delle Tuileries. Spunterebbero piste ciclabili e nuovi chioschi, spazi per lo sport e aree di gioco per bambini nei giardini.
Nel settore più commerciale del viale si prevede di dare più spazio alla passeggiata con panchine e fontane e piantare alberi grandi per aumentare l’ombra. Chiambretta più che di progetto parla di «visione» per il viale a scadenza 2030. I parigini sono chiamati a partecipare e a esprimere opinioni e consigli online. Non si sa se questo progetto «chiavi in mano» sarà mai realizzato.
La questione su come rendere più verde e meno inquinata una città come Parigi, tra le più affollate d’Europa, per far fronte al cambiamento climatico è stato al centro dei dibattiti per le elezioni municipali (il primo turno si è tenuto il 15 marzo, mentre il ballottaggio è stato rinviato a giugno a causa della crisi del Covid-19). Chiambretta ha presentato il suo progetto a tutti i candidati, di destra e sinistra, e lo ha messo a disposizione del nuovo sindaco.
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