Giulia Grimaldi
Leggi i suoi articoli«GO! 2025» è un augurio ma anche un traguardo. Due città appartenenti a due Nazioni confinanti si uniscono per diventare la prima capitale transfrontaliera della cultura europea. Gorizia, italiana, e Nova Gorica, slovena, hanno puntato su un percorso di riconciliazione che le ha premiate con il titolo, che quest’anno condividono con la tedesca Chemnitz. «GO 2025!» riunisce un territorio la cui storia è ancora recente. Una cultura «Borderless», come il claim scelto per sottolineare la cooperazione tra i due Paesi che sfida le concezioni di confini e nazionalità.
Durante la Prima guerra mondiale Gorizia fu contesa tra italiani e austriaci con battaglie in cui persero la vita 300mila soldati. La millenaria città fu annessa all’Italia, ma nel 1947 venne divisa in due tra Italia e Jugoslavia: case, strade, cortili, stalle, persino un cimitero e una tomba. Un fiume, un monte, intere famiglie. Tutto venne tagliato a metà. Nova Gorica venne edificata all’indomani degli accordi ufficiali, «secondo i principi di Le Corbusier» e il confine divenne una costante proprio nel cuore della città, con tanto di filo spinato, guardie armate, lasciapassare e contrabbando. Quando poi il primo maggio 2004 cadde l’ultimo confine italo-iugoslavo, con l’ingresso della Slovenia nell’Unione Europea, una vera e propria folla invase piazza della Transalpina per celebrare l’evento.
«GO! 2025»
Il programma (go2025.eu) prevede migliaia di iniziative, tra concerti, teatro, cinema, danza e incontri. Tra questi spiccano la retrospettiva «Cogliere la tempesta» di Eta Sadar Breznik (nel Teatro Nazionale Sloveno di Nova Gorica); la mostra «Andy Warhol. Beyond Borders» (fino al 4 maggio al Palazzo Attems Petzenstein di Gorizia); un’esposizione di 22 artisti della Primorska che hanno lasciato un’impronta indelebile nel mondo della grafica d’arte tra il 1951 e il 1989, al Park Hotel di Nova Gorica. Fino al 31 dicembre, nell’ambito del progetto «Museo sul confine», il Goriški muzej ha acquisito uno spazio aggiuntivo nella località di Miren e ha allestito la mostra «Vsemir», che parla del confine che tagliò in due il cimitero di Miren. Dal 7 al 28 febbraio 2025, l’Xcenter di Nova Gorica ha presentato invece una mostra di quattro giovani artisti ucraini: Stefania Bodnia (& Jack Dove), Margo Sarkisova, Alex Sirous e Maria Matiashova. Dal 15 marzo, la mostra di Zoran Mušič sarà esposta alla Galleria Lojze Spacal a Štanjel. Per tutto l’anno, la mostra «Stanza Mušič» sarà allestita presso l’Xcenter di Nova Gorica. Inoltre, fino a dicembre sarà possibile partecipare al «Tour del contrabbando»: un’esperienza turistica che si svolge lungo il percorso tra piazza Transalpina e il Museo del Contrabbando di Pristava, attraversando più volte la frontiera. Accanto al programma ufficiale, «GO! 2025&Friends» offrirà mostre e concerti nell’intero territorio regionale.

Frank McDarrah, «Warhol & Brillo Boxes At Stable Gallery», 1964. Foto © Fred W. McDarrah/Muus Collection
Che cosa vedere nelle due città
Ha senso iniziare la scoperta di Gorizia dal piazzale della Transalpina/Trg Evrope, simbolo storico e fulcro anche di uno dei maggiori interventi dell’anno. La piazza, divisa per decenni dal confine e da barriere fisiche, è tornata a essere uno spazio condiviso. Per restare in tema, visitate anche la Casa Rossa, altro blocco doganale in disuso, poi lasciate che il fascino antico della città vi porti verso il centro. Il castello arroccato sulla collina, circondato dalle mura e dall’aura medievale, ridefinisce subito il peso storico della città. Passeggiate tra le vie di Borgo Castello e spingetevi verso la Cappella romanica di Santo Spirito. Scendete poi nel centro della città, in via Rastello, così chiamata per un cancello che, in epoca medievale, ne chiudeva l’accesso di notte. Immaginate la frenesia che animava quest’infilata di palazzi nell’Ottocento.
Se anche in territorio sloveno volete ripercorrere le vecchie linee di confine, fate una visita al valico del Rafut, dove si trova il Museo del Contrabbando (parte del Museo Goriški di Nova Gorica). Per il resto, inutile cercare antiche vestigia a Nova Gorica, ma potreste incontrare il design di Oskar Kogoj a Miren Kras, una piccola zona tranquilla a sud della città dove si trova la Galleria di Nature Design.
E nei dintorni
Siate «borderless» e girate tra il Collio/Goriška Brda, dove la cultura è legata in modo identitario con la terra, nel senso più materico del termine. Le grotte carsiche erano l’unico riparo sicuro per i soldati sul fronte dell’Isonzo/Soça tra il 1915 e il 1917. L’esercito austroungarico vi costruì un’infrastruttura sotterranea fatta di strade, ferrovie e acquedotti, che è possibile visitare. Un percorso di 4,6 chilometri nelle gallerie racconta invece la Seconda guerra mondiale. Lasciatevi impressionare dall’Ossario di Oslavia, monumento di epoca fascista costruito sul Monte Calvario che accoglie le spoglie di quasi 60mila soldati e circa 36mila ignoti. Poi però sgranchitevi le gambe e lasciate che a emozionarvi sia lo stesso paesaggio, le cui caratteristiche rendono speciali gli «orange wine», da assaggiare nelle numerose cantine. Pedalate con le opzioni di bike sharing potenziate dai progetti «GO! 2025» o seguendo il Sentiero delle Vigne Alte, a Cormons: tre chilometri per guardarvi attorno e cogliere appieno il senso di quest’area intrinsecamente multiculturale.
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