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I diari di George Daniel de Monfreid rivelano la probabile origine della perla nella scultura di Gauguin. Perpignan, Musée d’Art Hyacinthe Rigaud/ArKhênum

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I diari di George Daniel de Monfreid rivelano la probabile origine della perla nella scultura di Gauguin. Perpignan, Musée d’Art Hyacinthe Rigaud/ArKhênum

Chi ha aggiunto la perla sulla scultura di Gauguin del Musée d’Orsay?

Un ricercatore ha scoperto che il gioiello che dà il nome a un’opera tahitiana del 1892 è stato inserito anni dopo la morte dell’artista

Martin Bailey

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Una scultura lignea eseguita a Tahiti nel 1892 da Paul Gauguin e oggi conservata nel parigino Musée d’Orsay, nota come «Idole à la perle», non è quel che sembra. La perla che le dà il titolo è stata in realtà applicata sulla fronte dell’idolo quasi 30 anni dopo, quando l’artista (1848-1903) era morto da tempo. La prova dell’aggiunta è stata scoperta nel diario di un amico di Gauguin, George Daniel de Monfreid.

L’«Idole à la perle», o «Tii à la perle» (Tii è una divinità tahitiana), alto poco meno di 24 cm, fu scolpito dall’artista in Polinesia utilizzando il locale legno di tamanu. L’opera, dal simbolismo enigmatico, raffigura una donna nuda, seduta nella posizione del loto all’interno di una nicchia sovrastata dalla testa di un’altra figura femminile di diemnsioni maggiori.

La donna nella posizione del loto ha tratti del viso polinesiani, mentre la fascia decorativa è un’invenzione di Gauguin. Anche gli elementi buddisti della scultura (come la posizione del loto) sono asiatici più che tahitiani, filtrati dalle esperienze dell’artista a Parigi, dove visitò le mostre d’oltremare dell'Exposition Universelle del 1889. Nonostante l’interesse di Gauguin per la cultura polinesiana, la sua comprensione delle credenze religiose locali, all’apparenza esotiche, era limitata. Le sculture dei Mari del Sud di Gauguin scaturiscono in parte dalla sua percezione della società tahitiana, ma soprattutto dalla sua immaginazione; credeva, in gran parte a torto, che la religione tahitiana e il buddismo avessero origini orientali comuni. Curiosamente la figura maschile del Buddha è stata trasformata in una donna un po’ androgina.

Fabrice Fourmanoir, un ricercatore che da Tahiti si è trasferito in Messico, ha studiato i diari di Monfreid, da poco acquisiti dal Musée d’Art Hyacinthe-Rigaud di Perpignan, dove fino al 31 dicembre è allestita una mostra su Monfreid. Fourmanoir ha trovato in quei taccuini un riferimento chiave alla scultura di Gauguin; il 6 gennaio 1928 Monfreid scrive infatti: «Sono andato da Bourgeois che è stato così gentile da forare una piccola perla che ho conservato e ora andrò al [Musée du] Luxembourg per attaccarla alla fronte del piccolo idolo di Gauguin». (Bourgeois si presume fosse un gioielliere parigino, la scultura stava per essere esposta al Musée du Luxembourg di Parigi e non è chiaro per quale ragione Monfreid abbia deciso di aggiungervi la perla).

Finora Monfreid è stato dipinto come un amico fedele di Gauguin, che dalla Francia assistette l’artista durante il soggiorno in Polinesia e contribuì a preservarne le opere dopo la morte. Gli studi di Fourmanoir sul diario privato cui ha avuto accesso di recente lo inducono però a mettere in dubbio molti aspetti. Il 23 agosto 1903 Monfreid scrive di aver saputo quel giorno della morte di Gauguin, avvenuta l’8 maggio. La perdita dell’amico è registrata in un’annotazione sorprendentemente breve e da cui all’apparenza non traspare alcuna emozione. Solo tre settimane dopo, tardivamente,  scrive per informare la moglie danese dell'artista, Mette, della morte del marito nelle Isole Marchesi.

Gauguin era tornato a Parigi dopo il suo primo soggiorno tahitiano nel 1893, un anno dopo aver realizzato la scultura, da lui affidata al mercante Ambroise Vollard. Nel 1900 Gauguin incaricò Vollard di inviare tutte le sue sculture invendute a Monfreid, che gli fece da agente in Francia fino alla morte (avvenuta nel 1929). Nel 1951 la figlia di Monfreid promise di donare al Louvre l’idolo, poi passato al d’Orsay. Dal suo arrivo nei musei parigini è stato intitolato «Idole [o Tii] à la perle». L’opera figurava nella grande mostra del 2017-18 «Gauguin l’alchimista», all’Art Institute di Chicago e al Grand Palais di Parigi.

Indizio fotografico
Da una fotografia del 1894 quello sulla fronte della figura più che una perla sferica sembrerebbe un oggetto più piatto, da alcuni interpretato come il terzo occhio di Buddha (ipotesi rafforzata dalla posizione delle gambe dell’idolo). Secondo Fourmanoir l’oggetto originale apposto da Gauguin potrebbe essersi smarrito in Francia o essere stato rimosso deliberatamente, per essere sostituito da Monfreid con una piccola perla di modesto valore.

Nel catalogo della mostra di Perpignan le curatrici Claire Bernardi (Musée d'Orsay) e Ophélie Ferlier-Bouat (ex Musée d'Orsay, ora Musée Bourdelle) sostengono che il monile sia stato aggiunto forse per sostituire «un originale perduto». La fotografia del 1894 fa però sorgere il dubbio che non si trattasse di una perla. Il mese scorso un portavoce del Musée d'Orsay ha dichiarato alla nostra testata partner in lingua inglese, «The Art Newspaper»: «Non possiamo dare una risposta chiara e definitiva sulla perla senza prima aver riesaminato l’opera». È assai improbabile che il museo prenda in considerazione l’idea di rimuovere la perla, ormai parte della storia della scultura; sarebbe molto più semplice dare all’opera un nuovo titolo.
 

Le caratteristiche e il simbolismo di «Idole à la perle» si devono all’immaginazione di Gauguin più che alla tradizione religiosa tahitiana © RMN-Grand Palais (Musée d’Orsay)/Jean Schormans

Martin Bailey, 15 novembre 2022 | © Riproduzione riservata

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