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Johannes Vermeer, «Giovane donna seduta al virginale» (particolare)

Foto Courtesy della Leiden Collection

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Johannes Vermeer, «Giovane donna seduta al virginale» (particolare)

Foto Courtesy della Leiden Collection

L’inquinamento fa scoprire l’ultimo dipinto di Vermeer

Le particelle di feldspato rinvenute durante il restauro della «Giovane donna al virginale» di proprietà di Kaplan (celebre anche per la sua collezione di Rembrandt) suggeriscono una nuova datazione per l’opera, emersa pubblicamente solo all’asta del 2004   

I segni dell’inquinamento atmosferico del Seicento hanno aiutato a datare un raro dipinto di Vermeer. La conservazione della «Giovane donna seduta al virginale » ha rivelato la presenza tra gli strati pittorici di particelle di feldspato. Depositi provenienti, probabilmente, dalla produzione di ceramiche di Delft, città natale dell’artista.

La «Giovane donna seduta al virginale», fresca di restauro, è ora esposta nella mostra «Da Rembrandt a Vermeer: capolavori della collezione Leiden», in corso fino al 24 agosto all’H’ART Museum di Amsterdam. La rassegna comprende 75 opere appartenenti all’imprenditore americano Thomas Kaplan (che in onore della città natale di Rembrandt ha chiamato la collezione Leiden), tra cui ben 18 Rembrandt, e, appunto, il Vermeer, pezzo forte dell’ultima sala.

«Giovane donna seduta al virginale» è l’unico dei 37 Vermeer noti rimasto in mani private. La sua attribuzione è stata ampiamente messa in dubbio fin dagli anni ’40, ma poco prima dell'’asta da Sotheby's nel 2004 il dipinto è stato sottoposto a studi approfonditi e da allora è stato accettato quasi unanimemente dai curatori di arte olandese del XVII secolo.

In occasione dell’asta Kaplan rivelò a «The Art Newspaper» di esser stato il primo offerente, ma il prezzo del lotto era presto salito alle stelle e alla fine per 16 milioni di sterline se lo aggiudicò il boss del casinò di Las Vegas Steve Wynn. In quel frangente, Kaplan disse a un mercante suo amico: «Un giorno quel dipinto sarà mio». Quattro anni dopo, quando Wynn fu costretto a venderlo, Kaplan e la moglie Daphne Recanati riuscirono finalmente ad assicurarsi il Vermeer (insieme all’«Autoritratto con occhi ombreggiati» di Rembrandt, 1634).

L’anno scorso i Kaplan hanno affidato il dipinto al restauratore David Bull (scomparso il 28 dicembre 2024), chiedendogli un trattamento delicato: «Voglio vedere il lavoro dell'artista, non del restauratore», è stata la richiesta dei collezionisti.

La presenza di particelle di feldspato emerse durante l’esame di Bull ha aiutato a chiarire le fasi del completamento dell’opera. Vermeer terminò la composizione di base intorno al 1670-72, presumibilmente lasciandola nel suo studio nel centro di Delft. Fu allora che le particelle di feldspato nell’aria si depositarono sulla superficie.

Secondo Arthur Wheelock, ex curatore della National Gallery of Art di Washington DC e ora consulente senior della collezione di Kaplan, Vermeer aggiunse lo scialle giallo (su quello che in precedenza era un corpetto) nel 1675. Dal punto di vista stilistico, l’indumento ricorda quello di «Una giovane donna seduta al virginale» nella National Gallery di Londra, che Wheelock fa risalire agli ultimi anni di Vermeer. Un «ritocco» forse dettato da un cambiamento nella moda femminile: «Lo scialle potrebbe riflettere uno stile di abbigliamento diverso che divenne in voga dopo l'invasione francese dei Paesi Bassi [nel 1672], ma ha anche conferito alla giovane donna un aspetto classico e senza tempo».

Chissà se Vermeer aggiunse lo scialle di sua iniziativa o su richiesta di un acquirente. L’identità del proprietario originale rimane ignota, anche se potrebbe benissimo trattarsi di Pieter van Ruijven e sua moglie Maria de Knuijt, i principali mecenati dell’artista nonché suoi concittadini.

Fino a poco tempo fa si pensava che il dipinto di Kaplan fosse stato completato tra il 1670 e il 1672, date fornite nella fortunata retrospettiva del 2023 al  Rijksmuseum. La datazione è stata rivista e  Wheelock la colloca ora tra il 1670 e il 1675. Vermeer morì il 15 dicembre 1675: «Giovane donna seduta al virginale» è dunque molto probabilmente il suo ultimo dipinto.

Dopo il restauro di Bull, nel dipinto sono visibili nuovi dettagli. «Sono venute fuori le sfumature, l’ombra, la composizione tonale, sottolinea Kaplan. Sono rimasto sbalordito, abbiamo semplicemente eliminato ciò che non era di Vermeer». Risalta ora la modellazione delle pieghe dell’abito di raso bianco e dopo aver rimosso le ridipinture sulle labbra e sulle sopracciglia l’espressione della donna ritratta risulta più amichevole.

Per la mostra di Amsterdam, che si sposterà poi al Norton Museum of Art di West Palm Beach, in Florida (25 ottobre-29 marzo 2026) «Giovane donna seduta al virginale» è stato reincorniciato. Dopo l’asta di Sotheby’s del 2024 il Vermeer era stato inserito in una cornice francese intagliata e dorata. Ora è racchiuso in una più semplice cornice olandese in ebano nero della fine del Seicento, che certamente gli dona: distrae di meno, lasciando la scena alla composizione.

Resta un mistero: chi è la donna nel dipinto di Kaplan? Faceva parte della famiglia del pittore o era una sua amica o una modella? Chiunque fosse, sembra essere stata una persona che Vermeer conosceva bene e che si rilassava in sua compagnia. Nel dipinto suona con grande sicurezza, senza bisogno di guardare il virginale. Rivolge il viso verso lo spettatore, suonando per noi.

 

 

 

 

«La Giovane donna seduta al virginale» di Vermeer nella sua vecchia cornice dorata (a sinistra) e in quella nuova. Courtesy della Leiden Collection

Martin Bailey, 11 aprile 2025 | © Riproduzione riservata

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