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Chloë Bass firma per l’MTA la prima opera sonora della New York City Subway

Fino al 5 ottobre 24 annunci in sei lingue in 14 stazioni, per la nuova commissione del programma Arts & Design della Metropolitan Transportation Authority, un modello ibrido pubblico–privato che dal 1985 arricchisce la rete con interventi artistici permanenti e temporanei

Chiunque abbia preso la metropolitana di New York conosce la colonna sonora quotidiana del viaggio, tra i metallici rumori dei treni, il brusio dei newyorchesi e gli annunci all’altoparlante. Da settembre a ottobre, però, tra un «stand clear of the closing doors» e l’altro, i pendolari possono ascolatre frasi che non hanno nulla a che fare con il traffico ferroviario. «If you hear something, free something», «Trust is a form of travel», «Pay attention to the person next to you». Non sono slogan pubblicitari né avvisi istituzionali, ma frasi dell’artista Chloë Bass invitata a reinventare il sistema di annunci della subway su invito di Creative Time (tra gli sponsor Bloomberg Philanthropies e Rockefeller Foundation) e dall’ufficio MTA Arts & Design, il programma dell’MTA (Metropolitan Transportation Authority) di New York, fondato nel 1985 per arricchire il sistema di trasporto pubblico con opere d’arte permanenti e temporanee. È la prima volta che l’MTA – l’autorità che gestisce i trasporti della città – concede a un’artista di intervenire direttamente sul sistema sonoro. Ventiquattro annunci diversi, registrati in sei lingue (inglese, spagnolo, arabo, bengali, creolo haitiano e mandarino), diffusi in 14 stazioni fino al 5 ottobre 2025, trasformano la routine del viaggio in un’esperienza culturale, fugace ma incisiva. Il titolo scelto da Bass, «If you hear something, free something», è una riscrittura del celebre avviso di sicurezza post-11 settembre «If you see something, say something». Quel mantra, ripetuto per oltre vent’anni in ogni stazione, ha modellato l’immaginario collettivo di milioni di cittadini, legando il viaggio quotidiano a un costante senso di allerta. Bass lo capovolge: dall’ansia al dono, dal sospetto alla fiducia. L’opera è un invito a ripensare il modo in cui viviamo gli spazi pubblici e il rapporto con chi li condivide con noi.

 

Per costruire i testi, l’artista ha lavorato per mesi con focus group e incontri: pendolari, lavoratori dell’MTA, giovani di comunità locali, un coro di voci che riflette la complessità sociale della città. «Volevo che ogni annuncio fosse non solo un messaggio, ma un’esperienza di prossimità», ha spiegato Bass al New York Times. «In una città dove tutti passano di fianco a tutti, senza guardarsi, la mia domanda era: possiamo ascoltarci di più?». Quello di Bass non è un caso isolato, ma l’ultimo tassello di un mosaico più ampio. Dal 1985, quando nacque MTA Arts & Design, la metropolitana newyorkese è diventata uno dei più grandi musei pubblici del mondo: oltre 400 opere permanenti – mosaici, vetrate, sculture, installazioni – e decine di commissioni temporanee ogni anno. Negli ultimi mesi si sono aggiunti il mosaico Abstract Futures del duo Hilma’s Ghost a Grand Central, le opere di Duke Riley sulla Long Island Rail Road, i mosaici narrativi di Jackie Chang a Brooklyn. Tutti progetti commissionati dall’MTA attraverso bandi che prevedono un investimento annuo dedicato, spesso in collaborazione con artisti di fama internazionale e gallerie di riferimento. L’idea è chiara: trasformare uno spazio percepito come grigio e caotico in un luogo di identità culturale, capace di accogliere milioni di passeggeri al giorno con segni visivi (e ora anche sonori) che parlano di arte. La differenza rispetto ad altri progetti di arte pubblica sta nella scala. La metropolitana di New York trasporta oltre 3,5 milioni di persone al giorno. Intervenire qui significa parlare a un pubblico trasversale, non selezionato, che non ha scelto di «andare a vedere arte». Dietro al progetto c’è anche una riflessione più ampia: cambiare il paesaggio sonoro può cambiare la percezione di uno spazio urbano. Non è solo estetica, ma un intervento sulla qualità della vita quotidiana L’MTA non lavora da sola: partnership con organizzazioni culturali come Creative Time, sostegno di gallerie e fondazioni, sponsorizzazioni private sono parte integrante del modello. L’investimento in arte pubblica diventa così leva di reputazione e di responsabilità sociale: un modo per incidere sullo spazio vissuto da milioni di cittadini. Anche l’Italia ha le sue eccellenze, le stazioni della metropolitana di Milano, Roma, Torino e Napoli ospitano già interventi artistici. 

Jenny Dogliani, 11 settembre 2025 | © Riproduzione riservata

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