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David Landau. Foto Massimo Pistore

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David Landau. Foto Massimo Pistore

Come si crea un centro artistico di successo?

Ecco la formula in cinque punti, dalla collaborazione alla ricerca, agli eventi (ma il principale è l’amore). Ce lo insegna il Centro Studi del Vetro sull’Isola di San Giorgio con il suo archivio per salvare i disegni dei maestri vetrai

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Anna Somers Cocks

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Esiste una formula per creare un centro di successo per la cura, il godimento e la comprensione di ogni ambito dell’arte? C’è, e ha preso corpo con il Centro Studi del Vetro sull’Isola di San Giorgio. Si tratta di creare un sistema di interconnessioni, al quale, a maggio, si è aggiunto un altro elemento fondamentale, l’Archivio Generale del Vetro Veneziano, grazie al quale il Centro è entrato in una categoria di livello mondiale nel suo settore.

In primo luogo, recita la formula, mostrate l’arte stessa. Da dieci anni le Stanze del Vetro, che fanno parte del Centro, organizzano due mostre tematiche all’anno, di cui l’attuale è dedicata ai celebri vetri astratti e scultorei prodotti in Cecoslovacchia sotto il comunismo, stranamente liberi rispetto alla pittura obbligata a seguire la linea del Realismo socialista (fino al 26 novembre).

In secondo luogo, collaborate con tutti, vicini o lontani, in campi simili, in modo da formare una massa critica ed essere percepiti come un alleato, non come una minaccia. L’alleato indispensabile in questo caso è la Fondazione Cini, che ha in affidamento gran parte dell’isola e il suo monastero e si dedica alla ricerca in campo artistico.

In terzo luogo, fate parlare di voi organizzando regolarmente eventi di rilievo, come la ben pubblicizzata Venice Glass Week (l’undicesima edizione si terrà dal 9 al 17 settembre a Venezia, Murano e Mestre), organizzata insieme all’autorevole Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, che produce anche mostre sul vetro e, insieme ai Musei Civici,assegna il Premio Glass in Venice. In quella settimana più di 100mila studiosi, creatori, collezionisti e artisti arrivano da tutto il mondo in laguna per partecipare ad attività, seminari e occasioni di divertimento, come la maratona da una fornace all’altra a Murano e i concerti del coro dei mastri vetrai.

Quarto, finanziate borse di studio e stage per condurre ricerche e studi e rendere tutto disponibile online. Quinto, pubblicate le mostre e le ricerche e costituite una biblioteca essenziale di libri, periodici, album fotografici, video e podcast. L’ultimo nato, l’Archivio, è ospitato nella Sala Messina, ex dormitorio dei monaci del monastero benedettino, restaurato dalla Fondazione Cini con il finanziamento delle Regioni Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia e il sostegno della Pentagram Stiftung, fondata da Rosi e David Landau nel 2011 per sostenere tutte le attività del Centro.

L’Archivio ospita già più di 200mila disegni, schizzi e documenti relativi al vetro veneziano, la raccolta più completa di questo materiale dalla fine dell’Ottocento a oggi. Il fatto che esista è fondamentale perché aziende storiche come le Vetrerie Antonio Salviati hanno cessato l’attività e le loro carte rischiavano di andare perse o disperse. Invece, 45mila disegni e documenti e 948 immagini dei loro 90 anni di attività sono ora al sicuro per i posteri. Lo stesso vale per i 22.053 disegni, le circa 12mila foto e i 31 cataloghi di produzione che registrano le attività della Seguso Vetri d’Arte. «Alcuni di questi disegni erano finiti in Germania per essere venduti singolarmente su ebay, racconta David Landau, ma siamo riusciti a ricomprarli». L’Archivio comprende anche piccoli campioni di vetro realizzati su indicazione dell’allora giovane e brillante architetto Carlo Scarpa per l’azienda MVM Cappellin & C., di cui entrò a far parte nel 1921, recuperando tecniche complesse come la filigrana e il reticello.

E già arrivano nuove donazioni, come 450 disegni del pittore Dino Martens (morto nel 1970), direttore artistico di Aureliano Toso. Sono particolarmente interessanti perché comprendono pezzi di vetro incollati ai fogli come campioni di colore, con frecce che indicano come devono essere utilizzati dal maestro che produrrà l’oggetto. E solo la presenza di 82.500 pubblicazioni, disegni, fotografie e manoscritti di uno dei più famosi designer italiani dell’epoca moderna, Ettore Sottsass, scomparso nel 2007, basterebbe a fare dell’Archivio un polo di attrazione per ogni studente di design. Oggi chiunque può consultarlo: basta un appuntamento e il suo staff mette tutto a disposizione.

Ma per quanto valida sia questa formula per il successo, non è sufficiente se non c’è un motivo trainante per l’impresa nel suo complesso. David Landau dice: «Quando vedo così tanto potenziale per migliorare le cose che sono immeritatamente dimenticate o non apprezzate, la conoscenza, la condivisione della bellezza e della cultura, non posso resistere al tentativo di portare un cambiamento, di svegliare le persone di buona volontà, di funzionare come catalizzatore del cambiamento». 

In questo caso specifico, il cambiamento per il quale lui e Rosi Landau stanno lavorando è nientemeno che quello di salvare l’antichissima industria vetraria veneziana che sta morendo sotto l’assalto di imitazioni cinesi a basso costo, di una generale mancanza di apprezzamento e ora dell’aumento dei prezzi dell’energia (cfr. n. 429, giu. ’22, p. ???). Questa maestria raffinatissima, tramandata nel corso dei secoli, può portare, secondo i Landau, alla realizzazione di grandi opere d’arte grazie al lavoro congiunto di artisti e artigiani: un processo che è iniziato ma che non ha ancora raggiunto il suo pieno potenziale.

David Landau. Foto Massimo Pistore

Anna Somers Cocks, 03 luglio 2023 | © Riproduzione riservata

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