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Olga Scotto di Vettimo
Leggi i suoi articoliInaugurato nel 1924, il Museo Correale di Terranova venne istituito a seguito del lascito testamentario dei fratelli Alfredo e Pompeo Correale, raffinati collezionisti e ultimi discendenti di una nobile casata, i quali disposero che la loro ricca e varia raccolta d’arte trovasse sistemazione nella storica dimora di famiglia a Sorrento (Na). Nell’edificio settecentesco, immerso in un rigoglioso giardino che si affaccia sullo straordinario panorama del golfo di Napoli, sono conservati eleganti arredi, rari orologi, preziose porcellane, un consistente nucleo di reperti archeologici e un’importante collezione di dipinti e sculture dal Medioevo all’Ottocento. Arricchito nel tempo con diverse donazioni, il museo accoglie anche una Biblioteca, centro culturale importantissimo per la città, che vanta, assieme a pubblicazioni di storia locale, manoscritti e libri antichi.
Storico dell’architettura e dell’arte, Fabio Mangone, professore ordinario di Restauro e Storia dell’Architettura all’Università degli Studi di Napoli «Federico II», già componente del comitato scientifico del museo, è stato di recente nominato all’unanimità dal Cda della Fondazione Correale (membri Gaetano Mauro, Paolo Jorio e Valter Luca De Bartolomeis) direttore di questo scrigno di bellezza, molto apprezzato e amato dal turismo internazionale.
Professor Mangone, come descriverebbe questo museo?
Iniziamo con rivedere alcuni luoghi comuni. Il Museo Correale, sviluppato su tre piani, più il sottotetto delle porcellane, con la varietà di arredi, oggetti di arte decorativa, reperti archeologici, sculture e dipinti non è certo un «museo piccolo» né, tantomeno, «il più bel museo di provincia italiano», come lo definì Amedeo Maiuri. Provinciali non erano, certamente, i colti fratelli Correale né provinciale era il luogo in cui si è formata quella collezione, crocevia internazionale di numerosi stranieri i quali, giungendo lì, ben si inserivano in un contesto di cultura cosmopolita, ancora oggi molto vivo. Né fu provinciale l’ottica con cui fu costituita la collezione che guarda all’Europa: basterebbe pensare ai dipinti dei fiamminghi o anche alla stessa Scuola di Posillipo, espressione di europeismo, che nasce nell’ambito del Grand Tour. Inoltre, europeo è lo stesso pubblico che visita ancora oggi il museo. Il Correale è, piuttosto, un museo con molte dimensioni: ha una sezione archeologica, che potrebbe essere un museo a sé; un giardino storico bellissimo, come lo è la villa settecentesca che lo ospita; una collezione di opere, oggetti e arredi, in parte ereditate, in altra parte acquistate dai due fratelli. Questo dialogo con l’Europa, già espresso nella collezione, deve continuare anche nelle azioni che svilupperemo.
L’1 aprile, data del suo insediamento, coincide anche con la riapertura stagionale del museo.
Abitualmente il museo chiude nei primi mesi dell’anno e riapre in primavera, seguendo il flusso del turismo internazionale. Quest’anno inaugureremo con il riallestimento della Scuola di Posillipo, sezione che, più di tutte, presenta importanti aspetti collezionistici e l’interesse che i due fratelli Correale nutrivano per la pittura a loro contemporanea. Basti pensare che Pompeo Correale prese lezioni da Giacinto Gigante e da Teodoro Duclère e che probabilmente acquistò proprio dalla vedova di quest’ultimo, figlia di Anton Sminck van Pitloo, le numerose opere del pittore olandese in collezione. La risistemazione è frutto di un ragionamento sugli allestimenti del museo e nasce dal desiderio di valorizzare questo aspetto del collezionismo di arte contemporanea dei fratelli Correale.

La sezione archeologica del Museo Correale riallestita nel 2024 nella zona della domus romana
Quali sono le attuali condizioni del museo?
Il Museo Correale nel 2024 ha compiuto 100 anni. Si tratta di una Fondazione privata, retta da un competente Cda, che si autosostiene, con un modello gestionale che lo rende più simile ai musei europei che a quelli italiani. Ha vissuto per 100 anni sulle proprie forze e del proprio fascino. Ora si deve immaginare il secondo secolo di vita. L’1 aprile avverrà il passaggio di consegna tra me e Paolo Jorio, che ha ricoperto il mandato negli ultimi quattro anni e che è stato lucido nel comprendere le enormi potenzialità di questo museo, che deve essere dinamico e al passo con i tempi. Per il centenario, la sezione archeologica è stata riallestita negli spazi che si credevano cantine e che, invece, si sono rivelati resti di una domus rustica romana. Con un progetto Pnrr che ho coordinato è stato recuperato e messo in sicurezza il giardino, che in futuro sarà aperto alla fruizione. Inoltre, nella sezione archeologica abbiamo lavorato per abbattere le barriere cognitive attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie, aspetto che andrà ulteriormente potenziato. Sempre grazie ai fondi Pnrr, prima della prossima estate lo straordinario e già qualificato personale del museo seguirà un corso di aggiornamento sui temi dell’accoglienza, valorizzazione e inclusività perché sia sempre più consapevole del ruolo del Correale come moderno museo.
Quali sono le azioni che intende intraprendere?
Coerentemente con la sensibilità internazionale, penso al museo come a un centro di ricerca, a un ruolo che vada oltre le azioni di conservazione e di valorizzazione. Dalla mia prospettiva di universitario immagino corsi di formazioni, convegni e «summer school» da svolgere in questa prestigiosa sede in collaborazione con istituzioni estere e del territorio. Inoltre, ritengo che occorra attivare rapporti con musei internazionali, ospitare mostre di qualità e valorizzare al massimo le collezioni permanenti facendo viaggiare le opere, ma anche proporre nuovi allestimenti attingendo dagli importanti depositi del Correale. Il museo deve essere inteso come una creatura dinamica: deve vivere, realizzare mostre, avere allestimenti nuovi. Non si deve pensare di poterlo visitare una sola volta. Altro aspetto, è il potenziamento del rapporto con il pubblico straniero e con il territorio. La mia esperienza come superiore della Disciplina della Santa Croce, antichissima confraternita che opera nel quartiere di Forcella a Napoli, mi ha dato la misura di quanto i beni culturali possano offrire benefici alla comunità. Un’interlocuzione storica importante, tutta al femminile e incredibilmente al passo con i tempi, è quella con l’Associazione Amiche del Museo Correale, molto attive con il loro sostegno. Infine, ritengo che si dovrà stabilire un dialogo tra antico e contemporaneo per avvicinare pubblici diversi. Anche qui non c’è contraddizione con il collezionismo dei Correale che hanno acquistato opere del loro secolo, quindi contemporanee. Così io immagino di portare nel museo mostre e artisti contemporanei.
Quali i primi progetti espositivi?
Stiamo lavorando a un convegno sul collezionismo nobiliare napoletano dell’800 e a una mostra su Torquato Tasso nell’arte, anche con prestiti da altri musei. Il Correale possiede un manoscritto e alcune prime edizioni di Tasso. Inoltre, tra i dipinti di Duclère, viene ritratta la casa del poeta, che nacque proprio a Sorrento. Tasso testimonia ancora una volta quanto il Correale e Sorrento non raccontino una storia di provincia, ma un dialogo intenso e fitto con l’Europa.

Una porzione del giardino del Museo Correale, riqualificato con fondi Pnrr
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