Milano. Nessuno più di Alberto Savinio, autore nel 1944 di quell’autentica dichiarazione d’amore a Milano che è «Ascolto il tuo cuore, città», avrebbe potuto essere il «testimone» della mostra monografica che all’UniCredit Pavillion mette in scena le «dichiarazioni d’amore» di Gabriele Basilico alle metropoli del mondo, compresa l’amata Milano. Intitolata proprio «Gabriele Basilico. Ascolto il tuo cuore, città», la mostra, curata da Walter Guadagnini con Giovanna Calvenzi e lo Studio Gabriele Basilico, presenta dal 18 dicembre al 31 gennaio fotografie, videoproiezioni e filmati di questo artista che dal 1978, quando trentaquattrenne architetto avviò il progetto «Milano. Ritratti di fabbriche», non smise mai di esplorare le realtà urbane dapprima in Italia, poi in Europa e infine nel mondo, attento in eguale misura alle architetture monumentali e alle periferie, alle aree «marginali», ai quartieri (allora) in crescita del lavoro e delle officine. Lo dichiarava in un’intervista del 2007 all’amico Ferdinando Scianna: «nel mio lavoro c’è una componente ossessiva che si esprime in una sorta di ripetitività dei soggetti. Tra i miei soggetti preferiti c’è il tessuto urbano delle città, con una predilezione per le periferie»: perché quelli, fino a qualche anno fa, sono stati i luoghi in cui le città cambiavano, crescevano, sviluppavano le loro potenzialità, manifestavano la loro vitalità.
La mostra, ricca di 150 fotografie e di dieci filmati documentari in prevalenza provenienti dall’archivio di Gabriele Basilico (ma sono esposte anche immagini della collezione d’arte UniCredit), è scandita in cinque sezioni, che occupano per intero l’architettura avvolgente dell’UniCredit Pavilion, il seme (così l’ha definito il suo autore) «piantato» da Michele De Lucchi ai piedi della Torre UniCredit.
Il percorso si avvia con le quaranta immagini di «Milano. Ritratti di fabbriche», il progetto del 1978-80 che guadagnò a Basilico una fama immediata e che tanto ha influenzato le vicende successive della fotografia italiana e non solo. In dialogo con queste immagini sono esposte quelle dell’ultimo suo ciclo, dedicato proprio all’area di Porta Nuova, dove si tiene la mostra: di quel colossale progetto, che ha radicalmente modificato il profilo di Milano e che ha creato un secondo, affascinante «centro» della città.
C’è poi la serie dei «Porti», della metà degli anni Ottanta: altri luoghi cari, nella loro disadorna, ruvida, «strana bellezza», all’occhio e all’immaginario di Basilico, e c’è «Beirut» (il ciclo è qui proposto in uno slide-show che permette di leggere l’evoluzione dello sguardo del fotografo sullo stesso soggetto in oltre vent’anni). Cuore della mostra è il progetto «Metropoli», in cui convivono e si confrontano i suoi inconfondibili ritratti delle città del mondo: tante, da Milano a Napoli, da Mosca a Parigi, Berlino, Istanbul, Madrid, Rio de Janeiro, San Francisco, Shanghai… Lui stesso, del resto, commentando il suo continuo ritornare sugli orizzonti urbani, spiegava: «il mio progetto fotografico sulla città è come un libro iniziato e mai concluso, un’opera aperta, i cui capitoli sono riempiti dai racconti sulle singole città».
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Gabriele Basilico, autoritratto, 2011 ©Gabriele Basilico/Studio Basilico, Milano
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