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Luana De Micco
Leggi i suoi articoli«Il successo del Quai Branly è legato alla sua ambizione: legittimare arti e civiltà troppo a lungo disprezzate e instaurare un vero dialogo tra le culture». Il presidente del museo delle arti d’Africa, Asia, Oceania e America, Stéphane Martin, ha incontrato i giornalisti il 3 dicembre per stilare un bilancio dell’istituzione culturale aperta sul lungo Senna il 26 giugno 2006, in un edificio «verde» progettato da Jean Nouvel. Edificio che «in questi dieci anni, ha detto Martin, ha conservato tutta la sua originalità e modernità. Nonostante le polemiche dell’apertura, studi successivi hanno dimostrato che Nouvel ha fatto la scelta museografica giusta».
Il museo, nato su iniziativa dell’ex presidente Jacques Chirac (al quale sarà dedicata una mostra a partire da giugno), ha riunito le collezioni di etnologia del musée de l’Homme, che ha di recente riaperto in un’ala del Palais de Chaillot, e le collezioni del Musée national des arts d’Afrique et d’Océanie, che si trovava alla Porte Dorée, oggi sede del Musée de l’histoire de l’Immigration.
Ha un fondo di 300mila opere e oggetti, 710mila fotografie e 350mila documenti, arrichitosi in dieci anni di 80mila pezzi, e accoglie circa 1,4 milioni visitatori all’anno, un numero stabile dall’apertura.
Dal 2006 a oggi sono stati aperti nuovi spazi per le collezioni permanenti, come la Boîte d’arts graphiques e l’Atelier Martine Aublet, che accoglie installazioni inedite. Nel 2011, è stata anche creata una Muséothèque che permette di accedere a una banca dati e consultare le opere dei depositi.
La ricerca scientifica è diventata centrale: «Siamo riusciti a organizzare una rete di scambi e partenariati con grandi istituzioni scientifiche e istituti di insegnamento superiore, in Francia e all’estero. Il museo, ha concluso Stéphane Martin, deve restare all’ascolto del pubblico. Più che un luogo di visita, deve essere un luogo di dialogo e di apprendimento. In questi tempi difficili, il Quai Branly deve restare più che mai uno spazio di confronto e di apertura agli altri».
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