Arianna Antoniutti
Leggi i suoi articoliL’ArtBonus compie dieci anni. La misura agevolativa sotto forma di credito di imposta, introdotta nel 2014 per favorire le erogazioni liberali a sostegno della cultura e dello spettacolo, resa permanente dalla legge di stabilità 2016, taglia un importante traguardo, segnato da cifre e risultati ragguardevoli. Le erogazioni liberali, dall’inizio dell’applicazione della norma, sono state oltre 42mila, per un totale complessivo di 978 milioni di euro. L’ArtBonus consente al donatore un regime fiscale agevolato nella misura di un credito di imposta pari al 65% delle erogazioni effettuate.
Il Ministero della Cultura, titolare della norma, ne ha affidata la gestione e promozione alla sua società in house Ales S.p.A., oggi presieduta da Fabio Tagliaferri. Sul portale governativo, gestito dall’Ufficio ArtBonus di Ales, è possibile identificare in favore di quale istituzione e con quali finalità effettuare l’erogazione liberale. Gli interventi possibili sono: la manutenzione, protezione e il restauro di beni culturali pubblici; il sostegno degli istituti e dei luoghi della cultura di appartenenza pubblica, delle fondazioni lirico-sinfoniche, dei teatri di tradizione, delle istituzioni concertistico-orchestrali, dei teatri nazionali, dei teatri di rilevante interesse culturale, dei festival; la realizzazione di nuove strutture, restauro e potenziamento di quelle esistenti, di enti o istituzioni pubbliche che, senza scopo di lucro, svolgono esclusivamente attività nello spettacolo.
Carolina Botti, direttrice Divisione rapporti pubblico-privati e Progetti di finanziamento di Ales. Quale è stata finora l’evoluzione dell’ArtBonus?
In questi dieci anni si è registrato un reale cambiamento da parte dei privati nel sostegno al mondo della cultura e della gestione del patrimonio culturale. Chiaramente questo è dovuto a una serie di politiche che si sono messe in campo, ma una grande influenza l’ha esercitata l’ArtBonus. Nonostante il termine «bonus» faccia pensare a una misura temporanea, la misura fiscale di incentivazione al mecenatismo essendo diventata una legge stabile è ormai parte dell’agire quotidiano per numerosi soggetti privati e per imprese e fondazioni bancarie rappresenta uno strumento di programmazione strategica. Il successo dell’ArtBonus dimostra come una norma fiscale di agevolazione, affiancata da uno strutturato servizio di accompagnamento e comunicazione, possa incidere in maniera fondamentale sulle politiche di sostegno alla tutela e valorizzazione del patrimonio del Paese. Perché questo meccanismo virtuoso si attivi, è necessario costruire relazioni, avere una progettualità, saper comunicare. Molti privati cittadini prima dell’ArtBonus non avevano accesso a strumenti di incentivazione, esistevano le sole agevolazioni Tuir (Testo unico delle imposte sui redditi) che prevedevano il 19%, tra l’altro con meccanismi anche abbastanza farraginosi. Ora l’agevolazione fiscale del 65%, ripartita in tre anni, prevede una notevole semplicità di applicazione. L’ente beneficiario può aprire una raccolta fondi sul sito ArtBonus attraverso una procedura guidata e il mecenate per sostenerla dovrà solo effettuare un pagamento con causale che richiami la raccolta in oggetto. Nel mondo abbastanza complesso della burocrazia è un esempio importante di semplificazione e trasparenza. L’esperienza della Legge 106/2014, nata per favorire il sostegno privato alla cultura, ha inoltre promosso lo sviluppo del concetto di fundraising culturale. Il mondo dei fundraising era, fino a qualche tempo fa, prevalentemente concentrato su campi di azione di natura umanitaria. Grazie all’ArtBonus si sono invece sviluppate una serie di esperienze e di buone pratiche nel mondo della cultura, che precedentemente rappresentavano solo una piccola nicchia.
È possibile tracciare un bilancio di questi dieci anni?
A oggi le erogazioni liberali ammontano a 978 milioni di euro, è verosimile che tra la fine dell’anno e l’inizio del 2025 si raggiunga la fatidica soglia di un miliardo di euro. Le erogazioni sono state oltre 42mila e ragionando in termini numerici, non economici, il 60% di esse sono state eseguite da persone fisiche, il 15% da enti non commerciali, in prevalenza fondazioni bancarie, mentre il restante 25% dalle imprese. Ovviamente il livello di contribuzione è notevolmente diverso fra un privato cittadino e un’impresa, però è importante rilevare il grande coinvolgimento popolare che comporta oltre al valore economico anche un valore formativo e civico.
È vero che la misura favorisce i cosiddetti grandi attrattori, ma anche realtà più piccole, non meno significative?
È così. Spesso il grande attrattore è più vicino al tema della sponsorizzazione, un rapporto di tipo commerciale che ha altre regole e finalità. La filosofia dell’ArtBonus, invece, molto legata a enti locali come i Comuni, ha avvicinato i cittadini, oltre che le imprese, al patrimonio diffuso, quello che ci troviamo a incrociare nei nostri borghi o nelle nostre città d’arte. Parliamo di un supporto al territorio più vicino ai cittadini e più sostenibile, anche con importi non necessariamente cospicui.
Quanto ha contribuito il concorso ArtBonus all’esito positivo dell’iniziativa?
Il concorso è una delle azioni, fra le tante, messe in campo per la promozione e la comunicazione. Un riconoscimento, con giuria popolare, per il miglior progetto che ha chiuso la raccolta fondi. La votazione avviene per la prima fase sulla piattaforma artbonus.gov.it e per la seconda sui canali social. È un modo per «premiare» chi ha raggiunto l’obiettivo e per ringraziare i mecenati che hanno contribuito a questo successo. Per il 2024, nell’ottava edizione del concorso, siamo arrivati a 380 progetti in gara e a oltre 220mila voti. Prima classificata nella categoria «Beni e luoghi della Cultura», l’Accademia Carrara di Bergamo con 26.585 voti, mentre nella categoria «Spettacolo dal vivo», il premio è andato all’Associazione Flautisti Italiani di Baronissi (Sa) con 18.900 voti. Nel mese di novembre si svolgerà, presso la sede del MiC al Collegio Romano, una giornata per premiare i vincitori e per celebrare i dieci anni dell’ArtBonus, un momento di riflessione su quanto è stato fatto sinora e sugli sviluppi ancora possibili. È una norma che nel corso degli anni ha raccolto continue conferme di sostegno bipartisan. Il ministro Sangiuliano, nella sua relazione programmatica, ha sempre sostenuto l’ArtBonus, così come tutte le istituzioni territoriali. A gran voce si è richiesta, non solo la sua continuità, ma anche il suo ampliamento, con l’estensione a nuove categorie di soggetti che ne possano beneficiare. Non ho dubbi sul fatto che si vorrà proseguire in questa direzione. L’investimento dello Stato, perché tale è, credo sia ampiamente ripagato, oltre che da tutto il volano che si attiva mediante restauri, spettacoli, attività culturali, proprio dal ruolo fondamentale della misura in termini di tutela del patrimonio e di educazione civica delle generazioni, quella attuale cui si rivolge e le prossime cui il patrimonio culturale dovrà essere tramandato.
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