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Arianna Antoniutti
Leggi i suoi articoliLa cultura è, in Italia, il vero motore della domanda turistica. Lo asserisce, a chiare lettere e sulla scorta di analisi puntuali, il XXI Rapporto Federculture, la Federazione nazionale delle imprese della cultura, enti locali e tutti i soggetti pubblici e privati che gestiscono i servizi legati alla cultura, al turismo e al tempo libero. Lo scorso anno il Rapporto era dedicato alle Fondazioni, intese come perno della gestione e della partecipazione culturale, mentre quest’anno al centro di analisi, modelli e proposte, è il tema del turismo culturale. La pubblicazione di Federculture, sotto il titolo di Impresa Cultura descrive, con cadenza annuale, l’andamento dei consumi culturali in Italia e le relative politiche e risorse messe in campo. Come di consueto rivolto ai dati dell’anno precedente, il Rapporto 2025 (edito da Gangemi Editore e realizzato con il contributo di Fondazione Cariplo), ha analizzato le dinamiche di italiani e stranieri alle prese con l’offerta culturale.
Si tratta di un bilancio ampiamente positivo, che descrive settori in crescita, soprattutto raffrontando i dati attuali con quelli prepandemici, i cui numeri catastrofici sono, per fortuna, un lontano ricordo. «Grazie alla fotografia scattata dal rapporto possiamo dire che il biennio nero della pandemia è stato ampiamente superato, commenta Alberto Bonisoli, direttore del Centro studi di Federculture (e già ministro della Cultura nel 2018-19): Trend molto positivi caratterizzano sia i consumi degli italiani sia la fruizione delle esperienze culturali e questo ci dà modo di ritenere che si tratti di tendenze strutturali. Il sistema culturale italiano è un mosaico complesso e articolato con una straordinaria capacità di adattamento che deve essere sostenuta da politiche culturali chiare e capaci di accompagnare il cambiamento».
Scorrendo i dati, emerge che nel 2024 le destinazioni culturali rappresentano il 63,2% dei luoghi di soggiorno, siti in cui la presenza degli stranieri raggiunge il 57%. È difatti in crescita (con il +8,4%) il turismo culturale da parte degli stranieri, che scelgono l’Italia come meta d’elezione per la fruizione di arte e cultura. Un fattore trainante, certifica il Rapporto, sono i festival e le Capitali della cultura. Con circa 3mila iniziative, l’Italia è ricchissima di festival, anche di approfondimento culturale, mentre per le Capitali della Cultura è possibile notare quello che è stato definito l’«effetto proclamazione». Già in seguito alla designazione, l’aumento di turisti rispetto all’anno precedente è mediamente del 5%. Nell’anno in cui la città è poi effettiva Capitale della Cultura, l’aumento medio è del +16% in termini di arrivi turistici, tendenza che non si esaurisce e permane negli anni seguenti.
Il Rapporto quantifica poi, nel dettaglio, la crescita di tutti i consumi culturali e di intrattenimento ricreativo. I fruitori dei teatri sono aumentati dell’11,6% rispetto al 2023, mentre i concerti segnano un +14,5%, e, ancora, forte è l’incremento dei visitatori dei musei statali: 60,8 milioni nel 2024, per un introito lordo pari a 382 milioni di euro, con + 5,4% dei visitatori e un + 21,7% degli introiti rispetto al 2023. Conferma il suo primato il Colosseo, il sito più visitato d’Italia, che chiude il 2024 con un + 20% di ingressi rispetto al 2023.
Numeri, come si vede, tutti di segno positivo ma, come non manca di mettere in rilievo Federculture, è necessario tenere in conto anche gli aspetti negativi della crescita turistica incontrollata, ormai nota come overtourism. Peggioramento della qualità di vita dei residenti, problematiche nella gestione dell’ambiente e tutela del patrimonio culturale, diffusione degli affitti brevi: sono questi gli effetti da monitorare e contenere per garantire un turismo culturale sostenibile. Il Rapporto fotografa inoltre il grande risultato del meccanismo fiscale dell’ArtBonus, che ha raggiunto, in dieci anni, 1,08 miliardi di erogazioni liberali.
Infine, non mancano le cifre relative al lavoro culturale in Italia che, secondo l’Istat, nel 2024 ha visto 843mila occupati nel settore, pari al 3,5% dell’occupazione totale, al di sotto della media comunitaria attestata al 3,8%. L’Italia è al di sopra della media, invece, per quanto riguarda l’incidenza di lavoratori autonomi. Quasi la metà di coloro che svolgono una professione di ambito culturale ha un’occupazione indipendente (46,3%) contro una media europea al di sotto del 32%.
Andrea Cancellato, presidente di Federculture, così commenta il Rapporto: «L’appuntamento con il Rapporto Annuale è sempre occasione per fare il punto sullo stato del settore rafforzando la consapevolezza che la cultura rappresenta l’identità e la coesione nazionale, l’esercizio della ricerca e del confronto delle conoscenze e dei saperi, la pratica quotidiana dei cittadini, in particolare dei giovani. Un vero e proprio “welfare culturale” fondamentale per la società e il Paese, che va sostenuto e fatto crescere. Per questo abbiamo negli anni posto all’attenzione dei decisori proposte concrete con spirito costruttivo e collaborativo». Cancellato, a questo proposito, ha rimarcato la soddisfazione per il taglio dell’Iva per le opere d’arte, passato dal 22 al 5%: «Un provvedimento di grandissima rilevanza capace di rivitalizzare un settore della cultura, quello del commercio delle opere d’arte, in fortissima crisi, ma che acquisterà un rilievo assoluto nel momento in cui sarà un’Iva speciale uguale per tutti i prodotti della cultura, utile a favorire la partecipazione culturale di tutti i cittadini».
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