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Micol Forti al Mart: «Chi fa il nostro mestiere sa di lavorare “al servizio” di istituzioni pubbliche»

La nuova direttrice del Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto assumerà l’incarico dal primo dicembre, dopo 25 alla guida della Collezione d’Arte Moderna e Contemporanea dei Musei Vaticani

Arianna Antoniutti

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Micol Forti (Roma, 1964) è la nuova direttrice del Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto. «Il Mart è un fiore all’occhiello del nostro territorio, ha dichiarato il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, e un punto di riferimento per la cultura italiana. La scelta di Micol Forti come direttrice conferma la volontà della Provincia di investire su una leadership di alto livello, capace di consolidare il ruolo del museo e di proiettarlo sempre più nel contesto internazionale, rafforzandone il valore come istituzione culturale di prim'ordine». Abbiamo incontrato la storica dell’arte e curatrice, che dal 2000 ha diretto la Collezione d’Arte Moderna e Contemporanea dei Musei Vaticani, e che arriverà al Mart, attualmente diretto da Diego Ferretti, il prossimo primo dicembre.

Venticinque anni alla direzione della Collezione d’Arte Moderna e Contemporanea dei Musei Vaticani. Quale bilancio traccia di questa esperienza così lunga e significativa? 
Dirigere la Collezione di Arte Moderna e Contemporanea dei Musei Vaticani è stata l’esperienza più importante della mia vita professionale. In questi anni ho cercato di perseguire e rafforzare la missione tracciata da Paolo VI, fondatore e ideatore della Collezione nel 1973. Ho dedicato particolare attenzione all’ampliamento delle nostre raccolte, che oggi sfiorano le 10mila opere, ma soprattutto ho cercato di far emergere il vero ruolo affidato a questa Collezione: non essere solo una raccolta di opere, ma mantenere viva la riflessione, attraverso l’arte del presente, sulle ragioni e sul senso che sono oggi alla base di un Museo universale quali sono i Musei Vaticani. Non è possibile comprendere, custodire e valorizzare il passato, la memoria, le eredità culturali di ogni epoca e civiltà, se non attraverso la partecipazione attiva, consapevole e rischiosa di essere parte del nostro tempo.

La Collezione ospita circa 9mila opere tra dipinti, sculture, disegni, opere grafiche, fotografie e opere video. Nelle sale espositive sono presenti circa 450 opere di artisti come Van Gogh, Matisse e Bacon, ma anche, grazie a operazioni di committenza contemporanea e nuove acquisizioni, la Sala dedicata a Studio Azzurro, creata nel 2016. Quanto ha contato, in questi anni, il rapporto diretto con gli artisti?
Il rapporto con gli artisti è fondamentale, perché sono capaci di elaborare poeticamente e linguisticamente nuove visioni e orizzonti, facendosi carico anche delle nostre paure, dei dubbi, delle tante domande, attraverso punti di vista e prospettive inedite. Naturalmente la Collezione vaticana è inserita in un contesto museale universale, che dall’arte egizia arriva fino ad oggi, pertanto non è possibile svolgere un ruolo di promozione o di militanza, ma sicuramente abbiamo cercato di cogliere e di costruire occasioni di ascolto, di scambio e di accoglienza. In alcuni casi siamo stati anche committenti come per la costruzione del fondo di Fotografia contemporanea, con il coinvolgimento di nove fotografi internazionali che hanno lavorato facendo dei Musei Vaticani l’oggetto della loro indagine visiva.

Un momento fondamentale della sua direzione è stata la curatela del Padiglione della Santa Sede alla Biennale di Venezia nel 2013 e nel 2015, e del primo Padiglione Vaticano alla Biennale Architettura del 2018. Qual è, anche alla luce di queste esperienze, il rapporto fra arte sacra e arte contemporanea?
La partecipazione alla Biennale di Venezia ha rappresentato una grande sfida, concepita e voluta dal cardinale Gianfranco Ravasi, allora presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura. È stata la prima importante occasione di confronto in un contesto internazionale delle tematiche legate, in senso ampio, all’arte sacra contemporanea. Tematiche a cui gli artisti sono sempre più sensibili e interessati e che sta offrendo importanti proposte anche in ambito liturgico, da una parte superando la settorializzazione tra le arti, dall’altra rendendo centrale la necessità che ogni epoca e società sappia esprimere una propria e autentica espressione del sacro.

Che cosa porterà al Mart della sua esperienza ai Musei Vaticani?
Prima di tutto il rispetto e il valore del senso di appartenenza a una grande istituzione. Chi fa il nostro mestiere sa di lavorare non solo «per» ma «al servizio» di istituzioni pubbliche, aperte alla crescita e allo sviluppo di tutta la collettività. In secondo luogo porterò con me la straordinaria esperienza sviluppata in questi anni grazie alla collaborazione con eccellenti colleghi, studiosi di tante discipline differenti, e grazie a una struttura completamente autonoma che al suo interno promuove studi e ricerche, affronta restauri e analisi diagnostiche, elabora soluzioni conservative e di tutela, sviluppa didattica, comunicazione e valorizzazione del nostro patrimonio.

C’è un filone, un movimento, una tendenza artistica a cui vorrà dedicare una particolare attenzione?
Arriverò al Mart il primo dicembre, pertanto il programma per l’anno 2026 è già stato elaborato. Dedicherò quindi questo primo periodo a conoscere e approfondire le esigenze e le necessità della struttura, ad ascoltare i tanti colleghi, a partire dal direttore Diego Ferretti, che da tanti anni hanno seguito con attenzione e professionalità la vita e le trasformazioni di questa istituzione. Penso in ogni caso che sia importante perseguire una sempre maggiore apertura nei confronti delle tante tematiche e sollecitazioni che offre la cultura artistica moderna e contemporanea, per offrire occasioni di approfondimento, di scoperta e di dibattito, sempre in dialogo con il ricco patrimonio custodito nelle collezioni e nei preziosi archivi del Mart.

Conosce già la squadra del Mart? Che cosa si aspetta?
Non conosco personalmente i colleghi, ma conosco il loro lavoro e i loro studi. Sono sicura di trovare un gruppo competente, brillante, motivato, con esperienza e visione, sia dal punto di vista scientifico che nella gestione amministrativa e tecnica. Sarà un piacere lavorare con tutti loro.

Immagina proficuo il rapporto con il presidente Vittorio Sgarbi?
È per me un privilegio lavorare con il presidente Sgarbi, che ho incontrato in alcune occasioni, ma con il quale non ho mai avuto l’occasione di collaborare. Sarà un piacere e uno stimolo poter condividere con lui, insieme a tutta la squadra del Mart, progetti e visioni future.

Arianna Antoniutti, 03 ottobre 2025 | © Riproduzione riservata

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