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San Gregorio alla Salute

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San Gregorio alla Salute

Finalmente la nuova casa del Museo d’Arte Orientale di Venezia

Due anni di lavori e 10 milioni di euro di spesa per il trasloco nell’ex chiesa di San Gregorio alla Salute. Lascerà così libero l’ultimo piano di Ca’ Pesaro, destinato all’ampliamento della Galleria Internazionale d’Arte Moderna

Enrico Tantucci

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Il Museo d’Arte Orientale di Venezia, sede di una delle più importanti raccolte d’arte orientale (in particolare giapponese) d’Italia, trova una nuova casa. Se ne parla dal 2016, da quando l’allora Ministero dei Beni culturali stanziò 8 milioni di euro per il trasloco dall’ultimo piano di Ca’ Pesaro, in «condominio» condiviso nel palazzo settecentesco con la Galleria Internazionale d’Arte Moderna, alla nuova sede dell’ex chiesa quattrocentesca di San Gregorio alla Salute, che fino a pochi anni fa ospitava i depositi delle Gallerie dell’Accademia. Ma finalmente ci siamo.

Aggiudicata la gara d’appalto alla cooperativa Gnosis Progetti con la società di Ingegneria Politecnica (nel curriculum, tra l’altro, la realizzazione del Museo dei Bronzi di Riace a Reggio Calabria e l’ampliamento del Museo Archeologico di Aquileia), il progetto a firma di Francesco Felice Buonfantino, Antonio De Martino e Alessia Altamura prevede una spesa complessiva che si aggirerà intorno ai 10 milioni di euro e due anni di lavori previsti.
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Approvata dal Comune di Venezia, la Variante che consentirà di realizzare all’interno della chiesa San Gregorio, oggi interamente vuota, una struttura indipendente su tre livelli per ospitare la collezione dell’Orientale, oggi in larga parte chiusa nei depositi per mancanza di spazio. In tutto circa duemila metri quadri disponibili contro i 600 attuali.

Salvaguardando le pareti, l’abside e le magnifiche capriate lignee, la nuova struttura interna prevederà tre piani collegati da una scala e da un ascensore e totalmente trasparenti, lasciando così visibile la chiesa. La struttura di metallo sarà rivestita da una trama ispirata ai motivi orientali.

Quello di Venezia, creato nel 1929, è stato il primo museo d’Arte Orientale d’Italia e conserva oggi circa 30mila opere, buona parte delle quali giacciono nei depositi. La collezione comprende gran parte delle opere acquistate da Enrico di Borbone negli ultimi decenni del XIX secolo, durante il suo viaggio in Estremo Oriente (1887-89) e poi passate allo Stato italiano.
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Nelle sette sale dedicate al Giappone oggi si ammirano armi e armature da parata appartenute ai signori feudali del Periodo Edo (1603-1868), selle e staffe in lacca, una rara portantina per dama, dipinti su carta e seta, abiti in seta dai preziosi ricami. Ben due sale sono dedicate a oggetti in lacca provenienti da corredi di nozze di ricche famiglie aristocratiche realizzati con la tecnica del makie, la lacca dorata. Le opere appartengono prevalentemente al Periodo Edo.

La sezione cinese espone giade e porcellane di diverse manifatture e un prezioso rotolo dipinto. Nella sala dedicata al Sud Est asiatico si trovano argenti e porcellane thailandesi, manufatti in lacca birmana, rari kris, tessuti batik e marionette in cuoio del wayang, il teatro delle ombre indonesiano. 
Lo spostamento del Museo Orientale da Ca’ Pesaro consentirà anche l’ampliamento della Galleria Internazionale d’Arte Moderna nell’ultimo piano del palazzo. Sono previsti nuovi spazi per la sua collezione permanente, ma anche ambienti dedicati ad atelier per artisti e un laboratorio di restauro.

Il Museo d’Arte Orientale nella sede di Ca’ Pesaro

Uno schizzo del progetto per il Museo d’Arte Orientale

Enrico Tantucci, 19 luglio 2023 | © Riproduzione riservata

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