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Vincent Noce
Leggi i suoi articoliOtto anni dopo la promessa del presidente francese Emmanuel Macron di restituire il patrimonio africano al continente, il governo francese ha adottato un disegno di legge che facilita la dismissione di oggetti culturali saccheggiati dalle ex colonie. Presentata oggi, mercoledì 30 luglio, al Consiglio dei ministri dalla titolare del Dicastero della Cultura Rachida Dati, la proposta ribadisce il principio secondo cui le collezioni pubbliche francesi sono «inalienabili», ma prevede un’eccezione per gli oggetti sottratti con la forza durante il periodo coloniale.
Le regole valutate sono complesse. Perché un oggetto possa essere preso in considerazione per la dismissione, deve esserci una richiesta da parte di uno Stato estero. La richiesta sarà accettata solo se l’opera è destinata ad essere «conservata ed esposta al pubblico». Dovrà inoltre riguardare oggetti che sarebbero stati rubati, saccheggiati, venduti sotto costrizione o donati da persone che non avevano l’autorità per farlo. Il caso sarà poi esaminato da un comitato scientifico bilaterale e, se approvato, il Conseil d’État, la più alta giurisdizione amministrativa francese, potrà confermare la restituzione dell’oggetto.
Secondo il disegno di legge, questi criteri si applicheranno al periodo compreso tra il Congresso di Vienna del giugno 1815, che ridisegnò l’Europa dopo la caduta di Napoleone, e l’aprile 1972, data di introduzione della convenzione Unesco per la protezione del patrimonio culturale. Tutti i casi relativi a oggetti rubati dopo il 1972 dovranno essere esaminati da un tribunale civile. Questo è il caso, ad esempio, di due statue rubate da templi in Nepal, acquisite dal Musée Guimet, e di sette oggetti saccheggiati presenti al Louvre e richiesti dall’Italia, secondo quanto dichiarato dal Ministero francese. Nelle sue osservazioni, il Dicastero della Cultura ha respinto l’idea di porre un «sospetto generalizzato» su tutte le collezioni formatesi durante gli anni dell’Impero francese. Oggetti militari, archivi pubblici e le quote degli scavi archeologici sono invece esclusi dal provvedimento.
Quali sono i prossimi passi?
Finora, la Francia ha dovuto approvare una legge specifica ogni volta che acconsentiva a una restituzione, un processo laborioso che richiede anni. Di conseguenza, dalla promessa di Macron nel 2017, la Francia ha restituito solo 30 oggetti ad alcuni Paesi africani. Il Parlamento ha recentemente concesso la restituzione di un «tamburo parlante» alla Costa d’Avorio.
Il Conseil d’État deve ancora esaminare il disegno di legge, ma Dati intende andare avanti. Il Senato dovrebbe pubblicare il suo rapporto l’11 settembre, e il testo sarà sottoposto al voto il 24 settembre.
Una strada accidentata
Mentre le due leggi sulla restituzione di opere d’arte saccheggiate dai nazisti e di resti umani sono state adottate all’unanimità dal Parlamento francese nel 2023, il tema del passato coloniale del Paese rimane estremamente delicato. Con questo nuovo disegno di legge, Governo e Parlamento dovranno impegnarsi a fondo per giustificare un’eccezione alla legge generale, fornendo una «causa imperativa di esenzione», e, con l’ascesa di figure dell’estrema destra nelle loro file, una condanna morale dell’Impero francese è fuori discussione.
Il caso delle donazioni e dei lasciti sarà anch’esso complesso, poiché normalmente sono protetti in modo rigoroso. Un gran numero di manufatti africani e oceanici è stato donato da missionari, ufficiali e funzionari al loro ritorno a casa, o dai loro eredi.
Il senatore Pierre Ouzoulias, membro di rilievo della Commissione cultura francese, ha dichiarato a «The Art Newspaper» di «rammaricarsi profondamente» per il tentativo del Governo di accelerare «una questione così complessa, dopo anni di ritardo in cui la Dati non ha fatto nulla per far avanzare il disegno di legge». Contrariamente alla posizione del Governo, Ouzoulias chiede il controllo da parte di un «consiglio scientifico permanente, formato da studiosi, giuristi, rappresentanti di enti statali», le cui opinioni siano rese pubbliche. Secondo lui, ciò eviterebbe che le restituzioni vengano effettuate per servire presunti interessi «diplomatici».
Attualmente sono in corso richieste di restituzione da parte di Algeria (effetti personali del leader ribelle Abdel Kader), Benin (in particolare una statua del dio Vodun Gou), Costa d’Avorio (circa 150 oggetti), Madagascar e Mali (oggetti sottratti dalla spedizione etnografica Dakar-Gibuti del 1931). Il Mali, insieme al Senegal, ha inoltre chiesto la restituzione del cosiddetto «tesoro di Ségou»: oro e gioielli del regno Toucouleur, scoperti dalle truppe francesi nel 1890. L’Etiopia e il Ciad, invece, hanno presentato una richiesta generale nel 2019 senza allegare un elenco specifico.
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