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«Siena. La nascita della pittura, 1300-1350», allestita prima al Metropolitan Museum di New York e poi alla National Gallery di Londra, è la mostra del 2025 secondo la rivista britannica «Apollo»: «Per una volta l’affermazione “un evento irripetibile” era giustificata»

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«Siena. La nascita della pittura, 1300-1350», allestita prima al Metropolitan Museum di New York e poi alla National Gallery di Londra, è la mostra del 2025 secondo la rivista britannica «Apollo»: «Per una volta l’affermazione “un evento irripetibile” era giustificata»

Frick, Siena, Beato Angelico, arte maori: il meglio del 2025 secondo la rivista «Apollo»

La storica testata britannica ha selezionato sette categorie: artista, museo, acquisizione, mostra, libro, innovazione digitale e personalità dell’anno

Anna Maria Farinato

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L’anno volge al termine e anche nel mondo dell’arte si comincia a tirare le somme. Le testate specializzate si apprestano a redigere elenchi di eventi memorabili (nel bene e nel male) del 2025, e classifiche di personalità che si sono distinte nei rispettivi campi di competenza. La venerabile rivista britannica «Apollo», quest’anno centenaria, si è portata avanti e senza aspettare dicembre ha comunicato ieri, 20 novembre, la sua selezione del meglio dell’anno. Una consuetudine, quella degli Apollo Awards, che si ripete dal 1992 e che celebra «i principali successi nel mondo dell’arte e dei musei, premiando il lavoro straordinario di individui e istituzioni in ambito storico e contemporaneo». Sette le categorie contemplate: Artista; Apertura museale; Acquisizione; Mostra; Libro; Innovazione digitale; Personalità. Ogni scelta è accompagnata dal test di un critico, curatore, studioso o redattore.

La corona d’alloro per la prima categoria si è posata sul capo di Hew Locke, 66enne scultore nato a Edimburgo e formatosi in Guyana. Il premio, scrive Martina Droth, direttrice dello Yale Center for British Art, New Haven, «è un riconoscimento alla straordinaria carriera dell’artista, che ha costantemente ridefinito i simboli visivi che influenzano le nostre nozioni di identità e appartenenza, in particolare i simboli dell’impero [...]. Locke ha utilizzato la sua peculiare estetica ornamentale e la sua padronanza dei materiali per mettere in discussione gli emblemi e i simboli che caratterizzano il nostro mondo. Dall’araldica e dagli stemmi alle corone, alle statue e ai monumenti [...] il suo lavoro offre una rivisitazione originale e stimolante di come tali emblemi possano essere trasformati e compresi in modo nuovo.». Tra ottobre 2024 e febbraio 2025 Locke ha tenuto una mostra al British Museum, «What have we here?», in cui ha offerto una nuova prospettiva sulla storia e sulla collezione del museo, strettamente legate a quelle dell'impero britannico. 

Attesa da cinque anni, la riapertura della Frick Collection di New York è diventata realtà lo scorso 17 aprile. La giornalista e studiosa indipendente Eve M. Kahn sottolinea che «i cinque anni di lavori di restauro e ampliamento, costati 220 milioni di dollari, non hanno minimamente intaccato la convinzione radicata nella Frick Collection che presto i proprietari originari torneranno da un altro Grand Tour all’insegna dello shopping sfrenato» e segnala le code che da quel giorno si sono formate intorno all'isolato della casa museo del magnate dell’acciaio Henry Frick. 

L’acquisizione dell’anno, la «Crocifissione con la Vergine, san Giovanni Evangelista e la Maddalena» di Beato Angelico, dipinta nei primi anni Venti del Quattrocento, è ora all’Ashmolean di Oxford grazie a una raccolta fondi. Donal Cooper, professore di arte italiana e del Mediterraneo nell’Università di Cambridge, ne ripercorre i passaggi. Rimasto in una collezione privata nel Regno Unito per due secoli fino al 2024, il piccolo fondo oro è stato venduto quell’anno da Christie’s a un acquirente straniero per 5 milioni di sterline. Il governo ne ha vietato l’esportazione, sulla base della sua importanza culturale e storica, concedendo agli acquirenti nazionali fino alla fine di ottobre 2024 per presentare un’offerta. L’Ashmolean ha lanciato un appello e, grazie alle donazioni dell’Art Fund e del National Heritage Memorial Fund, oltre a migliaia di donazioni individuali di importo minore, a novembre aveva raccolto i 4,5 milioni di sterline necessari.«Raccogliere una somma del genere per un dipinto italiano su fondo oro è un risultato davvero eccezionale», rimarca Cooper. L’opera è al momento esposta a Firenze, nella mostra sul frate pittore allestita a Palazzo Strozzi e al Museo di San Marco a cura di Carlo Brandon Strehlke, Angelo Tartuferi e Stefano Casciu, che, azzardiamo noi, si candida a essere la mostra da ricordare del 2025.

Per gli esperti di «Apollo» la palma in quest’ultima categoria va a «Siena. La nascita della pittura, 1300-1350», a cura di Stephan Wolohojian e di Caroline Campbell, allestita al Metropolitan di New York (13 ottobre 2024-26 gennaio) e alla National Gallery di Londra (8 marzo-22 giugno). «Profondamente ponderata nella concezione, intellettualmente ambiziosa e ispirata nella realizzazione, la mostra avrà effetti a lungo termine non solo sulla ricerca accademica, ma anche sulla percezione popolare secondo cui l’arte in Italia prima del 1500 è essenzialmente una storia fiorentina. Per una volta, proseguono i giudici, l’affermazione “un evento irripetibile” era giustificata» e così pure le «recensioni quasi unanimi a cinque stelle su entrambe le sponde dell'Atlantico. “Siena. La nascita della pittura” è la magnifica dimostrazione che una mostra accademica di dipinti antichi in cui non figuravano opere di nomi famosi può affascinare un vasto pubblico».

Dall’inizio del ’900, spiega Nicholas Thomas, direttore del Museo di Archeologia e Antropologia di Cambridge e cocuratore della mostra «Oceania» alla Royal Academy of Arts e al Musée du quai Branly-Jacques Chirac a Parigi nel 2018-19, l’arte oceanica ha ispirato una vasta letteratura, con centinaia di cataloghi e monografie che hanno messo in luce le collezioni dei musei, esplorato generi e tradizioni e celebrato la pratica contemporanea. Toi Te Mana (traducibile come «arti del potere») è però un libro di diverso genere. La sua particolarità, come indicato dal sottotitolo, è essere An Indigenous History of Māori Art (di Deidre Brown e Ngarino Ellis, con Jonathan Mane-Wheoki, Auckland University Press/University of Chicago Press) Per Thomas si tratta di un’opera «magistrale»: «Toi Te Mana è notevole non solo per la sua lucida storia più ampia, ma anche per i dettagli affascinanti riguardanti opere, immagini e storie specifiche, e persino per curiosità come i falsi più notevoli. Si tratta di una storia sociale e culturale, ma sempre attenta all’arte e agli artisti».

A categorie ormai classiche,«Apollo» aggiunge un twist con l’Innovazione digitale», segno dei tempi. È il web editor della rivista, Arjun Sajip, a spiegare perché la scelta sia ricaduta sul Getty Provenance Index, un’impresa colossale, avviata già negli anni Ottanta dal Getty Research Institute e divenuta «una risorsa indispensabile per curatori e ricercatori. Questo database consultabile, che attinge a un vasto archivio di materiali, tra cui registri di commercianti risalenti al XVI secolo, ha reso accessibile una quantità impressionante di informazioni, consentendo a chiunque di esaminare la storia della proprietà di migliaia di opere d’arte risalenti al Rinascimento». Nel frattempo si è lavorato a migliorie e aggiustamenti, e dopo un lavoro decennale, in un momento in cui la provenienza è una questione sempre più controversa per musei, mercanti e case d’asta, lo scorso maggio è stato messo online il nuovo database, particolarmente ricco di documenti relativi ai dipinti europei e americani. «Comprendere meglio il nesso delle relazioni che circondano determinate opere d’arte può aiutare a raccontare storie di storia dell’arte su larga scala, spiega Sandra van Ginhoven, che con Lily Pregill ha guidato il progetto, per esempio come è nato il mercato delle aste a Parigi e Londra, oltre a fornire approfondimenti più intimi, ad esempio su come le opere d’arte venivano distribuite all’interno delle famiglie».

Gabriele Finaldi e John Booth, rispettivamente direttore e presidente del CdA della National Gallery di Londra, sono coronati con il titolo di «personalità dell’anno». Insieme, sottolinea Michael Prodger, ricercatore senior presso l'Università di Buckingham e critico d'arte per il «New Statesman», «hanno prodotto risultati senza precedenti» nel museo londinese. «Il primo è stato il bicentenario della galleria, celebrato con i festeggiamenti NG200, che hanno raccolto 95 milioni di sterline e sono culminati in una ristrutturazione molto apprezzata dell’ala Sainsbury e in un completo riallestimento della galleria. Poi, a settembre, è stato annunciato il Progetto Domani, un piano estremamente ambizioso che prevede la demolizione della St Vincent House, situata dietro la galleria esistente e attualmente occupata da un hotel e da uffici, e la costruzione di un nuovo edificio che ospiterà una serie di gallerie. È degno di nota il fatto che siano già stati raccolti 375 milioni di sterline, grazie a due donazioni di proporzioni gigantesche: 150 milioni di sterline dalla fondazione Crankstart di Michael Moritz e Harriet Heyman e altri 150 milioni di sterline dal Julia Rausing Trust. Booth e Finaldi sono quindi riusciti, in un periodo di difficoltà finanziarie, a raccogliere quasi mezzo miliardo di sterline in donazioni». Il segreto di tanto successo? C’entrano la pasta con le acciughe e il buon vino.

 



 

 

Le rose dei candidati

Artista: William Kentridge, Hew Locke, Jenny Saville, Wael Shawky, Amy Sherald, Carolne Walker

Museo: Frick Collection, Metropolitan Museum of Art, New York-Michael C. Rockefeller Wing, Museu de Arte de São Paulo, Museo  di Arte Moderna, Varsavia; National Gallery, London–Sainsbury Wing, V&A East Storehouse, Londra

Mostra:  «Sèvres Extraordinaire! Sculpture from 1740 until Today». Bard Graduate Center, New York, 10 settembre–16 novembre; «Les Très Riches Heures du Duc de Berry», Château de Chantilly, 7 giugno–5 ottobre; «Sam Gilliam: Sewing Fields 
Irish Museum of Modern Art (Imma), Dublino, 13 giugno–16 novembre; «Siena. La nascita della pittura, 1300-1350», Metropolitan Museum of Art, New York, 13 ottobre 2024–26 gennaio 2025; National Gallery, Londra, 8 marzo-22 giugno; Jack «Whitten: The Messenger», Museum of Modern Art, New York, 23 marzo-2 agosto; «Beato Angelico», Palazzo Strozzi e Museo di San Marco, Firenze, 26 settembre-25 gennaio 2026

Libro: Augustus the Strong: A Study in Artistic Greatness and Political Fiasco, di Tim Blanning, Allen Lane; Toi Te Mana: An Indigenous History of Māori Art, di Deidre Brown e Ngarino Ellis, con Jonathan Mane-Wheoki, Auckland University Press/University of Chicago Press; Irascible: The Combative Life of Douglas Cooper, Collector and Friend of Picasso, di Adrian Clark e Richard Calvocoressi, Yale University Press; Taste and the Antique: The Lure of Classical Sculpture,1500-1900  
di Francis Haskell e Nicholas Penny; edizione rivista e ampliata da Adriano Aymonino ed Eloisa Dodero, Brepols; Art in a State of Siege, di Joseph Leo Koerner, Princeton University Press; Family Romance: John Singer Sargent and the Wertheimers, di
Jean Strouse, Farrar, Straus and Giroux/Manchester University Press

Acquisizioni: Art Institute of Chicago, oltre duemila opere di arte francese dalla collezione di Jeffrey e Carol Horvitz; Ashmolean Museum, Oxford, «La Crocifissione con la Vergine, san Giovanni Evangelista e la Maddalena» (primi anni Venti del 1400) di Beato Angelico; British Museum, Londra, 1.700 ceramiche cinesi dalla Sir Percival David Foundation; Cleveland Museum of Art, «Fata Morgana» (1572 ca), di Giambologna; Los Angeles County Museum of Art, «Three Studies of Lucian Freud» (1969) di Francis Bacon; Menil Collection, Houston, 123 opere di Cy Twombly; Rijksmuseum, Amsterdam, «Triton» (1653), Gian Lorenzo Bernini; Tate Modern, Londra, «Iva» (1973) di Joan Mitchell  
 

 

Anna Maria Farinato, 21 novembre 2025 | © Riproduzione riservata

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