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«Tile (Four)» (particolare) dal libro Each and Every Part in Between (Ciao Press e Images Vevey, 2022) di Alina Frieske

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«Tile (Four)» (particolare) dal libro Each and Every Part in Between (Ciao Press e Images Vevey, 2022) di Alina Frieske

Futuro Presente | I mosaici fotografici di Alina Frieske, tra selfie, algoritmi e riflessi deboli delle nostre identità

L’artista tedesca, che ha recentemente pubblicato il suo secondo libro, spinge i limiti dell’immagine fotografica per chiedersi: che cosa raccontiamo di noi sui social media? E a chi?

Rica Cerbarano

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La nuova generazione di fotografi e artisti visivi guarda alla contemporaneità e ai suoi temi più critici con una consapevolezza e un desiderio di sperimentazione inediti. Futuro Presente vuole dar voce ai giovani talenti che rappresentano il futuro della fotografia; un futuro che è, forse, già presente. Sono infatti più urgenti che mai le tematiche affrontate dal lavoro di questi artisti visivi: dal cambiamento climatico alla decolonizzazione dello sguardo, dall'utilizzo degli archivi storici alla rilettura delle classiche pratiche di documentazione fotografica.


A una prima occhiata, le immagini che compongono i progetti della giovane artista Alina Frieske (Aachen, Germania, 1994) potrebbero venire scambiate per opere pittoriche, ma sono collage fotografici creati a partire da snapshot quotidiane provenienti dall’infinito bacino del web, scatti con il cellulare prelevati da profili di utenti anonimi che non hanno nessuna connessione tra loro. Frieske (il cui lavoro è stato portato sotto la luce dei riflettori grazie alla sua esposizione a Images Vevey 2020), estrae dalle fotografie che la colpiscono sui social media frammenti di qualche centimetro per trasformarli in «tasselli» con cui comporre nuove immagini, creando ritratti collettivi che fondono insieme più punti di vista e producono così un riflesso stratificato, dai contorni deboli e poco definiti, di un’immagine che non esiste.

Con il suo secondo libro Each and Every Part in Between (Ciao Press e Images Vevey, 2022), Frieske illustra la complessità del suo peculiare approccio fotografico, risultato di un processo meticoloso di prelievo, frammentazione e ricostruzione di scenari fittizi, al cui interno si annidano alcune delle questioni più spinose della nostra contemporaneità. Alla base della pratica dell’artista tedesca, c’è la volontà di riflettere su come al giorno d’oggi ci rappresentiamo attraverso lo schermo dei dispositivi tecnologici. Che cosa raccontiamo davvero di noi sui social media? Quanto è precisa l’immagine di noi stessi che veicoliamo attraverso gli altri? Abbiamo intervistato Alina Frieske per sapere di più sul suo lavoro.

Quando ha iniziato a lavorare con il collage fotografico?
Ho cominciato a utilizzare questa tecnica durante il master che ho frequentato alla scuola ECAL, a Losanna. Ero molto interessata a lavorare con materiali preesistenti, e nello specifico alla possibilità di creare un ritratto a partire dal materiale che si trova online e sui social media. Volevo vedere quante informazioni è possibile ottenere mettendo insieme tutti i pezzi che compongono i profili personali sui social. Mi chiedevo: quante informazioni riveliamo di noi stessi e cosa possiamo leggere di una persona a partire da quelle? Pian piano la mia ricerca si è spinta sempre più in là, fino all'idea di creare scenari e personalità diverse, come se si trattasse di una rappresentazione teatrale.

Come si sviluppa il suo processo creativo?
Da un lato vengo ispirata dal materiale che ho accumulato negli anni, cercando elementi che si ripetono. Spesso il punto di partenza è l’individuazione di forme o colori che appaiono più volte nella mia collezione di immagini, insomma dei veri e propri pattern. Dall’altro lato, se c’è una scena specifica che ho in mente, inizio disegnandola, poi scannerizzo il disegno e passo a elaborarlo su Photoshop, andando a comporre l’immagine pezzo per pezzo a partire dai «tasselli» che ho a disposizione, ovvero i frammenti di immagini prelevate dal web. Quando trovo un motivo che mi convince, stampo nuovamente l’immagine per lavorarci in modo analogico, perché per me è utile gestire i vari tasselli fisicamente, mi aiuta a visualizzare meglio come posso combinarli, e poi di nuovo passo a Photoshop per finalizzare l’immagine. L’intero processo richiede circa un mese.
 

«In Reverse (One)» dal libro Each and Every Part in Between (Ciao Press e Images Vevey, 2022) di Alina Frieske

«Leakage» dal libro Each and Every Part in Between (Ciao Press e Images Vevey, 2022) di Alina Frieske

Quando è nato il suo interesse per le immagini che circolano sul web da cui preleva i «tasselli» con cui compone le sue opere? In che cosa si esprime?
Sono sempre stata molto interessata all’autoritratto e all’idea dei selfie, alla distanza tra il modo in cui siamo e quello in cui ci rappresentiamo. Non a caso il mio lavoro precedente si intitolava «Abglanz», che in tedesco significa «riflesso debole». Mi interessano molto le immagini che non sono estremamente posate, ma che sembrano casuali, come quelle che vediamo spesso sui social, scattate di fronte allo specchio del bagno o cose simili. Costruisco le mie immagini come se fossero riflessi dello specchio, con l’obiettivo di ottenere un risultato a bassissima risoluzione, che presenta dettagli molto deboli. Questa idea di immagine a bassa risoluzione è insita nel mio lavoro, perché lo screenshot stesso (che è la materia grezza delle mie immagini) è a bassa risoluzione. Ogni composizione è una copia della copia, un riflesso del riflesso. Le immagini sono come meta-specchi, restituiscono il modo in cui le cose si riflettono e si diffondono al di fuori del nostro controllo. Attraverso questa pratica voglio dare voce a una preoccupazione che sento molto forte, ovvero: fino a che punto le informazioni su di noi possono essere riunite, lette e rielaborate dagli algoritmi?

Guardando le sue opere da lontano, quelle che sembrano pennellate sono veri e propri «pezzi di immagine». Qual è il suo rapporto con la pittura?
Quando cerco di descrivere il mio lavoro ad altre persone, la cosa più semplice è paragonare le mie immagini a dipinti e questo mi piace, perché molti dei miei primi interessi provengono dalla pittura. Spesso quando sono in cerca di ispirazione guardo proprio a questa disciplina artistica, più che alla fotografia. La pittura offre un controllo su ogni piccolo aspetto del quadro e forse questo è l’aspetto che mi mancava quando scattavo fotografie «classiche»: volevo controllare ogni pixel e avere la possibilità di modificarlo. Penso che sia per questo motivo che ho cominciato a lavorare con la tecnica del collage.

Parliamo del libro Each and Every Part in Between, recentemente pubblicato dalla casa editrice Ciao Press (con Images Vevey). Come è nata l’idea?
Risale a quando c’erano ufficialmente solo quattro immagini esistenti, quindi proprio all’inizio del progetto nel 2019. Insieme a Nicolas Polli, il graphic designer, ho avuto l’idea di fare un libro che mostrasse la creazione di quelle immagini, mostrando il processo e tutto il materiale che c’è dietro. Nel corso degli anni, abbiamo incluso anche nuove immagini che non erano mai state mostrate prima, scomposte in tutti i loro dettagli, e nuovi elementi, in particolare l’inventario alla fine del libro, che dà un’altra percezione del lavoro perché mostra tutti i piccoli tasselli che compongono un’immagine, rendendo più comprensibile il mio modo di concepirla come una sorta di mosaico. Al centro del libro ci sono delle pagine blu che costituiscono un capitolo sperimentale dedicato alle immagini non ancora terminate, dove vengono evidenziati i vari passaggi del processo creativo.

Quali aspirazioni ha per il futuro? Esplorerà nuove tecniche e tematiche?
Vorrei sperimentare di più il processo di stampa e la materialità della carta. In questo senso, lavorare al libro per me è stato un modo di avvicinarmi a questo aspetto. Dal punto di vista tematico, vorrei indagare le possibilità di creare immagini basandomi su alcuni archivi che sto studiando, legati ai temi della sorveglianza e delle «informazioni corporee» che inviamo alle app in base ai luoghi che visitiamo, come i passi e il respiro.

Each and Every Part in Between, 
di Alina Frieske, 176 pp., ill., Ciao Press e Images Vevey, Bienne 2022, € 45

Rica Cerbarano, 26 gennaio 2023 | © Riproduzione riservata

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