Elisabetta Raffo
Leggi i suoi articoli«Introdurre la cultura come catalizzatore primario di conoscenza reciproca: in questo momento storico l’idea che la cultura possa essere strumento per creare fondamenta di nuove collaborazioni, quindi per trovare un linguaggio di intesa comune, attribuisce alla cultura e ai musei delle culture del mondo, come il Museo delle Civiltà, una funzione strategica». Questa dichiarazione del direttore Andrea Viliani meglio di ogni altra ci conduce al cuore del Grande Progetto Beni Culturali per l’adeguamento e l’aggiornamento museografico del Museo delle Civiltà di Roma: il prossimo 3 ottobre, con l’inaugurazione di Eur_Asia e l’installazione site specific «A Recollection Returns With a Soft Touch» di Gala Porras-Kim, prende il via l’attesissima anteprima del riallestimento progressivo delle Collezioni di Arti e Culture Asiatiche.
Direttore Viliani, partiamo dal titolo: ci conduce al continente eurasiatico, ma non solo…
Eur_Asia è anche una indicazione di geografia italiana e romana: indica la presenza del museo nel quartiere dell’Eur, costruito per un’esposizione universale non inaugurata (l’Esposizione Universale di Roma del 1942) e un confronto tra le culture non avvenuto a causa della seconda guerra mondiale: Eur_Asia vuole anche significare il riavvio di questo confronto oggi, a partire da qui e da noi.
Non una mostra, ma un riallestimento di lungo termine in vista della sistemazione definitiva: quali sono i vostri obiettivi principali?
Con Eur_Asia annunciamo l’avvio della musealizzazione permanente che riunirà entro il 2026, grazie ai fondi del Ministero della Cultura, tutte le collezioni asiatiche confluite nel Museo delle Civiltà: le collezioni archeologiche e storico-artistiche dell’ex Mnao-Museo Nazionale d’Arte Orientale «Giuseppe Tucci», fondato nel 1957, e quelle etnografiche di provenienza asiatica dell’ex Museo Nazionale Preistorico Etnografico «Luigi Pigorini», fondato nel 1875. Se è dal 2016-2017 che le collezioni dell’ex Mnao non sono più esposte, quelle asiatiche dell’ex Pigorini non sono più visibili da oltre sessant’anni, quando, a metà del ventesimo secolo, vennero trasferite dal Collegio Romano al Palazzo delle Scienze all’Eur. La musealizzazione finale unirà quindi archeologia, storia dell’arte e antropologia e le opere esposte racconteranno civiltà e religioni, ma anche la vita di tutti i giorni. L’obiettivo è inaugurare il più completo e ampio museo dedicato alle arti e culture asiatiche in Italia, e uno dei più importanti a livello internazionale, qualitativamente e quantitativamente, per questa area di studi e collezionistica. Ma le collezioni tornano già con Eur_Asia a essere raccontate, senza aspettare che il museo sia «pronto»: questa fase iniziale è del resto molto preziosa perché l’incontro con altri soggetti può contribuire a approfondire e a riflettere su un progetto ancora in corso e che appartiene a tutte e tutti, non solo al museo.
Rimusealizzare è portare la storia e la vita di oggetti e collezioni al nostro oggi, al contemporaneo…
Eur_Asia porta il passato al presente, la storia e la cultura alla loro rilevanza e accessibilità attuali, alle nostre urgenze, sensibilità, linguaggi, perché un patrimonio è vivo nel momento in cui lo sentiamo tale. L’azione di tutela è la pietra miliare su cui sono costruiti i musei, ma una tutela senza accessibilità toglierebbe al museo la sua funzione civile: un museo non è un deposito di collezioni, ma il loro attivatore e mediatore. In tal senso voglio ringraziare il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e il Direttore Generale Musei Massimo Osanna per l’indirizzo a concepire il ruolo dei nostri musei come sempre più accessibili, nel senso che sappiano parlare ai pubblici di oggi e che radichino l’idea stessa di patrimonio culturale nell’articolazione della nostra identità contemporanea.
In occasione della recente riapertura della Sala Islamica del Museo Nazionale del Bargello a Firenze è stato apprezzato che Massimo Osanna considerasse l’arte islamica nostro patrimonio, come denotano tante forme di sincretismo nell’arte riconosciuta tradizionalmente italiana, la storia del nostro collezionismo e la nostra storia degli studi.
La Direzione Generale Musei e il Direttore Osanna in questi anni hanno sostenuto l’acquisizione di opere d’arte indiane e africane provenienti da collezioni italiane e di archivi di studiosi italiani, con un’idea di incremento e valorizzazione del patrimonio culturale italiano a 360 gradi. Raccontare la storia dei processi storici che hanno costituito la nostra collezione prevede anche il racconto di quel collezionismo e di quegli studi.
L’inaugurazione di Eur_Asia coincide con i 130 anni dalla nascita e i 40 dalla morte di Giuseppe Tucci, orientalista, archeologo, storico delle religioni che nel 1933 fondò assieme a Giovanni Gentile l’IsMEO-Istituto italiano per il Medio ed Estremo Oriente.
Eur_Asia non è solo la presentazione di alcuni capolavori ma anche il racconto della storia di queste collezioni, a partire da Tucci e dall’IsMEO, che diventerà IsIAO nel 1995, quando vi confluisce l’Istituto Italo-Africano (IIA) fondato nel 1906, prima di essere liquidato nel 2012. Questi enti hanno costituito la base delle nostre collezioni e raccontano le relazioni italiane con il cosiddetto «Oriente». Quindi Eur_Asia è anche la loro storia, delle loro campagne di scavo, collaborazioni, mostre, cataloghi, progetti e metodi di ricerca disciplinari. Eur_Asia funge da re-introduzione anche a questa storia.
Una storia che talvolta potrebbe essere considerata «ingombrante»…
È un capitolo della storia italiana, e per questo va raccontato. Uno dei compiti ai quali il museo è chiamato è «ricordare», che è il contrario della cosiddetta cancel culture: raccontare le storie di come queste collezioni si sono formate comporta peraltro farlo in collaborazione con una pluralità di soggetti e punti di vista, fra cui autori dei paesi di provenienza delle collezioni. Chiaramente ogni storia ha molti lettori e letture, ma non sta al museo decidere la lettura migliore, e ancor meno censurare. All’opposto della cancel culture, direi che il museo deve invece favorire una share culture, una cultura dello studio delle fonti e della condivisione costante e continua di risultati e prospettive: se analizzi per esempio il concetto oppositivo di «Occidente» e «Oriente», lo puoi fare solo se hai studiato e condiviso i processi con cui questo concetto si è formato. «Civiltà» è un altro un termine caratterizzante l’Eur: di origine latina, esso innerva la cultura mediterranea, eppure può diventare un punto di partenza per innestare un dialogo tra identità. Sta a noi trovare in esso ulteriori aree geografiche, margini di interpretazione, possibilità di confronto.
L’«Oriente», nella sua valenza di patrimonio anche italiano, ci ha fatto dare vita a «Il Giornale dell’Arte Orientale» e riunire le istituzioni e collezioni italiane, pubbliche e private, di arte islamica, affinché, lavorando in rete, l’Oriente diventi più rilevante nella politica culturale italiana e nella percezione del pubblico. Che ruolo possono assumere Eur_Asia e Museo delle Civiltà in questo scenario?
Se chi ha la responsabilità di dare una programmazione agli enti culturali cerca la collaborazione e la rende un lavoro scrupoloso e quotidiano, e se chi ha responsabilità politiche crederà, sostenendoli, nei risultati che ne possono derivare, anche in termini di diplomazia culturale, il Museo delle Civiltà ed Eur_Asia potranno diventare una grande ambasciata culturale per tutto il sistema culturale italiano, pubblico e privato. Essendo noi un museo nazionale, è nostro dovere metterci al servizio di questo scenario.
Come pensate di attirare i visitatori?
L’Eur è un quartiere percepito non soltanto geograficamente, ma anche storicamente «distante». La campagna di comunicazione che avvieremo con fondi Pnrr punterà proprio sull’accessibilità, su un riavvicinamento logistico (si arriva in 20 minuti dal centro storico, con la Metro B), ma anche di sensibilità intellettuale rispetto a un quartiere che continua ad essere un laboratorio… Non più o non solo un luogo ideologico, metafisico e cinematografico, che era una sorta di «a parte», perché questo ‘a parte’ fa parte integrante della Roma di oggi. Anzi il nostro lavoro, insieme ad altri enti come associazioni, Planetario, Vaccheria, Centro Congressi della Nuvola, il quartier generale di Fendi al «Colosseo Quadrato» e, in futuro, la filiera degli atelier di Bulgari, sarà quello che farà parlare dell’Eur come del «polo sud» della cultura a Roma.
Come sarà strutturata Eur_Asia?
Prevede cinque sezioni, fra piano terra e primo piano del Palazzo delle Scienze. La prima, «Cronache e spettri del restauro: la ricerca per una museologia scientifica», è dedicata al rapporto tra ricerca umanistica e ricerca scientifica: coordinata con Mao, Politecnico di Torino e Centro di Restauro di Venaria Reale, dimostra come diagnostica e tecnologie avanzate siano una parte fondamentale dello studio dei manufatti storico-artistici. La seconda è dedicata alle collezioni dell’ex Mnao: ne presenta alcuni capolavori inserendoli nel contesto della storia italiana e attraversando il limite geografico del cosiddetto «Oriente», per proporre 16 possibili narrazioni transasiatiche. La terza, «A Recollection Returns With a Soft Touch», in collaborazione con Mao, è il progetto di un’artista contemporanea, Gala Porras-Kim, che ha lavorato negli ultimi due anni come Research Fellow al Museo delle Civiltà e Artist in Residence al Mao: una videoinstallazione in cui protagonista non è più l’oggetto ma i funzionari (conservatori, archeologi, storici dell’arte) che se ne prendono cura al museo, studiando, catalogando, allestendo, interpretando, creando una nuova esperienza di questi oggetti che si integra in quella originale. Correlata alla terza è la quinta sezione: una brochure digitale, in collaborazione con Mao, che approfondisce la museografia internazionale dedicata alle arti e culture asiatiche, esplorando il rapporto tra musei e culture originarie, che ha contribuito a affermare anche letture esotizzanti, e la consapevolezza del ruolo che i musei possono avere nella diffusione della loro conoscenza. Anche per questo la futura musealizzazione delle nostre collezioni dovrà adottare linguaggi non di opposizione tra le culture, ma che esaltino la loro integrazione e il loro dinamismo interno. La quarta, «Il Grande Progetto Beni Culturali del Ministero della Cultura al Museo delle Civiltà», presenta al pubblico i progetti architettonici e impiantistici della futura musealizzazione permanente.
Personalmente che cosa augura a Eur_Asia, al nuovo Museo delle Civiltà e ai musei italiani?
Che possano sconfiggere il rischio di apatia e sensazione di irrilevanza, per esaltare speranza, impegno, passione. Se il museo ha una funzione è far sentire non solo gli oggetti ma anche le persone rilevanti. Come dice Gala Porras-Kim: tutte le opere che ammiriamo oggi nel museo servivano per danzare, fare musica, curarsi, cucinare, pregare, interrogarsi su mondo e universo; la vita spirituale, la vita fisica di queste opere è rilevante, non solo la loro bellezza confinata nella vetrina del museo. Mi auguro che queste opere continuino quindi a ispirare la vita di chi ci visita e a rendere anche il museo un soggetto vivo e, per questo, ancora e davvero rilevante.
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