Elena Correggia
Leggi i suoi articoli«Nell’arte ci sono ancora tante scoperte straordinarie da fare, ogni oggetto ha la sua storia e può offrire molte opportunità sia per la ricerca sia per il mercato». Le parole entusiaste di Denise Di Castro, rappresentante della quinta generazione della famiglia di antiquari della galleria romana Alberto Di Castro, spiegano quanto sia importante oggi guardare all’antico da una nuova prospettiva, che avvicini questo mondo alla sensibilità contemporanea. «L’arte antica è spesso giudicata dai giovani come qualcosa di distante, inapprocciabile, oppure di polveroso, noioso e invece credo sia proprio l’opposto», aggiunge Di Castro, intervenuta fra i relatori del convegno «I giovani e il collezionismo di arte antica: questioni di prospettive», organizzato dal Gruppo giovani Adsi (Associazione dimore storiche italiane), al Palazzo Corsini di Firenze, in occasione della Biennale internazionale dell’antiquariato. «Per coinvolgere i miei coetanei dico sempre che bisogna indossare gli occhiali da investigatore privato: non fermarsi a ciò che si vede, andare oltre alla bellezza e approfondire il racconto che c’è intorno a un’opera, chi l’ha commissionata, chi l’ha posseduta e così via. Ma, ancora prima, bisogna conoscere. Molti amici sono incuriositi dalla mia professione, poi però confessano di non essere mai stati per esempio ai Musei capitolini o alla galleria Borghese. Consiglio invece di non dare per scontata la bellezza di cui siamo circondati e di visitare mostre e musei: da lì poi si può essere colpiti da un oggetto e può scattare il desiderio di approfondire».
Nata a New York, formatasi fra Roma e Londra, dove ha conseguito il Master al Courtauld Institute of Art, Denise ha trovato nei gioielli della produzione Castellani e nel revival archeologico l’ambito in cui far confluire la ricerca accademica e l’attività di famiglia. «Qualche anno fa mio padre acquistò un gioiello di Castellani e io mi entusiasmai nel poter studiare un monile antico di una eccellente manifattura, presente in grandi musei ma al contempo ancora poco conosciuta», racconta. Così la giovane ha cominciato a studiare i cataloghi e a raccogliere informazioni, articoli online fino alle indagini all’Archivio di Stato di Roma, concluse con una pubblicazione da lei curata di una parte finora inedita del fondo Castellani, che ha messo in luce anche il ruolo di collezionisti di questa famiglia di abili orafi dell’Ottocento. Questi oggetti le hanno anche aperto una porta nuova sul mercato: «Non sono introvabili, c’è interesse all’acquisto sia a livello istituzionale sia di collezionismo privato e anche i giovani ci hanno avvicinato con il desiderio di poter indossare un pezzo di storia, un gioiello antico ma con un carattere nuovo», afferma.
Accanto allo studio e alla definizione di nuove narrazioni, c’è chi sottolinea anche l’attrattività economica dell’arte antica per chi muove i primi passi in questo campo collezionistico. «Accostarsi al settore dell’antico consente di attingere a oggetti eccezionali a cifre notevolmente inferiori rispetto a quelle dell’arte moderna e contemporanea, in un mondo in cui il valore del contemporaneo è portato all’estremo e non sempre commisurato al valore culturale dell’oggetto», dichiara Antonella Crippa, coordinatrice del dipartimento di Art Advisory e Valutazione di Intesa Sanpaolo, anche lei intervenuta al convegno di Adsi.
L’incontro è stato l’occasione per affrontare il tema del ruolo dei giovani anche nella gestione del patrimonio culturale privato in Italia e le buone pratiche raccolte da Adsi, che riunisce i proprietari di immobili storici di tutto il Paese. Dario Beccarini, membro Adsi e storico dell’arte, ha messo in luce l’importanza del dialogo e della collaborazione con istituzioni come musei e università nella valorizzazione di una collezione privata, ricordando il contributo di molti studiosi alla creazione di cataloghi prestigiosi di collezioni private e di gallerie. Il Ministero della Cultura ha censito circa 42mila dimore storiche vincolate a fronte di circa 4.200 musei pubblici. «Un ampio spettro di dimore, che spazia dall’Isola Bella alle masserie salentine, offre una varietà estremamente eterogenea di collezioni che non sono solo testimonianza del passato e dell’identità di un territorio», interviene Luigi de Benedetto, vicepresidente nazionale del gruppo giovani Adsi. «Queste dimore rappresentano anche uno strumento per generare valore economico e culturale nel presente, soprattutto grazie all’uso delle tecnologie mirate alla promozione digitale». Secondo l’Enit oltre il 40% dei turisti internazionali sceglie l’Italia per il suo patrimonio artistico e storico e nel 2023 la crescita d’interesse è documentata anche dalle dimore storiche con percorsi museali, che hanno registrato 25.870.223 visite (dato dell’Osservatorio sul patrimonio culturale privato della Fondazione Bruno Visentini). «La capacità di creare reti di collaborazione tra attori diversi, a livello culturale, scientifico o istituzionale, ma anche fra coloro che sono coinvolti nella fasi di produzione del valore fisico dell’opera, dai restauratori agli assicuratori ai tecnici dell’illuminazione solo per citare qualche esempio, unita alla conoscenza del territorio e delle nuove tecnologie offrirà sempre più ai giovani le opportunità per far emergere il potenziale delle collezioni e del patrimonio culturale privato», conclude de Benedetto.
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