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Casa Savoia, Vittorio Amedeo III, carlino da 5 doppie, proposto in asta da Pandolfini il 13 novembre con una stima di 20-25mila euro

Pandolfini casa d'aste

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Casa Savoia, Vittorio Amedeo III, carlino da 5 doppie, proposto in asta da Pandolfini il 13 novembre con una stima di 20-25mila euro

Pandolfini casa d'aste

Monete, ecco i tesori da mettere in cassaforte

Delle storie e delle opportunità d’investimento offerte dalla numismatica abbiamo parlato con Alberto Pettinaroli, da poco nominato capo dipartimento monete e medaglie di Pandolfini

Elena Correggia

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Il più «pop» che si ricordi è senz’altro zio Paperone con una passione smodata per la moneta «Numero Uno», ritenuta all’origine della sua straordinaria fortuna. Ma anche i collezionisti di numismatica in carne e ossa non sono di certo in via di estinzione, anzi. Complice la repentina crescita del valore dell’oro, il comparto ha vissuto di recente un’espansione, rinnovandosi al tempo stesso. Delle storie custodite dietro una moneta, ma anche delle opportunità d’investimento offerte da questo settore abbiamo parlato con Alberto Pettinaroli, da poco nominato capo dipartimento monete e medaglie della casa d’aste Pandolfini.

La corsa dell’oro e dei metalli preziosi ha senz’altro influenzato il boom delle monete da collezione. C’è ancora margine per un’ulteriore crescita
Senza dubbio il momento attuale è molto brillante. Non si era praticamente mai verificata una crescita dell’oro esponenziale in un periodo così ridotto, in appena un anno e mezzo circa. La reazione dei valori numismatici all’incremento dei metalli preziosi non è però immediata, richiede qualche tempo per assestarsi per cui c’è ancora spazio per proseguire la tendenza positiva. Tuttavia, è vero che il rally dell’oro ha anche un risvolto negativo per le pressioni speculative che imprime a un mercato come quello numismatico che, invece, per sua natura è caratterizzato da una prospettiva di medio-lungo periodo, generazionale. Accade ad esempio che un semplice Marengo che fino a poco tempo fa costava 350-400 euro oggi raggiunga i 600 euro, cioè ben sopra il valore numismatico storicizzato dell’oggetto. Ciò scoraggia il vero cultore che sta alla finestra, in attesa che la speculazione si attenui. Questa riflessione riguarda però gli acquisti più minuti, mentre per le grandi monete, in ottimo stato di conservazione, la domanda è sempre elevata e i prezzi si sono moltiplicati rispetto a 10 anni fa. Penso, ad esempio, alle serie di monete inglesi di Giorgio VI, del 1937, che, in altissima conservazione, possono raggiungere anche 25-30 mila euro, mentre solo pochi anni fa non superavano i 10-12 mila.

Sono cambiati i gusti prevalenti sul mercato numismatico negli ultimi anni?
Sì, se il collezionista vecchio stampo prediligeva la completezza delle sue serie, oggi opta invece per pochi pezzi ma selezionatissimi. Si punta insomma sul bell’oggetto, difficile da reperire.

A chi intende valorizzare il suo capitale nel tempo, su quali monete suggerirebbe di orientare i propri acquisti? Ipotizziamo di disporre di un budget fino a 5mila euro.
Consiglierei di scegliere una moneta d’oro con un valore che non superi troppo il valore dell’oro in essa contenuta, dal 20% fino al 40% in più, in modo da non esporsi a un rischio eccessivo grazie a un oggetto facilmente rivendibile. È il caso delle monete italiane del Regno di Sardegna come il 100 lire di Carlo Alberto che costa 3-4mila euro, oppure le monete di re Vittorio Emanuele III, come la Vetta d’Italia avvicinabile con 5-6 mila euro. In generale le monete italiane del XIX secolo sono poi assai rivendibili, sono grandi, pesano anche oltre 30 grammi, l’ideale per chi si accosta al settore e per conservare il valore nel tempo. Per le monete estere sono molto apprezzate quelle grandi, in oro, come i 5 pound della Regina Vittoria, acquistabili dai 3-5 mila euro in su. 

Giorgio VI(1936-1952), proof set di quattro monte d'oro, 1937, proposto nell'asta di Pandolfini del 13 novembre con una stima di 8-10mila euro. ortesia di Pandolfini casa d'aste

E con un budget un po’ più ampio a disposizione?
Si può ovviamente spaziare di più e scegliere anche monete classiche, greche, molto belle, piccoli capolavori dell’arte incisoria, oppure romane con l’effigie dell’imperatore di turno a cui spesso si ispirava la statuaria stessa per realizzare un ritratto fedele. Un aureo romano può valere intorno a 10-15 mila euro, non meno di 20mila euro sono necessari per l’acquisto di una moneta rara, ad esempio quella con il ritratto dell’imperatore Eliogabalo o Caracalla. Ancor più rare le moneta che ritraggono imperatori e usurpatori della fine del II secolo (tra cui ad esempio Pertinace, Didio Giuliano, Clodio Albino), con valori che partono dai 50-60 mila euro a salire. Per un primo avvicinamento alla numismatica in ambito moderno sono interessanti alcuni cofanetti di monete africane o del sud-est asiatico, in oro e argento, di facile rivendibilità perché incorporano una buona quantità di oro. Da Pandolfini nel maggio 2022, un set di prova (proof set) composto da 5 monete d’oro e 5 d’argento dell’Indonesia commemorative del 12° anniversario della Repubblica (1945-1970) è stato aggiudicato a 25mila euro, da una stima di 8-16mila. Similmente, nel maggio 2023, una serie completa di otto valori della Repubblica di Haiti (dal 1804) in astuccio originale e con certificato di emissione ha cambiato proprietario per 15.120 euro, da una valutazione iniziale di 10.500-11.500. 

In ottica di investimento meglio puntare sulle monete antiche o moderne?
Suggerirei la moneta d’oro moderna, in quanto la monetazione classica è un po’ meno liquida. Ma per gli amanti del genere ci sono comunque interessanti opportunità. Un tetradramma di Siracusa è acquistabile a partire da 1.500-2.000 euro e rappresenta senz’altro un’opera d’arte, frutto dell’abilità dei maestri incisori della Magna Grecia. 

Qual è l’identikit del collezionista numismatico? Ci sono anche giovani appassionati?
In Italia ci sono molti che collezionano monete della propria zona di origine, un po’ per ripercorrerne la storia attraverso l’immagine dei re o dei governanti locali. Il collezionista classico può rispondere a diverse tipologie: c’è l’appassionato di storia, anche giovane, che vuole possedere un pezzo d’antico, chi dispone di ampi capitali e decide di differenziare gli investimenti e infine chi eredita la collezione e vuole dare seguito alla passione di famiglia, magari vendendone una parte per aggiornarla con altri criteri. È un mercato dove ci sono clienti anche ventenni e all’estero anche giovani commercianti. La diffusione capillare del canale di vendita online ha senz’altro contribuito a globalizzare il mercato e reso più facile raggiungere un’ampia clientela. 

Indonesia, proof set composto da 10 monete in cofanetto originale, venduto da Pandolfini nel maggio 2022 per 25mila euro. Cortesia di Pandolfini casa d'aste

Quali sono le novità che intende introdurre nelle aste numismatiche di Pandolfini?
Fra i primi cambiamenti ci sarà lo spostamento della sede delle aste, che passerà da Firenze e a Milano, più baricentrica per il business numismatico, anche internazionale. Ci saranno solo aste in presenza e non esclusivamente online e intendo dare una maggiore regolarità agli appuntamenti del calendario con due aste all’anno e un’offerta selezionata di non oltre 500-600 lotti. La prossima vendita si terrà il 13 novembre e fra le prime anticipazioni posso dire che avremo in catalogo un carlino da 5 doppie di Vittorio Amedeo III, stimato 20-25mila euro e un cofanetto di 4 monete d’oro di Giorgio VI (1936-1952), proof set del 1937, stimato 8-10mila. 

Fra le migliaia di monete che conosce, ce n’è una che l’ha colpita particolarmente per la storia che racconta?
Ci sarebbero moltissimi casi curiosi da citare, ma senz’altro è molto originale la vicenda della moneta più cara al mondo, i 20 dollari americani «doppia aquila» del 1933. Benché coniati dalla Zecca statunitense in oltre 445mila esemplari, nessuno è mai circolato ufficialmente. Nel tentativo di recuperare più oro possibile nel pieno della Grande Depressione, il Governo americano vietò infatti la circolazione delle monete d’oro stabilendo l’obbligo per i privati di restituire quelle in loro possesso in cambio di un equivalente con corso legale. Per tutti gli esemplari del 20 dollari doppia aquila è stata ordinata la fusione, tranne che per due in mano pubblica. Anche se pare che almeno 20 monete si siano salvate dalla fusione perché rubate e poi finite a collezionisti, ad oggi ne rimangono solo 13 esemplari noti. Poiché la moneta non fu resa pubblica sarebbe illegale possederla privatamente. Unica eccezione vale per l’esemplare che si pensa fosse stato acquistato già nel 1933 dal re egiziano Farouk che, nelle more dell’avvio dei divieti e delle restrizioni, ottenne una regolare licenza. Quella moneta riemerse poi come rubata negli anni ’90, fu sequestrata a un commerciante, e dopo varie peripezie venne regolarmente venduta all’asta nel 2002 per quasi 7,6 milioni di dollari. A comprarla fu l’imprenditore delle calzature Stuart Weitzman che nel 2021 rivendette il 20 dollari da Sotheby’s per ben 18,87 milioni di dollari, un prezzo da primato assoluto per una moneta decisamente unica.

Elena Correggia, 24 luglio 2025 | © Riproduzione riservata

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