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Gaspare Melchiorri
Leggi i suoi articoliSono stati necessari oltre vent’anni di lavori per restaurare la tomba di Amenofi III, costruita poco meno di 3.400 anni fa. Nel corso dei secoli aveva subito «gravi danni», ha precisato il 4 ottobre, in occasione dell’inaugurazione ufficiale, Mohamed Ismail Khaled, direttore del Consiglio Supremo delle Antichità egizie. Questo sepolcro, uno dei più grandi della Valle dei Re, ha così riaperto le porte per le visite dei turisti.
Scoperta dagli archeologi nel 1799 durante la campagna di Napoleone, la tomba è stata restaurata grazie al sostegno economico del governo giapponese e dell’Unesco. La cripta scavata in una collina sulla riva occidentale del Nilo, di fronte alla città di Luxor, serba «alcuni dei dipinti murali più raffinati delle tombe della XVIII Dinastia», secondo quanto riporta il sito dell’Unesco.
Salito al trono da adolescente, Amenofi III morì nel 1349 a.C. all’età di 50 anni, dopo un periodo di quarant’anni di un regno contraddistinto da prosperità, stabilità e fioritura delle arti. Mummia e sarcofago si trovano al Museo delle Civiltà del Cairo, mentre il Museo Egizio di Piazza Tahrir e il nuovo grande museo di egittologia della capitale, il Gem, ospitano colossali statue del faraone seduto con la moglie.
Ma la maggior parte delle statuette funerarie della tomba si sono disperse dopo gli scavi condotti nel 1799 e nel 1915 da archeologi francesi e britannici. Si trovano al Louvre, al Metropolitan Museum di New York o al castello di Highclere, in Gran Bretagna, stando a quanto risulta a una squadra di studiosi dell’Università giapponese di Waseda.
Un complesso di nuove scale e pontili in legno permette di visitare agevolmente la maestosa tomba, decorata con affreschi su fondo blu, e di osservare il massiccio coperchio del sarcofago in granito di Amenofi, inciso con geroglifici, sarcofago che non è mai stato spostato in passato.
I circa 260 specialisti, restauratori, ricercatori, conservatori e tecnici che hanno lavorato sul sito per oltre due decenni hanno ottenuto «il miglior livello degli standard internazionali per la conservazione integrata», ha dichiarato agli organi di stampa la responsabile regionale dell’Unesco, Nuria Sanz.
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