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Francesco Bandarin
Leggi i suoi articoliHebron, o Al-Khalil, è una delle città più antiche e complesse del Vicino Oriente. Situata a 30 chilometri a sud di Gerusalemme, in Giudea, rappresenta un luogo unico per la sovrapposizione di memorie religiose, architetture storiche e tensioni politiche che ne hanno fatto, nei secoli, un simbolo di divisione. La città è dominata dalla Tomba dei Patriarchi, uno dei luoghi più venerati dell’Ebraismo, del Cristianesimo e dell’Islam. Secondo la tradizione, qui riposano Abramo, Isacco e Giacobbe, con le rispettive spose Sara, Rebecca e Lea.
Il complesso attuale fu costruito da Erode il Grande nel I secolo a.C. come grande recinto rettangolare in blocchi di pietra, simile a quello del Monte del Tempio a Gerusalemme. In epoca bizantina e poi islamica l’edificio venne trasformato in basilica e in seguito in moschea, configurazione che mantiene ancora oggi, con spazi di culto separati per musulmani ed ebrei. Nei secoli, Hebron ha conosciuto alterne dominazioni e continui adattamenti urbani. Durante il periodo mamelucco (XIII-XV secolo) la città fiorì come centro religioso e commerciale, con la costruzione di madrase, khan, hammam e fontane pubbliche che ancora caratterizzano il tessuto della Città Vecchia. Le stradine tortuose, i mercati coperti e le case in pietra calcarea raccontano l’impianto di una tipica città islamica, costruita intorno al santuario. Nel XIX secolo, sotto l’Impero Ottomano, Hebron fu una città prospera e relativamente aperta, abitata da una popolazione mista di musulmani ed ebrei. La convivenza si spezzò nel 1929, durante le rivolte contro il Mandato britannico, quando 67 ebrei furono uccisi e la comunità ebraica fu costretta all’esilio. Da allora la città visse un lungo periodo di segregazione e sospetto reciproco, acuito dopo il 1967, quando Israele occupò la Cisgiordania in seguito alla Guerra dei Sei Giorni.
Oggi Hebron è una città divisa: una parte (H1) sotto amministrazione dell’Autorità Palestinese, e una (H2) sotto controllo israeliano, dove vivono alcune centinaia di coloni e circa 30mila palestinesi. Il centro storico è oggi attraversato da barriere, checkpoint e zone di accesso limitato. Le famiglie palestinesi del quartiere vicino al santuario vivono sotto stretta sorveglianza militare, mentre i coloni mantengono presidi e sinagoghe nei pressi del sito religioso. La Tomba dei Patriarchi, o al-Haram al-Ibrahimi, è rimasta al centro di ripetuti episodi di violenza: nel 1994, il colono Baruch Goldstein uccise 29 musulmani durante la preghiera del Ramadan, evento che segnò un punto di non ritorno. Da allora, il sito è rigidamente diviso in due aree di culto, con accessi separati e controlli permanenti.
Nonostante ciò, Hebron conserva un patrimonio straordinario. La Città Vecchia è un insieme compatto di quartieri storici che testimoniano l’evoluzione architettonica dal periodo mamelucco a quello ottomano. Le case a volta, i cortili interni e le moschee minori formano un paesaggio urbano di grande coerenza e autenticità. Tuttavia, molti edifici sono oggi abbandonati o in rovina, a causa delle restrizioni alla circolazione e della partenza forzata di molte famiglie. Nel 2017 l’Unesco ha iscritto Hebron/Al-Khalil Old Town nella Lista del Patrimonio Mondiale e nella Lista del Patrimonio in Pericolo, riconoscendone l’eccezionale valore universale come testimonianza delle grandi tradizioni monoteiste e come esempio di città storica del mondo islamico. La decisione suscitò aspre reazioni da parte di Israele, che contestò la formulazione della documentazione e poi si ritirò dall’Unesco. Tuttavia, l’iscrizione sancì ufficialmente l’importanza del sito non solo per la storia religiosa, ma anche per la conservazione del tessuto urbano tradizionale e delle forme di vita comunitaria che ancora sopravvivono nella città vecchia.
Negli ultimi anni, diversi programmi di restauro e riqualificazione urbana sono stati promossi dall’Hebron Rehabilitation Committee (Hrc), istituito nel 1996 dall’Autorità Palestinese, con il sostegno dell’Unesco, dell’Unione Europea e di agenzie internazionali. Il comitato ha restaurato centinaia di abitazioni, riaperto botteghe artigiane e recuperato parti del suq tradizionale, nel tentativo di restituire vitalità economica e dignità abitativa agli abitanti palestinesi della Città Vecchia. Tuttavia, la militarizzazione permanente del territorio limita fortemente la mobilità e la sostenibilità di questi sforzi.
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