Francesco Bandarin
Leggi i suoi articoliRoberto Burle Marx (1909-94) è stato uno dei più importanti architetti paesaggisti del XX secolo, un innovatore che ha non solo esplorato ed esaltato la ricchezza della biodiversità brasiliana come base della creazione artistica e della progettazione, ma che ha anche saputo coniugare i principi e gli stili dell’avanguardia architettonica del Novecento con l’arte dei giardini. Formatosi inizialmente come pittore a Berlino negli anni tra le due guerre, dove trovò ispirazione da un lato nelle collezioni del Giardino botanico di Dahlem e dall’altro nel Cubismo e nell’Astrattismo, Burle Marx continuò a studiare in Brasile con architetti come Lúcio Costa (1902-98) e pittori come Candido Portinari (1903-62), avviando fin dagli anni Quaranta una carriera di architetto dei giardini, paesaggista, botanico e naturalista (più di cinquanta piante scoperte da lui portano il suo nome), pittore, designer, scenografo e musicista, che per sessant’anni lo vide protagonista della modernità brasiliana e internazionale.
Nel 1949, Burle Marx acquistò un’antica piantagione di circa 36 ettari a Santo Antônio da Bica, nella località di Barra de Guaratiba, a una cinquantina di chilometri da Rio de Janeiro, per farne il suo laboratorio di progettazione e di botanica. In questo sito («sítio» in portoghese), Burle Marx studiò per decenni le piante tropicali sotto la guida del botanico Henrique Lahmeyer de Mello Barreto (1892-1962), collezionandone oltre 3.500 specie. Qui produsse una moltitudine di progetti (ne sono stati contati fino a 2mila) in Brasile ma anche in Argentina e Cile, in Venezuela, negli Stati Uniti e in Sudafrica, in Austria e in Francia, collaborando con molti architetti e in particolare con Oscar Niemeyer (1907-2012), con cui realizzò moltissimi lavori, a partire dal complesso culturale/sportivo e della Igreja de São Francisco de Assis da Pampulha a Belo Horizonte (1942), oggi iscritto nel Patrimonio mondiale dell’Unesco.
Burle Marx collaborò anche a molti progetti di residenze private, come ad esempio la Residência Francisco Pignatari a San Paolo del 1956, la Casa Cavanelas a Petrópolis (1954), entrambe di Niemeyer, oppure la Residência Olivo Gomes dell’architetto Rino Levi (1901-65) a São José dos Campos del 1950 e la Residência Walter Moreira Salles a Rio de Janeiro del 1951 dell’architetto Olavo Redig de Campos (1906-84), che gli consentirono di sviluppare un metodo progettuale orientato alla realizzazione di giardini con forme moderne e un’attenta valorizzazione delle essenze tropicali. Nell’ambito della costruzione della nuova capitale Brasilia, Burle Marx collaborò con Niemeyer in alcune delle opere principali, realizzando i giardini del Palácio Itamaraty, del Ministero degli Esteri (1965), del Ministero della Giustizia e infine del Ministero dell’Esercito, la cosiddetta Praça dos Cristais, entrambi del 1970. La sua collaborazione con Lúcio Costa, iniziata già nel 1938 con la realizzazione dei giardini pensili del Predio Capanema, il Ministero dell’Educazione a Rio de Janeiro ispirato da un progetto iniziale di Le Corbusier con Niemeyer, continuò anche a Brasilia, con la creazione dei giardini della Superquadra 308, una delle strutture residenziali che formano la città, anch’essa oggi Patrimonio Unesco come esempio eccezionale di urbanistica moderna.
Ma le realizzazioni che diedero maggior fama a Burle Marx furono i grandi giardini pubblici di Rio de Janeiro, a partire dalla Praça Salgado Filho (1947) nella zona dell’aeroporto Santos Dumont, localizzato nell’espansione del fronte mare della città, al parco dell’Aterro do Flamengo (1961-65), in particolare dell’area attorno al Museu de Arte Moderna, progettato dall’architetto Affonso Eduardo Reidy (1909-64). E, certamente, tra tutti spicca il progetto di ridisegno degli oltre tre chilometri del lungomare più famoso di Rio de Janeiro, l’Avenida Atlântica di Copacabana (1970). Tra i progetti di Burle Marx all’estero, i più celebrati sono quelli realizzati a Caracas in Venezuela, come il Jardín-damero (1957) o il grande Parque del Este (1956-61).
Due sono i progetti realizzati in Europa, il Giardino delle Nazioni di Vienna del 1963 e i sei giardini progettati nella sede di Parigi dell’Unesco (1965). Il Sítio Roberto Burle Marx venne donato allo Stato nel 1985 per la realizzazione di una casa museo, che per l’importanza e ricchezza delle collezioni botaniche, e per le molte opere dello stesso Burle Marx e di altri artisti brasiliani e internazionali che vi sono conservate, è iscritto nel 2021 nella Lista del Patrimonio mondiale, uno dei rari esempi di giardini botanici protetti dall’Unesco, assieme all’Orto Botanico di Padova, ai Kew Gardens di Londra e al Botanical Garden di Singapore. Al suo interno, nel corso di oltre quarant’anni di lavoro, Burle Marx, basandosi su quella che è una delle maggiori collezioni di piante ornamentali tropicali e subtropicali del mondo, realizzò una varietà di esperimenti botanici e paesaggistici che servirono come modelli per le sue realizzazioni pubbliche e private. Una serie di edifici di carattere tradizionale e moderno e ben sette laghi aggiungono interesse a un sito di straordinario fascino estetico e di indiscussa rilevanza per l’architettura contemporanea.
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