Gaggero & Luccardini
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Caro Gaggero,
osservo già da un po’ questo «Centro di innovazione» e mi chiedo che cosa abbia voluto trasmettere all’esterno il suo progettista. Siccome ciò che appare con evidenza è il cemento, penso che alla gente comune debba apparire come il luogo dove si pensano «cose toste», roba dura, insomma un futuro concreto. Può anche darsi però che con tutto quel cemento si voglia attenuare o addirittura annullare il segnale agli smartphone, per non disturbare la ricerca. Sicuramente ciò si verifica nel vano sporgente, dove si accede solo con la parola d’ordine.
Luccardini
Caro Luccardini,
mi domando spesso che cosa distingue la banalità dall’eccellenza, che cosa raccoglierà o disperderà il setaccio della storia. Quanto possano reggere le trame del successo generate in apposite serre di reciproco consenso e quanto, nonostante ciò, possa avere forza e freschezza: un’arte riconoscibile e apprezzabile anche in futuro. In poche parole: che cosa buca il contingente? Che cosa bucherà l’effimero di un’attualità spesso artificializzata e autocelebrativa? Quanti cubi, cubetti, cuboidi più o meno sbucherellati abbiamo recensito con amichevole ironia! Quanti ne faranno e ne premieranno ancora! Cogliamo il giorno con pragmatica rassegnazione: la certezza del domani non ci riguarda.
Gaggero
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