Marco Riccòmini
Leggi i suoi articoliIl Castell de Bellver a Palma di Maiorca
Imbarcati che, a questo punto, vi siete da Tangeri, raggiungerete le Isole Baleari dopo una breve navigazione. Attorniato dal parco detto Bosc de Bellver, il Castello del «Belvedere» è un bel castello gotico del Trecento a pianta circolare dalla sommità del quale si gode una bella vista sulla città e il porto poco distante (da qui il nome di «Bellver», ossia Belvedere dal catalano). A parte la storia della sua edificazione e gli illustri «ospiti» che vi furono imprigionati quando fu convertito a carcere, a cominciare dal re Giacomo IV di Maiorca, la regina Violante de Vilaragut e il figlio Giacomo, il castello contiene una notevole raccolta di reperti romani, ossia la collezione appartenuta ad Antoni Despuig i Dameto (Palma, 1745-Lucca, 1813), conte di Montenegro ed ecclesiastico. Durante il suo lungo soggiorno romano, dove, tra le altre cariche, assurse anche al soglio cardinalizio, acquistò sculture classiche, romane e a lui contemporanee, e materiali epigrafici, che oggi decorano i locali adibiti a museo del castello. Le pareti color granata fanno da fondo ideale per i marmi maiorchini e l’insieme della variegata raccolta ricorda un poco le sale del romano Museo Barracco. Le cose da fare e vedere a Palma di Maiorca naturalmente non si contano, come ad esempio una sosta davanti alla Puerta del Mar, all’interno della Cattedrale. Ma il nostro viaggio alla ricerca dei tesori nascosti ci porta all’isola accanto.
Il Sepulcre megalític de Ses Roques Llises nell’isola di Minorca
Coperto un altro tratto di mare, stavolta brevissimo, approderete sull’isola di Minorca, la meno battuta dal turismo internazionale delle Baleari. Circa a metà dell’isola, all’interno della località marittima di Son Bou, nel Comune di Alaior, si trova il sito archeologico conosciuto in catalogo come il Sepulcre megalític de Ses Roques Llises (sepolcro megalitico di Ses Roques Llises). Il sito è anche noto col nome di Dolmen de Ses Roques Llises, perché si tratta appunto di un dolmen, ossia di una struttura funeraria coperta da megaliti, una tomba collettiva, proprio come quelle che si trovano in Sardegna. Si stima che sia stata costruita con massi giganteschi poggiati l’uno sull’altro e poi ricoperti da un tumulo di terra, oggi rimossa, tra la fine dell’età del Rame (il Calcolitico) e l’inizio dell’età del Bronzo, ovvero all’incirca duemila anni prima di Cristo; un po’ più recente, quindi, del dolmen di Sa Coveccada nel Nord della Sardegna, per fare un confronto, che si stima più antico di un migliaio di anni. Luogo magico e un poco misterioso, ove rifugiarsi per qualche ora per chi volesse sottrarsi alla corvée della spiaggia. A questo punto è giunto il momento di tornare a casa. E, magari, invitare a cena la vostra «bella parigina» (o il vostro «bel parigino»). E mentre sfogliate con aria distratta il menù, lasciarvi sfuggire con nonchalance quanto il punto di blu del suo vestito (o della sua pochette, per dire) vi ricordi quello delle piastrelle della sinagoga di El Ghriba sull’isola di Gerba...
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