Francesco Bandarin
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Un amico mi ha chiesto dove potrebbe visitare quest’estate alcuni dei siti del Patrimonio Mondiale Unesco. In Paesi sicuri, però, considerata la grande incertezza del momento, soprattutto in diverse zone del Mediterraneo. Ci sono in Europa, per fortuna, molti Paesi tranquilli dove un turista non corre rischi di alcun genere. Gli ho chiesto se preferiva luoghi caldi o luoghi freschi. L’ho sentito incerto, per cui gli ho dato tutte e due le alternative...
Islanda: vulcani e assemblee pubbliche
L’Islanda è diventata abbastanza popolare negli ultimi anni, e a ragione: è un Paese bellissimo, pieno di sorprendenti fenomeni naturali e con una storia antica, che risale all’epoca dei Vichinghi. Vicino alla capitale Reykjavík, chiamata, non a caso la «baia del fumo» per le emissioni geotermiche che la caratterizzano, c’è un sito di straordinario interesse, Thingvellir, che vuole dire «pianura del Parlamento», perché qui si sono riunite in assemblea, per molti secoli, le differenti comunità di origine vichinga che avevano popolato l’isola nel corso del tempo. Fondato nel 930 d.C., l’Althing, uno dei primi parlamenti del mondo, si riuniva una volta l’anno per approvare le leggi e dirimere le dispute tra le comunità. Una caratteristica speciale del sito è che si trova esattamente sul punto di incontro di una frattura geologica dovuta alla deriva dei continenti, la dorsale medioatlantica, una catena vulcanica lunga oltre 16mila chilometri che è all’origine delle grandi placche tettoniche euroasiatica, africana, nordamericana e sudamericana, ed emerge solo in Islanda. Questa situazione geologica è all’origine di fenomeni vulcanici stupefacenti, come l’Isola di Surtsey, emersa gradualmente dal mare nel 1963-67 a seguito di un’imponente eruzione vulcanica, che è oggi un importante laboratorio internazionale di studio della geologia e della biodiversità. I vulcani islandesi, la cui intensa attività ha spesso creato difficoltà al traffico aereo internazionale, sono molti alti e in genere ricoperti da ghiacciai. Uno dei principali è il sito del Vatnajökull, il più grande ghiacciaio europeo fuori dall’Artico, con una superficie di oltre 8mila chilometri quadrati. Quando i vulcani si risvegliano, i ghiacci si fondono rapidamente facendo precipitare a valle miliardi di tonnellate di acqua. Un fenomeno catastrofico che gli islandesi hanno imparato a conoscere e gestire.
Groenlandia: ghiacciai, fiordi e antiche comunità
Anche la Groenlandia, nonostante la distanza e la difficoltà di circolazione interna (non ci sono strade, si va solo in aereo), comincia a essere scoperta dal turismo e vale certamente una visita, per la singolarità del paesaggio, della storia e dell’importanza del patrimonio culturale e naturale. Ci si può arrivare dalla Danimarca o dall’Islanda abbastanza facilmente, partendo da una visita al sito di Ilulissat, la cittadina al centro della Baia di Disko, oggi il principale centro turistico del Paese grazie allo straordinario sito che qui si può osservare, il Kangia, un fiordo nel quale si riversa il ghiaccio del più grande ghiacciaio del mondo dopo quelli antartici, il Serneq Kujalleq, di oltre 120 chilometri di lunghezza, che genera quasi tutti gli iceberg che si riversano nella Baia di Baffin e nel Nord Atlantico. Ma la Baia di Disko, larga 50 chilometri e lunga oltre 100, offre moltissime altre sorprese al visitatore, come antichi villaggi Inuit e baie spettacolari. Non basta: la Groenlandia ha altri siti iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale, legati agli insediamenti storici dei popoli europei, i Norreni/Vichinghi, che colonizzarono la parte meridionale dell’isola a partire dal X secolo d.C., e degli Inuit, la popolazione di origine asiatica che colonizzò tutto l’Artico americano soppiantando altre culture precedenti e arrivò in Groenlandia attorno al XII secolo. La cultura norrena è ben rappresentata nel sito di Kujataa, nel Sud dell’isola, dove si trovano i resti delle comunità europee che vissero di agricoltura e allevamento fino al XIV secolo, quando mutate condizioni climatiche e politiche la condussero all’estinzione. Rovine degli abitati, delle chiese e delle strutture agricole testimoniano dell’avventura di una società europea che ha saputo resistere per secoli a condizioni di isolamento e di asprezza climatica senza precedenti. Le condizioni di vita e le strategie di sopravvivenza degli Inuit sono invece rappresentate nel sito di Aasivissuit, nel centro della costa occidentale, un paesaggio culturale di estrema bellezza, percorso da fiordi e ghiacciai che sono stati e sono ancora il territorio di caccia di questo straordinario popolo, che ha saputo adattarsi con coraggio e inventiva (sono sue le invenzioni del kayak, del parka, dell’igloo e degli occhiali da sole!) a uno degli ambienti più inospitali del pianeta. Insomma, caro amico, non mancano luoghi ancora sicuri in cui viaggiare e scoprire le bellezze culturali e naturali del nostro mondo.
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