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Sito archeologico della Corinto antica, con edifici di età romana, poiché completamente distrutta dal generale romano Lucio Mummio «Acaico» nel 146 a.C.

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Sito archeologico della Corinto antica, con edifici di età romana, poiché completamente distrutta dal generale romano Lucio Mummio «Acaico» nel 146 a.C.

ITINERARI ESTIVI • Siti Unesco di Grecia e Spagna

Parte prima • Due regioni che hanno una grandissima densità di siti protetti, oltre a essere molto belle dal punto di vista naturalistico e anche bene attrezzate sul piano turistico

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Francesco Bandarin

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Un amico mi ha chiesto dove potrebbe visitare quest’estate alcuni dei siti del Patrimonio Mondiale Unesco. In Paesi sicuri, però, considerata la grande incertezza del momento, soprattutto in diverse zone del Mediterraneo. Ci sono in Europa, per fortuna, molti Paesi tranquilli dove un turista non corre rischi di alcun genere. Gli ho chiesto se preferiva luoghi caldi o luoghi freschi. L’ho sentito incerto, per cui gli ho dato tutte e due le alternative...

Epidauro è stato uno dei più grandi santuari «medici» della Grecia antica, famoso per il teatro, il più perfetto e conservato del mondo antico, ancora oggi utilizzato per festival teatrali

In Grecia: Peloponneso

Bisogna assolutamente fare il giro del Peloponneso, una regione di bellezza infinita e piena di siti culturali tra i più importanti del mondo antico. È qui che si svolgono alcuni degli episodi della mitologia greca, come le famose fatiche di Ercole, ed è qui che venivano organizzati nell’antichità i Giochi Olimpici. 

Bisogna cominciare con il sito di Micene, la capitale della civiltà micenea, che ha dominato la Grecia e il Mediterraneo orientale per secoli nell’età del Bronzo, tra il 2000 e il 1200 a.C. La città fu anche lo scenario di grandi episodi mitologici e storici, come la sua fondazione da parte di Perseo, figlio di Zeus e della principessa Danae di Argos, o l’uccisione da parte di Clitennestra del marito e re, Agamennone, al ritorno dalla Guerra di Troia. Questo sito, che contava al suo apogeo 30mila abitanti, è dominato da una grande cittadella fortificata, che venne scavata dagli archeologi moderni all’inizio dell’800, con il ritrovamento della celebre Porta dei Leoni. Ma fu soprattutto la scoperta da parte di Heinrich Schliemann (1822-90) delle Tombe dei re di Micene e il ritrovamento di importanti corredi funebri, tra cui la famosa «Maschera di Agamennone» che resero famoso il sito. 

Oggi la cittadella di Micene è uno dei siti culturali più importanti della Grecia, un vero punto di partenza per la scoperta delle grandi civiltà del Mediterraneo antico, assieme alla vicina Tirinto, anch’essa di origine micenea, di cui restano visibili le grandiose mura. Oltre a questi siti, nel Peloponneso si trovano altre tracce della civiltà micenea, come per esempio il cosiddetto Palazzo di Nestore, che prende nome da uno degli eroi dell’Iliade, esempio forse unico di grande dimora reale dell’età del Bronzo. Ma oltre a questi, vi sono nel Peloponneso moltissimi siti che appartengono all’età classica, quali ad esempio Epidauro, Corinto, Messene e, soprattutto, Olimpia. Epidauro è stato uno dei più grandi santuari «medici» della Grecia antica, famoso per il tempio del dio Esculapio e della scuola di medicina ad esso collegata, e naturalmente per l’eccezionale teatro, il più perfetto e conservato del mondo antico, ancora oggi utilizzato per festival teatrali. 

Stadio di Messene, uno dei più grandi del mondo antico, ancora quasi intatto

Corinto fu una delle città più importanti della Grecia grazie alla sua posizione sullo stretto istmo (oggi tagliato dal canale omonimo) che consentiva di dominare il passaggio della Grecia continentale al Peloponneso, e di controllare il commercio marittimo tra la parte meridionale e settentrionale della Grecia. Della Corinto antica resta un sito archeologico importantissimo, con edifici soprattutto di età romana, poiché la città antica venne completamente distrutta dal generale romano Lucio Mummio «Acaico» nel 146 a.C. Su una vetta vicino alla città fu costruita una grande fortezza, l’Acrocorinto, che ha origini addirittura neolitiche e che venne ampliata e utilizzata per millenni da Micenei, i Greci, Romani, Bizantini, Veneziani e Turchi. Messene è un sito in cui gli scavi degli ultimi decenni hanno rivelato una città di imponenti dimensioni, per sua sfortuna nemica di Sparta, che la distrusse, anche se poi ebbe una seconda vita in epoca ellenistica e romana. I monumenti di Messene sono spettacolari, soprattutto il grandioso stadio, uno dei più grandi del mondo antico, ancora quasi intatto. Risalendo verso nord, si può visitare l’impressionante sito del Tempio di Apollo Epicurio a Bassae, su una collina isolata al centro della penisola, che fu nel passato un grandioso centro di pellegrinaggio. È tra i più perfetti di tutti i templi greci, progettato nel V secolo a.C. da Ictino, lo stesso architetto del Partenone. 

Ma è soprattutto a Olimpia, nella parte occidentale del Peloponneso, che riluce la grandezza della civiltà greca. Il suo grande stadio testimonia ancora dell’importanza dei Giochi Olimpici nella storia e nella religione della Grecia: qui per un millennio si svolsero i giochi in onore di Zeus, la cui statua scolpita da Fidia e posta all’interno del grande tempio era considerata una delle sette meraviglie del mondo antico. Il Museo di Olimpia ha una impressionante collezione di sculture classiche, trovate nella zona durante gli scavi archeologici, tra cui spicca un assoluto capolavoro: l’«Ermes» di Prassitele

Un viaggio nel Peloponneso non può non comprendere una visita ai siti che si svilupparono nei secoli successivi, come ad esempio il grande centro bizantino di Mystras, vicino all’antica Sparta (della quale invece non resta molto), che divenne la seconda città dell’Impero bizantino nel XIV secolo, con i suoi straordinari palazzi e conventi e con chiese ricche di affreschi ancora intatti. Il Peloponneso vide anche la presenza dei Veneziani, che conquistarono, durante la Quarta crociata (1203-04) alcuni porti necessari al loro commercio, come Modone, Corone e Nauplia, dove si possono ancora visitare le straordinarie fortificazioni costruite nel tempo, soprattutto per difendersi dai Turchi. Quella più impressionante è certamente quella di Methoni (Modone), che è una vera città fortezza, scalo di tutte le navi veneziane in viaggio verso il Levante. 

In Spagna: Andalusia

Un viaggio in Andalusia è fondamentale per capire la storia e la ricchezza culturale del Paese: è qui, più che altrove, che si trovano tracce importanti di tutte le culture e civiltà che nei secoli hanno svolto un ruolo dominante nella penisola iberica. L’Andalusia è una regione molto grande, ma in una settimana si possono visitare almeno quattro grandi siti del patrimonio: Siviglia, Cordova, Granada e le due città di Úbeda e Baeza. Partiamo da Siviglia, dove il patrimonio mondiale è rappresentato da ben tre edifici: l’Alcázar (il Palazzo reale), la Cattedrale con il suo spettacolare minareto/campanile, la Giralda e l’Archivio Generale delle Indie. Antica città fenicia e poi romana, Siviglia venne conquistata nel 711 d.C. dagli Omayyadi venuti dalla Siria, passò poi nell’XI secolo sotto il dominio dei regni marocchini degli Almoravidi e degli Almohadi, per poi divenire cristiana nel 1248, sotto il Regno di Castiglia. Svolse un ruolo fondamentale nella scoperta e colonizzazione delle Americhe da parte della Spagna, anche perché le navi dell’epoca potevano risalire il fiume Guadalquivir e raggiungere Siviglia dal mare. È qui che aveva base Cristoforo Colombo prima di partire per la sua fortunata spedizione nel 1492, ed è nella Cattedrale di Siviglia che è sepolto. 

Panorama notturno di Siviglia

La Giralda, Siviglia

Non meno importante nella storia fu Cordova, un’importantissima città dell’Impero romano e bizantino e poi, dopo la conquista araba, capitale del Regno di al-Andalus. Cordoba fu nel Medioevo una delle città più grandi e potenti d’Europa, patria di grandi filosofi e scienziati come Averroè (1126-98) e sede di importanti scuole religiose. Lì si trova la straordinaria Mezquita, la grande moschea, espressione altissima dell’arte islamica, costruita in varie fasi tra il 785 e il 988 d.C. dai diversi sovrani musulmani di Cordova. Dopo la conquista cristiana della città, la Mezquita fu trasformata in chiesa e lasciata quasi intatta fino al XVI secolo, quando su impulso dell’imperatore Carlo V fu costruita nella moschea una grande cattedrale cristiana (il Crucero), molto più alta della costruzione originaria, dando vita a una struttura «ibrida» unica al mondo

Terza grande tappa del viaggio in Andalusia è necessariamente Granada, anch’essa importantissima città nell’epoca islamica e ultima a essere conquistata dal regno di Spagna, quando nel 1492 Isabella di Castiglia e Ferdinando II di Aragona sconfissero l’ultimo sultano, Abū ’Abd Alläh. Qui si trova il grande palazzo-fortezza dell’Alhambra, una delle più raffinate architetture prodotte dalla cultura islamica, caratterizzata da una serie di eleganti palazzi pieni di cortili ombreggiati con fontane e piscine, come il celebre Patio dei leoni o il Patio dei mirti. All’interno dell’Alhambra, Carlo V fece costruire nel XVI secolo un grande Palazzo reale, per competere, ma senza davvero riuscirci, con la bellezza creata dai predecessori islamici. Tra Cordova e Granada, si possono visitare due piccole città, meno conosciute ma anch’esse iscritte nel patrimonio dell’Unesco: Úbeda e Baeza, che furono al centro dello sviluppo del Rinascimento andaluso, largamente ispirato a quello italiano. Le due città vennero conquistate molto presto dai Regni cristiani (Úbeda una prima volta nel 1147 e definitivamente nel 1212, Baeza nel 1227) e servirono come base per le guerre di riconquista nei due secoli successivi. Naturalmente in Andalusia ci sono moltissimi altri centri da visitare, come Huelva, Malaga e Almería, e se c’è tempo vale la pena anche fermarsi in questi luoghi vicini al mare. 

Mezquita, la grande moschea, espressione altissima dell’arte islamica, costruita in varie fasi tra il 785 e il 988 d.C. dai diversi sovrani musulmani di Cordova

Patio dei leoni nel palazzo-fortezza dell’Alhambra

Francesco Bandarin, 29 luglio 2024 | © Riproduzione riservata

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