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Veduta dell’interno del Monastero di Torba, con l’altare progettato da Mario Botta

Foto: Barbara Verduci | © Fai-Fondo Ambiente Italiano

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Veduta dell’interno del Monastero di Torba, con l’altare progettato da Mario Botta

Foto: Barbara Verduci | © Fai-Fondo Ambiente Italiano

Il Monastero di Torba dedicato a Giulia Maria Crespi

Fu lei a donare questo complesso al Fai-Fondo Ambiente Italiano, ente che lei stessa aveva contribuito a fondare. Il nuovo altare del monastero è stato progettato da Mario Botta

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Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

Era il 1977 quando Giulia Maria Crespi, dopo averlo acquistato, donò al Fai-Fondo per l’Ambiente Italiano da lei fondato due anni prima con Renato Bazzoni e con Franco Russoli e Alberto Predieri, ciò che restava del Monastero di Torba, un sito antichissimo che era stato un «castrum» tardoromano sulle pendici del colle di Castelseprio, per trasformarsi poi in età longobarda, nell’VIII secolo, in un monastero femminile benedettino di clausura, che sopravvisse alle burrasche della storia fino alle soppressioni napoleoniche degli Ordini religiosi del 1799. Da allora iniziò un degrado che ne trasformò la piccola chiesa in stalla e fienile e decretò la progressiva decadenza dell’intero complesso. Decadenza interrotta, però, dal gesto a dir poco visionario di Giulia Maria Crespi (1923-2020): ci voleva la sua audacia, infatti, per assumersi il compito di restaurare questo che fu il primo Bene del FAI (dei 74 attuali, 57 dei quali aperti al pubblico) e farne la gemma che è oggi, entrato a far parte del sito diffuso Unesco «I Longobardi in Italia» insieme alla vicina chiesa di Santa Maria Foris Portas a Castelseprio.

Incastonato in un paesaggio intatto a Gornate Olona (Va), il monastero conserva anche tracce artistiche emozionanti: le monache, infatti, sopraelevarono il torrione di guardia del castrum, trasformarono il secondo piano in oratorio e commissionarono a maestranze rimaste ignote, ma di grande capacità, un ciclo di affreschi, oggi molto lacunosi, di cui restano un Cristo benedicente fra due angeli, la Vergine con il Bambino, un gruppo di sante e una teoria di monache, fra le primissime testimonianze in Italia di pittura murale altomedievale.

Monastero di Torba, Gornate Olona. Foto Giorgio Majno | © Fai-Fondo Ambiente Italiano

Il Fai li affidò subito alla restauratrice Pinin Brambilla Barcilon (1925-2020), che sarebbe tornata su questi dipinti nel 2007 e poi nel 2019, nel suo ultimo anno di vita, mentre si provvedeva al restauro architettonico che, nel 2024, ha trasformato il fienile in un’aula didattica per le scuole e un altro spazio in una sala con un videoracconto del Bene.

Ora, nei 50 anni della fondazione del FAI, il presidente Marco Magnifico, «in segno di gratitudine» per i fondatori e per tutti coloro che in questi 50 anni hanno sostenuto il Fai, è voluto tornare in questo luogo fondativo con un gesto di grande valore anche simbolico: ha infatti chiesto a Mario Botta di progettare un altare per la chiesa, ormai priva di ogni arredo liturgico, e il grande architetto (Mendrisio, 1943) ha disegnato, e donato, un «segno» al tempo stesso potente e rispettoso del luogo: una forma trapezoidale in listelli di legno di rovere massiccio imperniati su una lastra centrale posta su un basamento di beola bianca, cui si aggiunge un leggio in rovere. Collocato nell’abside della chiesa, sul limitare dell’ultimo gradino, l’altare si integra perfettamente, con il suo forte richiamo spirituale, nell’architettura storica.

Per inaugurarlo, il 6 giugno scorso, su quell’altare è stata celebrata una messa officiata dall’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, accompagnata dall’esecuzione, da parte della Società del Quartetto (presieduta dalla vicepresidente del Fai Ilaria Borletti Buitoni) di un brano di Arnold Schönberg molto amato da Giulia Maria Crespi, alla cui memoria, nell’anniversario della nascita, è stato dedicato il sito.

Mario Botta, «Studio per l’altare del Monastero di Torba», 2024

Ada Masoero, 11 giugno 2025 | © Riproduzione riservata

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