Mariella Rossi
Leggi i suoi articoliLontano anni luce dall’immagine del museo come luogo chiuso, statico e polveroso, il Museo Archeologico Nazionale di Cagliari diretto da Francesco Muscolino è vivace, in espansione, aperto alle contaminazioni. Unico istituto in Sardegna dotato di autonomia speciale (dal dicembre 2019), comprende anche la Pinacoteca Nazionale, lo Spazio San Pancrazio, l’ex Regio Museo, gli spazi di Porta Cristina, il Palazzo delle Seziate e la Torre di San Pancrazio, ed è situato nella Cittadella dei Musei, nata dal recupero del Regio Arsenale e delle mura medievali nel quartiere Castello, tra Porta Cristina e piazza Indipendenza, a pochi passi dalla passeggiata di Buon Cammino, vicino all’anfiteatro romano. Qui, all’interno di uno dei più antichi complessi difensivi della città di Cagliari, ove si leggono sovrapposti gli interventi pisani, catalano-aragonesi e sabaudi, si può godere di straordinari panorami sulla città.
La collezione archeologica comprende oltre 4mila reperti relativi a un arco temporale di quasi 7mila anni, dalla Preistoria all’Alto Medioevo, dalle dee madri neolitiche ai bronzi nuragici, ai gioielli fenici e punici, alla statuaria romana, fino agli oggetti di culto di epoca bizantina. Al rinnovo dell’allestimento e all’ampliamento delle superfici espositive è stato dedicato un capitolo importante del restauro della Pinacoteca, che riapre al pubblico con la sua collezione di oltre mille oggetti tra dipinti, oreficeria, tessuti e ricami, ma teriale lapideo e stemmi, armi, ceramiche, arredo liturgico e sculture. Di questo patrimonio fanno parte anche retabli datati dal XV al XVII secolo, pale d’altare a riquadri, diffusi in Sardegna dal periodo aragonese, che attraverso le loro immagini documentano usi, storie e costumi della società del tempo, facendone emergere, in particolare nel caso dei retabli cagliaritani, un’immagine complessa e internazionale.
Il loro restauro apre dunque a nuove letture storiche, come nel caso del retablo di San Bernardino, proveniente dalla chiesa di San Francesco di Stampace, commissionato nel 1455 da Miquel Gros, guardiano dei Minori Osservanti del Convento, e dal cittadino cagliaritano Francesch Oliver ai pittori Rafael Thomas e Joan Figuera, testimone di un influsso culturale di matrice catalano-fiamminga che emerge nella freschezza e vivacità narrativa, nella cura del dettaglio e nella preziosità delle cromie. Anche la monumentale porta dell’arsenale, che segna l’accesso alla Cittadella dei Musei, è oggetto di restauro. Il Museo Archeologico esce inoltre dai propri spazi per ampliarsi nel Teatro dell’Arco, che deve il suo nome all’arco dell’adiacente torre pisana degli Alberti, un tempo diretto e gestito in co-uso con i Padri Gesuiti, ora acquisito dal Museo, restaurato e restituito alla cittadinanza dopo vent’anni di chiusura.
L’inaugurazione (il 25 ottobre scorso) è stata celebrata nell’ambito del progetto «La musa Euterpe nei luoghi della memoria ritrovata», rassegna musicale con numerosi appuntamenti che si è svolta nel Museo Archeologico Nazionale di Cagliari e nell’ex Regio Museo, un progetto di Maria Antonietta Mongiu, componente del CdA, Francesco Muscolino, direttore del Museo, e Franco Masala, presidente dell’Associazione Amici del Museo. «Euterpe, musa della musica e della poesia lirica, figlia di Zeus e di Mnemosyne, preposta alla conservazione e a richiamare memoria, ricorda Muscolino, è la naturale “patrona” dei musei». Il Museo conserva manufatti che attestano la pratica della musica nella Sardegna antica, tra cui spiccano un bronzetto nuragico che suona uno strumento, antenato delle launeddas, e il sarcofago delle Nereidi (III secolo) che raffigura una suonatrice. «Il progetto Euterpe, prosegue Muscolino, ha l’obiettivo di creare connessioni tra esperienze, materiali e immateriali, e dare vita a un ambiente generativo attraverso un’intensa dialettica tra sperimentazione e tradizione». Per visitare il museo è possibile accedere al nuovo servizio di e-ticketing attraverso l’app Musei Italiani.
Altri articoli dell'autore
Con l’impegno della direttrice Stella Falzone, il MArTA aiuterà la città pugliese a cambiare pelle e a riprendere il suo ruolo dominante nel panorama archeologico nazionale e internazionale
Al m.a.x. museo e allo Spazio Officina una panoramica di designer, pittori e creativi
Dopo Ruth e Giancarlo Moro, nella città ticinese una serie di appuntamenti all’insegna dell’arte contemporanea
Il Museo di Ligornetto dedica una mostra al figlio di Vincenzo, fertile autore di vivaci rappresentazioni cromatiche, che seppe uscire dall’ombra del padre e ritagliarsi il proprio spazio nell’ambiente artistico ottocentesco