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Il «Suonatore di liuto Badminton», che ora l’Intelligenza Artificiale attribuisce a Caravaggio

Foto Courtesy: Clovis Whitfield

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Il «Suonatore di liuto Badminton», che ora l’Intelligenza Artificiale attribuisce a Caravaggio

Foto Courtesy: Clovis Whitfield

Il «Suonatore di liuto Badminton» è un Caravaggio? L’IA dice di sì

L’opera, una delle tre versioni note di questo soggetto riferite in vari gradi al maestro lombardo, era passata in asta da Sotheby’s nel 1969 come «after Caravaggio» e nel 2001 come «cerchia di Caravaggio»

Vittorio Bertello

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È da molto tempo che si discute sull’autografia di un dipinto, tradizionalmente considerato una copia, come opera di Caravaggio. Il dibattito ora si è riacceso ancora più animatamente, poiché una nuova analisi lo ha attribuito al pittore con una probabilità dell’85,7%: e qui l’autore dell’analisi in questione è l’Intelligenza Artificiale. Il «parere della tecnologia» è condiviso da diversi altri esperti «umani», che si stanno attivando affinché l’opera venga riconsiderata.

Il dipinto in oggetto è una delle tre versioni conosciute de «Il suonatore di liuto», nota come «versione Badminton», perché originariamente apparteneva alla Badminton House in Inghilterra. Un’altra versione «indubbia» è esposta all’Hermitage di San Pietroburgo, mentre una terza fa parte della collezione Wildenstein ed è stata prestata a lungo termine al Metropolitan Museum di New York dal 1990 al 2013.

Schedata come copia «after Caravaggio» da Sotheby's nel 1969, la versione Badminton fu venduta all’epoca per sole 750 sterline. Nel 2001 la casa d’aste la vendette nuovamente come dipinto della «cerchia di Caravaggio» per circa 71mila sterline. Lo storico dell’arte britannico Clovis Whitfield, che acquistò l’opera insieme al defunto collezionista Alfred Bader, ritiene che i principali studiosi sbaglino a continuare a liquidare l’opera come una copia.

Whitfield ha ripetuto questo concetto nei giorni scorsi, interpellato da un giornalista del quotidiano britannico «The Guardian». Lo studioso sostiene che nella biografia di Caravaggio scritta da Giovanni Baglione nel 1642, la descrizione di un dipinto con quel soggetto da parte dello scrittore «corrisponde esattamente» al «Suonatore di liuto Badminton». Baglione «menziona dettagli minuziosamente osservati, come il riflesso delle gocce di rugiada sui fiori», dice Whitfield.

Lo storico dell’arte americano Keith Christiansen, che era a capo della sezione di pittura europea del Met quando è stata esposta la versione Wildenstein, è di parere diverso. Nel 2007, Christiansen disse a Whitfield che «nessuno, e certamente nessun studioso moderno, ha mai pensato o penserebbe mai che il suo dipinto possa essere stato realizzato da Caravaggio». In questa occasione Christiansen ha rifiutato di esprimere un commento.

Secondo Carina Popovici, fondatrice e amministratrice delegata di Art Recognition, società svizzera che ha aperto la strada all’uso dell’Intelligenza Artificiale per autenticare le opere d’arte, l’IA ha trovato una «forte corrispondenza» tra la versione Badminton de «Il suonatore di liuto» e una serie di dati di dipinti noti di Caravaggio, spiegando che «qualsiasi certezza superiore all'80% è molto alta». In un’intervista al sito specializzato Artnet, Popovici ha aggiunto che «questo caso evidenzia una volta di più la rigidità dell’attuale mercato e il modo in cui le opinioni degli esperti fortemente radicate possono ostacolare il progresso». L’imprenditrice ha espresso la speranza che l’uso di uno strumento non umano come l’intelligenza artificiale «possa contribuire ad affrontare tali situazioni con maggiore apertura e meno conflitti».

Vittorio Bertello, 01 ottobre 2025 | © Riproduzione riservata

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