Roberta Bosco
Leggi i suoi articoliSono stati il re di Spagna Felipe VI e la regina Letizia a inaugurare il 25 febbraio il Museo Helga de Alvear, il più recente museo di arte contemporanea della Spagna, situato nel cuore della storica città di Cáceres, in Estremadura nel sud del Paese. «L’arte è un diritto e una necessità»: con queste parole la collezionista Helga de Alvear (1936) ha celebrato l’apertura del museo, costruito dall’architetto Emilio Tuñón per accogliere la sua splendida collezione.
Più di 3mila metri quadrati di spazio espositivo (l’edificio supera gli 8mila), costati 10 milioni di euro, finanziati al 50% dalla collezionista e dalla Regione, aperti al pubblico nonostante il Covid o proprio per aiutare la società a comprendere questo presente incerto. La mostra inaugurale comprende 150 opere di un centinaio di artisti, più della metà create negli ultimi 20 anni e molte mai viste in Spagna prima d’ora.
È solo un’anteprima, circa il 5%, della raccolta che la de Alvear, anche gallerista (il suo spazio madrileno è uno dei più importanti della città), ha donato alla Regione, formata da opere di oltre 500 artisti, la maggior parte create dalla seconda metà del ’900 a oggi. Il fondo comprende anche i grandi nomi imprescindibili per la comprensione dell’arte attuale, come Picasso, Kandinskij e Klee e inizia con una prima edizione de «I Capricci» di Goya, a cui è stata riservata una sala.
«L’arte è un motore irrinunciabile per costruire il futuro», assicura Helga de Alvear, felice di aver realizzato il suo grande progetto anche se con tre anni di ritardo sul previsto. «Dopo 16 anni trascorsi a esporre opere della collezione in mezzo mondo è meraviglioso vederle tutte insieme», conclude la collezionista, che quest’anno ha donato un milione di euro alla lotta contro il Covid e ha comprato la sua (per ora) ultima opera poche settimane fa.
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