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Il paradosso italiano delle Biblioteche d'Arte

Alessandra Ruffino

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Torino. Coordinata da Maurizio Vivarelli (Università di Torino), la sessione pomeridiana della giornata di studi  «Biblioteche d’Arte. Laboratorio, patrimonio e bene comune» è stata aperta da Enrico Pasini, delegato del Rettore per il sistema bibliotecario, archivistico e museale, ed Enzo Borio (Associazione Italiana Biblioteche), il quale ha richiamato l’attenzione sul paradosso di «una esperienza di punta» come quella della Biblioteca della Fondazione Torino Musei, «ben funzionante, ben gestita e ben utilizzata» diventata però oggetto di una riduzione d’orario tanto drastica da corrispondere quasi a una chiusura: e, ha fatto notare, è un paradosso tipicamente italiano, giacché all’estero le biblioteche hanno un ruolo non affatto marginale nella politica culturale e perfino nel welfare dei singoli Stati.
A seguire, gli studenti di Storia dell’Arte hanno illustrato i risultati dei questionari da loro elaborati e sottoposti ai protagonisti del tema in oggetto (soprintendenze e fondazioni d’arte contemporanea escluse, tranne Rivoli), comparando i dati relativi a proprietari e gestori delle biblioteche, orari d’apertura, modalità di accesso; che a fronte del patrimonio tematico più cospicuo (poco meno di 140mila volumi), la cosiddetta Biblioteca della Gam abbia l’orario d’apertura più limitato (11 ore settimanali) è un dato che parla da sé.
Nella tavola rotonda che ha fatto seguito si son avvicendati i responsabili delle principali biblioteche d’arte torinesi: Stefano Baldi (Biblioteca del Dams), Maria Messina (Castello di Rivoli), Sergio Pace (Biblioteca Centrale Facoltà di Architettura), Riccardo Passoni (Fondazione Torino Musei) e Maria Teresa Roberto (Accademia Albertina). Anche senza volersi rifare agli esempi internazionali più virtuosi (la biblioteca di Harvard è aperta 73 ore a settimana), si tratta, come ha indicato Vivarelli, di «tornare alla realtà» e trovare un doveroso equilibrio tra limiti di budget (o non si sa bene di cosa, visto che sulle ragioni ultime della riduzione d’orario della biblioteca Gam non è stata fatta vera chiarezza) ed esigenze di studenti, studiosi e cittadini che devono poter fruire delle biblioteche come di un bene pubblico primario, valorizzato al meglio anche grazie alla professionalità di un personale qualificato.

Alessandra Ruffino, 10 giugno 2015 | © Riproduzione riservata

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