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Pieter Paul Rubens, «Cenacolo», 1632, Milano, Pinacoteca di Brera (particolare)

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Pieter Paul Rubens, «Cenacolo», 1632, Milano, Pinacoteca di Brera (particolare)

Il restauro «in diretta» del Cenacolo di Rubens

Alla Pinacoteca di Brera hanno preso il via il 4 aprile i lavori di ripristino sul dipinto del maestro fiammingo, a cui il pubblico potrà assistere

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Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

Oggi è quasi una consuetudine ma nel 2001, quando nella Pinacoteca di Brera, a Milano, si inaugurò nella Sala XVIII del suo percorso di visita il grande e aggiornatissimo laboratorio di restauro «a vista» progettato da Ettore Sottsass, si era di fronte a un’autentica novità.

Destinata a diventare un’attrattiva molto amata dai visitatori, la grande «teca» di cristallo da allora ha ospitato e risanato moltissime opere. Ora è la volta del «Cenacolo» di Pieter Paul Rubens, il cui intervento di restauro è sostenuto, con il progetto PwC per la cultura, da PwC Italia, realtà guidata da Giovanni Andrea Toselli, attiva nei servizi di revisione e consulenza strategica, legale e fiscale alle imprese, e prima firmataria del «Patto per Brera», quel gruppo di sostenitori che il direttore generale della Pinacoteca di Brera e della Pinacoteca Braidense Angelo Crespi ha riunito sin dal suo arrivo intorno alla (allora nascente) Grande Brera.

La grande tavola (302 centimetri per 250) era nata come scomparto maggiore di un grandioso polittico con due predelle sulla Passione di Cristo, commissionato nel 1631 al maestro fiammingo da Catherine Lescuyer in memoria del padre, per essere posto sull’altare della cappella del Santissimo Sacramento della chiesa di San Rambaud a Malines, nelle Fiandre. Requisito da Napoleone nella Campagna delle Fiandre (1793-95) e destinato al Louvre, il retablo sarebbe poi stato smembrato per volere del direttore del Museo, Vivant Denon, che inviò al Museo di Belle Arti di Digione le tavolette della predella e alla Pinacoteca di Brera la pala centrale (con altri dipinti fiamminghi), in cambio di alcune opere del Rinascimento italiano. Era il 1813 e da allora la grande tavola, con il Giuda corrucciato e malevolo in primo piano, unico (auto)escluso fra gli Apostoli che fanno corona a Gesù, fa parte delle collezioni della Pinacoteca.

Dopo la fase conoscitiva attraverso la diagnostica per immagini, condotta dal team di restauratori di Brera guidati da Andrea Carini, si procederà alle fasi successive di pulitura e di ritocco, ove necessario, sempre sotto gli occhi del pubblico, cui non sarà quindi sottratta la vista dell’opera, mentre si potranno seguire le attività dei restauratori. La presentazione del restauro, il 4 aprile scorso, è stata accompagnata da una lettura di Willem Dafoe di «Giuda», testi  poetici in forma di confessione di Gabriele Tinti, ispirati a questo dipinto. Il reading è visibile dal 9 aprile sul canale YouTube della Pinacoteca di Brera e su pinacotecabrera.org

Da sinistra: Giovanni Andrea Toselli, Angelo Crespi, Chiara Carotenuto

Ada Masoero, 08 aprile 2025 | © Riproduzione riservata

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