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Redazione
Leggi i suoi articoliC’è qualcosa di profondamente emblematico nel fatto che sia stata «Cleopatra», il dipinto di Artemisia Gentileschi, a dominare la recente asta fiorentina di Pandolfini dedicata ai Dipinti Antichi (14 maggio). Non solo perché si tratta di una delle figure femminili più potenti e controverse della storia, ma anche perché, a interpretarla, è stata una delle pittrici più straordinarie e riabilitate del Seicento europeo. Il prezzo raggiunto, 595.600 euro, è tanto una conferma del valore artistico quanto un segnale culturale: la riscoperta del barocco, e soprattutto del ruolo femminile nella sua costruzione, non è più soltanto accademica, ma anche economica e collezionistica. L’opera, che ha innescato una serrata gara di rilanci, si è imposta come top lot assoluto dell’asta, testimoniando l’ormai consolidato interesse per Artemisia Gentileschi, figura-simbolo del riscatto delle artiste dimenticate e della rilettura critica della storia dell’arte. La Cleopatra di Pandolfini non solo rientra nella stagione più matura dell’artista, ma incarna anche la sua cifra stilistica: intensità emotiva, padronanza luministica, e un’inedita lettura del corpo e della psiche femminile.

Guercino, «Addolorata». Courtesy Pandolfini Casa d’Aste
Non si tratta, tuttavia, di un episodio isolato. Il record mondiale ottenuto dal «Giocatori di carte in un interno» del Maestro degli Armenti (o Pseudo Salini) a 75.600 euro, o l’interesse suscitato dal «San Giovanni Battista» di Filippo Tarchiani (57.960 euro), indicano che anche le cosiddette «scuole minori» stanno tornando al centro dell’interesse critico e di mercato. Questo orientamento, confermato dalla competizione anche per opere di Andrea Vaccaro, Guercino, Daniele Crespi e Luca Ferrari, rivela una rinnovata attenzione per la varietà e complessità del barocco, oltre la consueta triade Caravaggio-Bernini-Borromini.
Il ruolo della Soprintendenza, intervenuta per dichiarare l’«Addolorata» di Guercino (ceduta per 44.100 euro) «di interesse particolarmente importante», segna inoltre un’inedita sinergia tra mercato e tutela. Non sempre queste due sfere riescono a dialogare: qui, invece, la comunicazione tempestiva ha aggiunto un livello di riconoscimento istituzionale che rafforza il valore patrimoniale dell’opera. Oltre a Guercino, molto interesse l’hanno suscitato artisti come Luca da Reggio, il Maestro di Fontanarosa e Daniele Crespi. Anche le sezioni dedicate ai secoli XV e XVI hanno ottenuto risultati notevoli. La «Madonna dell’Umiltà» di Jacobello del Fiore (venduta per 56.700 euro), le tavole di Paolo da San Leocadio e un raffinato trittico fiammingo hanno mostrato che il collezionismo internazionale continua a nutrire un forte appetito per il tardo gotico e il primo Rinascimento, purché le opere siano selezionate con criterio e proposte in un contesto di alta qualità curatoriale.
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