Vincent Noce
Leggi i suoi articoliLa sera di domenica 7 luglio, quando sono stati annunciati i risultati definitivi delle elezioni parlamentari, il mondo della cultura francese ha tirato un sospiro di sollievo. Il Nuovo Fronte Popolare di sinistra ha ottenuto ben 182 seggi, ma non è riuscito a conquistare la maggioranza complessiva. La coalizione centrista del presidente Emmanuel Macron ne ha conquistati 168, mentre il Rassemblement National di estrema destra di Marine Le Pen è arrivato terzo con 143 seggi, solo la metà di quanto previsto dai sondaggi prima del voto. Le previsioni che il partito xenofobo potesse diventare la più grande forza della Camera bassa del Parlamento hanno mobilitato ampie fasce dell'elettorato contro i suoi candidati, portando infine alla sua sconfitta al secondo turno elettorale. Prima delle elezioni, i professionisti del settore dell'istruzione, delle arti, dello sport e delle scienze sono stati i primi a lanciare l’allarme contro i pericoli posti da un Governo di destra, lanciando un appello dopo l'altro sul quotidiano «Le Monde». Un migliaio di medici, studiosi e ricercatori hanno esortato l’opinione pubblica a «respingere l’oscurantismo», seguiti da 800 artisti ed esponenti della cultura che hanno invitato gli elettori a «preservare la Francia dei Lumi».
Per la prima volta in un'elezione francese, i rettori delle università e i direttori delle Grandes écoles si sono uniti per denunciare una politica «basata sull'esclusione, la paura e il rifiuto degli altri», che «metterebbe in pericolo i valori umanistici della tolleranza, dell'apertura, della curiosità intellettuale e dello spirito critico, minacciando l'istruzione superiore nel suo complesso». Il Collège des académies et sociétés savantes, che rappresenta 40mila insegnanti e ricercatori, ha affermato che «la ricerca francese pagherebbe un prezzo enorme per una vittoria del Rassemblement National». Un migliaio di storici, invece, ha esortato a «votare contro un partito plasmato dal nazionalismo, dal razzismo, dall'antisemitismo, dalla violenza e dalla brutalità dell'estrema destra tradizionale francese».
Il comitato francese degli storici dell'arte ha messo in guardia contro la «presa di posizione xenofoba sul patrimonio culturale» e l'unione dei galleristi ha dichiarato che i suoi «valori non sono quelli del Rassemblement National». Il direttore del Festival d'Avignone, Tiago Rodrigues, ha organizzato uno spettacolo notturno «contro l'estrema destra». Settecento presidi di scuole superiori e di accademie si sono spinti oltre, dichiarando che avrebbero «disobbedito a qualsiasi misura contraria ai valori della Repubblica», come le azioni discriminatorie nei confronti degli alunni di origine straniera.
Il mondo dell'arte, che dipende in larga misura dal sostegno pubblico, ha espresso preoccupazione per i possibili tagli alle sovvenzioni statali da parte del Governo del Rassemblement National. «Le Monde» ha pubblicato un'inchiesta incentrata sulle città del Sud governate dai sindaci del Rassemblement National, dalla quale è emerso che i luoghi della cultura devono affrontare tagli di bilancio e un sostegno selettivo a seconda della loro appartenenza politica. «Paesi come l'Ungheria e l'Italia hanno mostrato la strada, si legge nell'appello di 800 leader culturali, tagliando i fondi pubblici per la cultura, sostituendo i direttori dei musei o dei teatri e smembrando le società pubbliche di radiodiffusione». Nessuno però sa che cosa accadrà in seguito. Anche se si formerà un Governo, sarà fragile e in costante pericolo di caduta, e i francesi non sono famosi per la loro disponibilità al compromesso. Tutti i principali progetti pubblici, compresa la legge per la restituzione dei beni coloniali, sono stati sospesi.
La cultura è stata particolarmente assente dalla campagna elettorale, anche se il Nuovo Fronte Popolare ha chiesto di aumentare il budget per la cultura all'1% del bilancio nazionale (un aumento da 4,2 miliardi di euro a 25 miliardi di euro) senza alcun piano su come questo aumento sarebbe stato finanziato.
Al momento, il Ministero della Cultura è alle prese con un taglio di bilancio di 200 milioni di euro che ha portato a significative riduzioni dei sussidi alle sedi artistiche, tra cui l’Opera di Parigi, la Comédie Française e il Musée du Louvre.
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