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Da Giovanni Battista e Bartolomeo Coriolano (?), Studi per cimieri piumati e barde da cavallo, penna e acquerello, Bologna, Pinacoteca Nazionale, Gabinetto Disegni e Stampe, inv. 4507: a sinistra, Cimiero piumato di Giacomo Boncompagni Duca di Sora (vista laterale); a destra, Bardatura da cavallo Malvasia. Per entrambe, © Pinacoteca Nazionale di Bologna, fotografia Marco Baldassarri

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Da Giovanni Battista e Bartolomeo Coriolano (?), Studi per cimieri piumati e barde da cavallo, penna e acquerello, Bologna, Pinacoteca Nazionale, Gabinetto Disegni e Stampe, inv. 4507: a sinistra, Cimiero piumato di Giacomo Boncompagni Duca di Sora (vista laterale); a destra, Bardatura da cavallo Malvasia. Per entrambe, © Pinacoteca Nazionale di Bologna, fotografia Marco Baldassarri

In Pinacoteca Nazionale una mostra sul gioco cavalleresco nella Bologna del Seicento

Capolavori dei celebri mastri armorari italiani

Giovanni Pellinghelli del Monticello

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È da vedere in Pinacoteca Nazionale a Bologna, fino al 31 marzo, una mostra preziosa e curiosa: «Il gioco cavalleresco nella Bologna del Seicento», a cura di Mario Scalini ed Elena Rossoni.

Preziosa perché presenta la collezione di 114 disegni a inchiostro, acquarello e tempera, con ogni probabilità di mano del disegnatore e incisore bolognese Giovan Battista Coriolano con il fratello Bartolomeo (Gabinetto dei Disegni e delle Stampe), unica in Italia per tematica e massima per quantità e qualità nel mondo intero.

Curiosa perché, a testimoniare ancora di quell’amor di fasto, lusso, pompa, spettacolo e ogni magnificenza (con il numero degli «occhi» di portico dei palazzi delle famiglie senatorie, a crescere secondo rango e ricchezza, gli scaloni dei palazzi e i «magnifici apparati» per l’insediamento d’ogni nuovo Gonfaloniere del Senato), che fu tipico segno e inconfondibile del Seicento e del Barocco a Bologna, raccolta e mostra presentano gli elmi piumati (e di fatto indossati come dimostrano le tele esposte di Francesco Brizio, allievo dei Carracci: «Giostra di barriera a piedi» e «Giostra di campo aperto a cavallo») di patrizi bolognesi, italiani e stranieri (anche un inglese e un polacco) partecipanti alle due giostre tenutesi nel 1620 e nel 1628, nelle odierne piazza Maggiore e piazza Galvani.

Elaborazioni creative spettacolari, a metà strada fra costruzioni teatrali, capolavori dei celebri mastri armorari italiani («armoraro» era l’artigiano artista che realizzava le ricchissime armature cinque e seicentesche) e invenzioni di moda.

Rappresentati gli elmi nei disegni di fronte e di lato, e accompagnati talvolta anche dalle gualdrappe del cavallo, la loro «panache» (pennacchio) è costruzione voluminosa e fastosa di piume di struzzo, airone, egretta (aigrette) e garzetta (asprit), tinte nei colori araldici indentificativi di blasone o cimiero familiari di ciascun giostrante: il cigno dei Pepoli con le piume scaccate in bianco e nero, il drago alato dei Boncompagni in rosso e oro, il sole in oro e blu dei Malvasia, l’idra di Lerna o le tre corone degli Hercolani.

E in effetti, il formato dei disegni dell’albo che li raccoglie (acquistato per la Pinacoteca da Francesco Malaguzzi-Valeri nel 1912 dal libraio antiquario Angelo Gandolfi ma di cui purtroppo nient’altro si sa sull’origine) induce a riconoscervi una sorta di «catalogo» ad uso dei maestri di campo per identificare i cavalieri giostranti e attribuire punti e penalità.

Questo del resto confermano altre opere esposte in mostra: i volumi Il Torneo, lavoro del disegnatore e studioso ferrarese Bonaventura Pistofilo juniore (1580-post 1645) in cui appaiono fra gli altri il granduca di Toscana Cosimo II (1590-1621) con i colori medicei e quelli asburgici della moglie Maria Maddalena e il duca di Parma Ranuccio II Farnese (1569-1622) col giglio farnesiano e le insegne del Toson d’Oro, e La Montagna Fulminata opera di Cristoforo Bonvalori (conservato al Getty Research Institute di Los Angeles) dedicata ancora al duca di Parma Ranuccio II, che narra dello spettacolo rappresentato il 28 febbraio sempre del 1628 nel Salone del Podestà (al piano nobile del Palazzo del Podestà in piazza Maggiore, rinnovato nel 1453 in stile rinascimentale da Aristotele Fioravanti per volere di Giovanni II Bentivoglio).

Nel Salone (di grandi dimensioni longitudinali e utilizzato dal 1581 al 1767 come «Teatro pubblico» e dove andò in scena nel 1616 la «Euridice» di Giulio Caccini), il pavimento marmoreo ricoperto di sabbia di fiume e trasformato in cavallerizza coperta, si tenne poi una giostra di barriera a cavallo, di cui il volumetto di Bonvalori riporta la descrizione degli elmi riccamente piumati dei vari giostranti: Pepoli, Malvasia, Sangiorgi…

Nello stesso tema degli spettacoli prologo alle giostre, completa la mostra la raccolta di disegni di Giovan Battista Coriolano per lo spettacolo «Amore Prigioniero in Delo», rappresentato il 20 marzo 1628 in Piazza delle Scuole, davanti all’Archiginnasio, sede della «Scuola», antico nome dell’Università, oggi piazza Galvani (Bologna, Pinacoteca Nazionale, Gds, vol. 84).

Da Giovanni Battista e Bartolomeo Coriolano (?), Studi per cimieri piumati e barde da cavallo, penna e acquerello, Bologna, Pinacoteca Nazionale, Gabinetto Disegni e Stampe, inv. 4507: a sinistra, Cimiero piumato di Giacomo Boncompagni Duca di Sora (vista laterale); a destra, Bardatura da cavallo Malvasia. Per entrambe, © Pinacoteca Nazionale di Bologna, fotografia Marco Baldassarri

Giovanni Pellinghelli del Monticello, 15 marzo 2019 | © Riproduzione riservata

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