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Irrealtà iperreale

Giovanni Pellinghelli del Monticello

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La mostra «HyperAmerika. Paesaggio-immagine-realtà», fino al 30 agosto alla Kunsthaus, illustra come nella pittura dell’Iperrealismo si tramandi la tradizione romantica americana. E infatti, mentre in Europa l’arte del Novecento ebbe ruolo fondante nella demistificazione dell’establishmnet politico e sociale, l’Iperrealismo propone dell’America una visione ideale, legata alla tradizione. La sua espressione  pittorica si sviluppa come reazione all’arte astratta e resta estranea da qualsiasi pulsione politica. Gli Iperrealisti riportano l’oggettività nell’arte e le loro superfici lucide e smaglianti celebrano l’American Dream e i suoi valori di eguali opportunità di successo per tutti. Proprio di qui nasce il successo di opere come il caravan parcheggiato in «Airstream» di Ralph Goings (1970, nella foto) e «Stazione di servizio Chevron» di Stephen Shore (1975). L’approccio paesaggistico dell’Iperrealismo transita dal modello fotografico. Per gli iperrealisti però l’estetica della fotografia è solo un mezzo: l’esagerazione della realtà era l’unico modo di riappropriarsi dell’immaginario culturale e perciò l’Iperrealismo esaspera anche la pratica strumentale della fotografia: le opere di Richard Estes, riflessi brillanti e patinati di paesaggi urbani della provincia americana, sono frutto non di un’unica azione fotografica bensì della sovrapposizione di più immagini dello stesso luogo. 

Giovanni Pellinghelli del Monticello, 21 luglio 2015 | © Riproduzione riservata

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Irrealtà iperreale | Giovanni Pellinghelli del Monticello

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