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Francesco Bandarin
Leggi i suoi articoliUn’isoletta, situata nel Nord del Mozambico, ha svolto per oltre 400 anni un ruolo importante negli scambi commerciali tra Asia ed Europa, controllati da un piccolo Paese europeo, il Portogallo, che a partire dal XV secolo fu capace di costruire uno dei maggiori imperi marittimi della storia. L’isola, lunga circa tre chilometri e larga al massimo 500 metri, era stata popolata da gruppi di etnia Bantu già verso la fine del I millennio d.C. A partire dal IX secolo gli Arabi, che avevano creato un enorme impero terrestre e marittimo, promossero la creazione nell’isola di un emporio commerciale, diffondendo la religione islamica e una lingua franca, lo Swahili, ancora oggi largamente usata in Africa orientale.
Quando nel 1488 Bartolomeu Dias doppiò per primo il Capo di Buona Speranza, dimostrando la possibilità di raggiungere l’Asia per via marittima, il Portogallo inaugurò una lunga stagione di espansione, creando un complesso sistema di basi marittime, che sono all’origine di molte città attuali, come ad esempio Mombasa in Kenya, Mogadiscio in Somalia, Muscat in Oman, Mumbai e Goa in India, Malacca e Sumatra in Indocina, Macao in Cina. Nel 1498 Vasco da Gama (1460-1524), nel corso della sua prima spedizione, arrivò a Ilha de Moçambique, allora sotto il dominio di un sultano locale, Ali Mussa Mbiki, da cui l’isola (e più tardi il Paese) ha preso il nome. Nel 1507, nel corso della sua seconda spedizione, l’esploratore portoghese conquistò l’isola e avviò la sua trasformazione in una delle principali basi commerciali dell’Impero marittimo portoghese, e in capitale dell’intero Mozambico. Nel 1510 vennero costruite una prima fortezza, São Gabriel, e una città, São Sebastião de Moçambique, posta sotto l’autorità di un viceré residente a Goa. L’isola fu per secoli al centro di un vasto commercio di avorio e di oro provenienti dall’entroterra africano.
I Portoghesi avviarono anche la tratta degli schiavi, che prima non esisteva nella costa orientale dell’Africa, sia lungo la rotta atlantica (verso le Americhe) sia verso l’Oriente (Penisola araba e Impero ottomano). A Ilha de Moçambique si sviluppò nel corso dei secoli un importante nucleo urbano, suddiviso in due parti: la città europea e quella indigena, come si vede già in una mappa del 1635 ed è confermato da una planimetria moderna. Nella città europea vennero costruite architetture in pietra e mattoni in stile rinascimentale e barocco portoghese. Makuti, la città indigena, mantenne invece un carattere africano, costruita con materiali locali. Alla fine del XIX secolo, con lo sviluppo della navigazione a motore e con l’apertura del Canale di Suez, l’isola perse la sua importanza e il Governo portoghese decise di trasferire la capitale nel Sud del Paese, nella città che portava il nome dell’esploratore portoghese Lourenço Marques, l’attuale Maputo.
Da allora, Ilha de Moçambique ha svolto un ruolo marginale nello sviluppo del Mozambico, pur conservando la memoria della lunga storia coloniale. Nel 1991, per la sua importanza storica e il considerevole patrimonio architettonico, l’isola è stata iscritta nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco. Tra i principali monumenti dell’isola si trova la grande Fortezza di São Sebastião, una delle principali dell’Africa coloniale, considerata un esempio eccezionale di architettura militare del Rinascimento. Vicino alla fortezza si trova la Cappella di Nossa Senhora do Baluarte, costruita nel 1522, considerata il più antico edificio «europeo» nell’emisfero meridionale e un importante esempio di architettura «manuelina» (cioè durante il regno di Emanuele I del Portogallo, tra 1495 e 1521, Ndr) nell’Africa meridionale. Altri importanti monumenti sono il Palazzo di São Paulo, costruito nel 1640 come un collegio dei Gesuiti e poi usato come residenza del governatore, la Igreja (Chiesa) da Misericórdia e la Igreja de Santo António. Nei secoli successivi vennero costruiti anche una moschea e un tempio indù, un importante ospedale in stile neoclassico e un ponte di quattro chilometri che collega alla terraferma.
La lunga guerra di liberazione del Mozambico (1964-75) e la guerra civile che ne seguì (1977- 93) impedirono di condurre i lavori di manutenzione e restauro di un patrimonio esposto agli assalti del tempo e dei violenti uragani tropicali che periodicamente si abbattono sulla regione, come è successo nel 2022 con il ciclone Gombe. Negli ultimi due decenni, tuttavia, la raggiunta pacificazione del Paese e il suo rapido sviluppo economico (sostenuto dalla scoperta di enormi giacimenti di gas) hanno consentito di condurre i necessari interventi di conservazione, sia della città europea che della città indigena, per la quale sono state sviluppate anche delle specifiche regole di conservazione. L’isola, che oggi ha circa 14mila abitanti, è anche diventata una destinazione turistica in costante crescita.
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