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Stefano Miliani
Leggi i suoi articoliL'Aquila. A sei anni dal terribile terremoto del 6 aprile 2009 la città abruzzese rimargina, parzialmente e temporaneamente una ferita profonda: ha aperto il Museo nazionale d’Abruzzo. L’acronimo è Munda. Non è dov’era la collezione prima del sisma, nel Castello spagnolo del 1530: alloggia nell’ex mattatoio ai margini del centro storico, a pochissimi passi dalla Fontana delle 99 cannelle, in zona Borgo Rivera. Qui hanno trovato collocazione circa 120 opere, per la gran parte restaurate, molte provenienti dalle sale tuttora inagibili della fortezza, molte da chiese terremotate del «cratere» aquilano; la raccolta documenta in ordine cronologico l’epoca dei Marsi e Romani e l’arte abruzzese fino al tardo Manierismo e al Seicento dando comprensibile rilievo al capitolo più cospicuo, certo per qualità, del territorio: il Medioevo. È un bel risultato. Tuttavia nessuno può abbassare la guardia.
Dai ritardi alla tecnologia antisismica
L’edificio è accanto a un braccio di mura, è stato ristrutturato alla radice e adeguato alle esigenze antisismiche. La direzione è affidata a Mauro Congeduti, del Polo museale. Con un progetto avviato nel 2010, i lavori sono costati 6,4 milioni di euro. A dire la verità dovevano concludersi molto prima: il museo dove aprire nel 2013, poi nel 2014, sembrava non arrivare mai il momento giusto; l’inaugurazione venne data per certa per maggio-giugno scorsi e neanche allora andò liscia; infine ha ritardato l’apertura una sequenza di problemi con gli allacci elettrici e dell’acqua in quella che il direttore del Polo museale abruzzese Lucia Arbace (avendo seguito lei la fase finale dei lavori) ha definito «un’avventura folle».
Esempio di archeologia industriale costruito nel 1881-82, sul soffitto il museo mantiene i laminati su cui scorrevano i ganci con i pezzi macellati o da macellare. Non ha niente del film tipo splatter: le sale sono di un grigio perla piuttosto chiaro, la distanza tra le opere è ragionevole, ciò di cui più si fanno vanto nelle soprintendenze abruzzesi sono le piastre antisismiche con tecnologie avanzate nei basamenti che devono assorbire o dissipare le vibrazioni telluriche per proteggere le sculture.
Il catalogo è questo
E che cosa comprende, il catalogo delle opere, è detto: la saletta archeologica, l’unica un po’ ristretta, annovera tra i pezzi prima e dopo Cristo un bel rilievo di un sarcofago e un coperchio a forma di serpente; il resto è una carrellata di arte sacra dall’XI al XVII secolo. Si va da un «Cristo deposto» dal Duomo di Penne alle Madonne abruzzesi lignee come quella di Lettopalena del XII secolo e la Madonna «de Ambro» della prima metà del XIII secolo; seguono il Trittico del Maestro di Beffi, opera tardogotica del primo Quattrocento, il pittore rinascimentale Saturnino Gatti dal primissimo Cinquecento, il tardomanierista Pompeo Cesura, un olio su tela del 1585 di Giovanni Paolo Cardone, salendo fino a quattro dipinti, non di un abruzzese bensì di Mattia Preti, carichi di un pathos di luci nel buio da metà Seicento.
Che cosa accadrà all’ex mattatoio?
Se non nell’immediato, tra un po’ si imporrà un interrogativo: quando la fortezza spagnola sarà restaurata e riadattata le opere torneranno là e sarà giusto così (là lo spazio è anche molto più vasto). E allora che cosa accadrà a questo ex mattatoio convertito a luogo espositivo con soldi pubblici? Circola l’idea di esporvi reperti archeologici abruzzesi ora sparsi in depositi e il sindaco Massimo Cialente stesso ci sta pensando su. Una risposta dovrà essere data. Altrimenti sarebbe uno spreco lasciare vuoto o mal utilizzata questa costruzione convertita alla cultura.
Informazioni pratiche
Museo nazionale d’abruzzo, Borgo Rivera di fronte alla Fontana delle 99 cannelle. Sito web www.munda.abruzzo.it (ora è strutturato per l’inaugurazione e non ha informazioni su orari o quant’altro o rende difficile raggiungerle) Pm-abr@beniculturali.it, orario 9-19, chiuso il lunedì, 24 e 31 dicembre 10-16; fino al 3 gennaio gratuito, poi 4 euro intero, 2 euro ridotto.
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Una veduta dell'allestimento del Munda. Foto di Stefano Miliani

Una veduta dell'allestimento del Munda. Foto di Stefano Miliani

Una veduta dell'allestimento del Munda. Foto di Stefano Miliani

Un'opera esposta al Munda. Foto di Stefano Miliani

Una veduta dell'allestimento del Munda. Foto di Stefano Miliani

La sede del Munda nell'ex mattatoio. Foto di Stefano Miliani

Gli spazi del Munda allestiti

Un'opera di Mattia Preti

Gli spazi del Munda allestiti

Gli spazi del Munda allestiti

Trittico di Beffi

San Giovanni da Capestrano

Saturnino Gatti, «Madonna con Bambino e santi»
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Sembra che nessuno si opponga al trasferimento, ma la preziosa Madonna lignea del XII secolo continua a rimanere al Munda anziché tornare nella chiesa da cui è stata prelevata dopo il terremoto del 2009