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Francesca Romana Morelli
Leggi i suoi articoliPaolo Antonacci presenta fino al 30 novembre una decina di opere d’arte acquisite di recente. Del partenopeo Gennaro Maldarelli è esposta una carta a inchiostro e acquarello che si sviluppa per quasi un metro. Documentata negli inventari della regina Maria Isabella di Borbone, Infanta di Spagna, è probabile che si tratti di una commissione per ricordare del regio ballo in maschera nella Grande Sala del Teatro San Carlo di Napoli nel 1827.
È invece attribuito da Francesco Leone a un collaboratore di Andrea Appiani «Venere ferita da Diomede», olio databile al primo ventennio dell’Ottocento. Il dipinto svolge un episodio dell’Iliade, quando Venere, ferita, viene portata sull’Olimpo nel carro alato inviatole da Marte.
La dea ha appena difeso suo figlio Enea nel duello con Diomede, quest’ultimo con la lancia l’ha ferita al polso, unica parte vulnerabile del suo corpo. Infine un raro acquarello dello svizzero Hieronymus Hess, venato di una finissima comicità e datata 1830, forse realizzato durante il soggiorno romano di Hess.

«Venere ferita da Diomede», di un collaboratore di Andrea Appiani
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